Iraq - Il presidente Usa Bush ribadisce: "Non è ancora il tempo del ritiro"
In Iraq non è ancora arrivato il tempo del ritiro. Così oggi il presidente americano
Bush nel quarto anniversario dall’inizio della campagna irachena, ha chiarito che
non richiamerà in patria le sue truppe. Un anniversario funestato da una raffica di
attentati a Kirkuk e dalla notizia questa sera che l’ex vicepresidente Yassin Ramadan
sarà impiccato domani. Elena Molinari:
Alla vigilia
del quarto anniversario delle prime bombe americane sull’Iraq, la situazione nel Paese
del Golfo rimane drammatica. Due esplosioni hanno colpito stamani Baghdad, provocando
morti e feriti. Attentati anche a Kirkuk, con un bilancio di almeno 18 morti. Vittime
della guerriglia pure a Hilla, Diyala e Iskandiriyah. Il servizio di Stefano Leszczynski:
Quattro
anni fa, all’alba del 20 marzo 2003, aveva inizio l’intervento anglo-americano in
Iraq. La situazione oggi è tutt'altro che stabilizzata. Saddam Hussein è stato impiccato,
il Paese ha un Parlamento e un governo democratici, è stata votata una nuova Costituzione,
ma le violenze sul terreno continuano. Secondo il sito di 'Iraq Body Count', che riporta
un resoconto basato sulle notizie diffuse dalla stampa internazionale, dal marzo 2003
sono morte tra le 59mila e le 65mila persone, in gran parte civili, mentre i dati
forniti dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati parlano di due milioni di profughi
che hanno lasciato l’Iraq e un milione e 800mila sfollati all’interno del Paese. Ma
cos’è cambiato oggi in Iraq? Giada Aquilino lo ha chiesto a mons. Shlemon Warduni,
vescovo ausiliare di Baghdad: