Il governo israeliano approva la proposta del premier di boicottare il nuovo esecutivo
palestinese
La reazione di Israele al programma del nuovo governo di unità nazionale palestinese
sembra irremovibile: l’esecutivo dello Stato ebraico ha approvato la proposta presentata
dal premier, Ehud Olmert, di boicottare il nuovo governo di unità nazionale. E’ stata
anche confermata la sospensione dei finanziamenti all’Autorità Nazionale Palestinese:
l’amministrazione statunitense ha annunciato di non voler sbloccare gli aiuti ma si
è detta pronta ad avviare contatti con alcuni esponenti dell’esecutivo palestinese.
L’Unione Europea ha reso noto, poi, che la ripresa degli aiuti dipenderà da una definizione
delle azioni del nuovo governo. L’esecutivo di unità nazionale palestinese, che ieri
ha ricevuto la fiducia del Consiglio legislativo, nasce dunque tra molte insidie ma
costituisce, comunque, un fatto positivo. E' quanto sostiene, al microfono di Amedeo
Lomonaco, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:
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R. – Il nuovo governo palestinese ha appena ricevuto la fiducia. Non è la prima
volta che si parla di governo di unità nazionale. Ci sono ancora molti problemi. Le
tensioni tra al Fatah e Hamas sono ancora molto alte, per cui è sicuramente un gesto
molto positivo, ma ci sono ancora molti punti di discordanza tra Israele ed i palestinesi
e all’interno della stessa compagine governativa. Bisognerà vedere quale linea prevarrà
per sapere se veramente siamo ad un punto di svolta o siamo ancora in una situazione
di stallo.
D. – Il governo israeliano ha già reso
noto di non voler collaborare con il nuovo esecutivo palestinese. Si possono comunque
scorgere segnali di speranza?
R. – Il comunicato
del governo israeliano non stupisce. Anzi, era previsto. Sappiamo anche che ci sono
comunicati ufficiali, ma poi ci sono anche situazioni reali. Un minimo di dialogo
ci sarà sicuramente. Anche all’interno della politica israeliana è stato detto che
bisogna conservare almeno un punto di riferimento dentro al governo, perchè il dialogo
è imprescindibile.
D. – Il dialogo per trovare un
punto di incontro forse dovrebbe partire da una ricerca maggiore di concordia tra
Hamas e Fatah, per tendere la mano ad Israele; poi Israele dovrebbe togliere l’embargo
e cercare di non boicottare il governo palestinese. Sono questi i due punti chiave?
R.
– Sì, questi sono i punti chiave. Bisogna dire, però, che c’è ancora molto sospetto,
molta paura e rancore sia da parte israeliana sia da parte palestinese. Per cui ci
vorrà, secondo me, ancora molto tempo prima che il governo israeliano faccia un passo,
un gesto concreto, nei confronti dell’Autorità Nazionale Palestinese.
D.
– La Chiesa cosa sta facendo e cosa può fare per accompagnare la popolazione palestinese
verso un nuovo futuro di pace?
R. – La Chiesa sta
facendo molto dal punto di vista sociale, con le sue istituzioni, con le sue opere.
E poi i vescovi e tutti i cattolici insistono sul bisogno di riconciliazione, di unità
e sull’importanza del dialogo. Di più non possiamo fare. **********