2007-03-19 14:58:46

Gli echi della visita del Papa nel carcere minorile di Casal del Marmo: la testimonianza della direttrice Maria Laura Grifoni


Dio “è Padre misericordioso che in Gesù ci amato oltre ogni misura” e “ci accoglie e ci restituisce la dignità di figli suoi”. Continuano a risuonare queste parole del Papa dentro le mura del Carcere minorile di Casal del Marmo il giorno dopo la sua visita. Benedetto XVI ha esortato ieri i giovani detenuti a porre Dio al primo posto nella loro vita, ricordando che occorre seguire i Comandamenti e impegnarsi nella fatica quotidiana del lavoro con umiltà e disciplina per creare "la vera festa e la vera libertà”. Sugli echi di questa visita Luca Collodi ha sentito la direttrice dell’Istituto penale per i minori di Casal del Marmo, Maria Laura Grifoni: RealAudioMP3
 
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R. – Oggi si parla solo del Papa e della sua visita. L’emozione è ancora forte in tutti. Il sorriso è rimasto e credo che rimarrà per un bel po’. Ho incontrato il ragazzo che ha scritto la lettera che mi ha detto: “Ma pensa un po’, io ho stretto la mano al Papa! Ma hai capito che ho stretto la mano al Papa?”. E’ la stessa sensazione che ho io. Anch'io ho stretto la mano al Papa!

 
D. – Lei ha chiesto ieri al Papa di pregare per i possibili fallimenti nel vostro processo educativo ...

 
R. – Sì, siamo esseri umani. Quando si fallisce, e le energie che si impegnano sono tante, qualche volta si pensa pure: “Ma che lo faccio a fare? Mi demotivo ...”. E’ chiaro che, a lungo andare, il fatto di non riuscire ad avere risultati può demotivare. Non succede, questo, ma vorrei che non succedesse mai. Dobbiamo mantenere l’attenzione al punto giusto e non demoralizzarci mai perché non ce l’abbiamo fatta. Non siamo onnipotenti. Possiamo anche sbagliare. I limiti umani sono quelli. E io ritengo che la richiesta di pregare al Papa l’ho fatta proprio perché è vero che abbiamo bisogno di sostegno, di tanto sostegno, perché qualche volta fallire è davvero brutto!

 
D. – Direttrice Grifoni, che cosa intende lei per “fallimento di un processo educativo” a Casal del Marmo?

 
R. – Quando il ragazzo rientra. Esce e poi rientra e poi rientra ancora, e poi rientra ancora e poi finisce agli “adulti”. Non tutti, ringraziando Iddio, ma è su quei fallimenti che non dobbiamo mollare. Non bisogna mai perdere la voglia di provarci, di provarci ancora e di riprovarci ancora, se è necessario, perché spesso l’adolescente i risultati li dà a distanza di tempo, ha bisogno dei suoi tempi: i suoi tempi sono diversi. E magari il seme fiorisce poi!

 
D. – Ci sono dei successi che vi danno speranza, che vi danno la forza per andare avanti nell’educazione?

 
R. – Sì. Tanti e significativi nello stesso tempo. Non c’è mai nulla di perso, con questi ragazzi che hanno bisogno di ascolto, di sostegno; avranno anche commesso dei reati, perché questo non bisogna mai perderlo di vista: sono qua perché hanno commesso dei reati. Ma da qui a dire: “Questo è un mostro, non farà mai niente di buono nella vita”, o “non riuscirà mai”, è troppo! Quindi, io direi che uno su dieci va bene.

 
D. – L’incontro con il Papa che cosa le ha suggerito per portare avanti la sua esperienza all’interno del carcere?

 
R. – Che con il sorriso si lavora meglio, ma si lavora molto meglio, perché la tristezza, le storie tragiche che abbiamo intorno sono tante, i fatti gravi sono tanti. Però, forse un minimo di sorriso aiuta tutti a stare insieme. E poi, questa carica che ha lasciato, che credo sia una scossa, come ha detto un ragazzo: “Io ho promesso al Papa che cambio vita. Come faccio a non cambiarla?”.
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