2007-03-18 09:21:07

Lo sviluppo mancato dell’Africa nell’indifferenza dei Paesi ricchi denunciato in un convegno del VIS-Volontariato Internazionale per lo Sviluppo


Perché lo stallo e l’arretramento dello sviluppo in Africa? Perché l’Africa non é mai al centro della politica internazionale? Domande alle quali si è cercato di dare risposte in un convegno organizzato, nei giorni scorsi, a Roma dal VIS-Volontariato Internazionale per lo Sviluppo e patrocinato dal comune capitolino. Un incontro durante il quale si sono analizzate la cause del mancato sviluppo del continente ma soprattutto le possibili soluzioni. Ce ne parla Francesca Sabatinelli: RealAudioMP3

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Se l’Africa è il continente che meglio rappresenta le angosce e le speranze della nostra contemporaneità, se è lì che si palesano le contraddizioni della nostra globalizzazione, allora perché l’Africa nell’agenda internazionale non trova una giusta collocazione? E’ questa sicuramente una provocazione, ma anche una fondamentale questione che deve interrogare soprattutto l’Europa, continente fratello che deve abbandonare le politiche colonialiste ancora oggi esistenti. L’Africa non è più da depredare e da sfruttare, è una terra alla quale ridare soggettività, sono le nuove generazioni che la esigono, loro che non sono soggiogate da modelli esterni di sviluppo, ma pronte a cercarne di propri. Grande ruolo quello della cooperazione che non deve essere più episodica ma sistematica, come sottolinea Antonio Raimondi presidente del VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo:

“Per noi l’Africa non è un continente da sfruttare e da colonizzare e anche le ONG devono avere un approccio nuovo. Noi possiamo certamente dare delle cose importanti, come per esempio la democrazia, i diritti umani, la capacità di leggere l’organizzazione dell’economia della società europea, ma questo senza imporre modelli. La democrazia non si esporta. E’ un cammino lungo da fare con la società civile africana”.

Fondamentale è per l’Africa il passaggio da condizioni “infra-umane” a condizioni umane, spiega il congolese Jean Leopardi Touadi, assessore capitolino, giornalista e scrittore, il cui ultimo libro si intitola Africa in Pista. A breve si arriverà ad un miliardo di abitanti. E’ a loro che bisogna restituire i beni fondamentali, occorrono rapporti internazionali improntati alla giustizia, bisogna abbandonare il pietismo:

“L’Unione Europea deve capire che l’Africa è il suo interesse. Non è una questione umanitaria, è una scelta geopolitica per la sua stabilità e per la sua prosperità. Se non si capisce questo, esponiamo le future generazioni a dei pericoli, derivanti da un vicino di casa instabile e povero”.

Pace, giustizia e sviluppo è ciò che oggi serve all’Africa, continente tanto ricco di risorse e potenzialità eppure schiacciato da un inesorabile ritardo economico e sociale.
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