Non si ferma la deformazione delle parole del Papa e dei vescovi da parte di alcune
testate giornalistiche italiane. La riflessione di Paolo Bustaffa ed Ernesto Galli
della Loggia
Non si ferma la deformazione delle parole del Papa e dei vescovi da parte di alcune
testate giornalistiche italiane. L’ultimo caso riguarda proprio un’intervista rilasciata
alla Radio Vaticana dal vescovo di San Marino-Montefeltro Luigi Negri. Alcuni titoli
sintetizzano oggi così il suo pensiero: “no alla Comunione ai politici incoerenti”
e “niente Eucaristia ai politici che sostengono i DICO”. Il presule intendeva dire
altro e cioè che la “coerenza eucaristica” auspicata dal Papa nella recente Esortazione
apostolica “significa dire no a leggi eversive sulla famiglia”. Sul tema della deformazione
delle parole dei pastori della Chiesa Luca Collodi ha intervistato Paolo
Bustaffa, direttore del SIR, l’Agenzia della Conferenza episcopale italiana, e
lo storico Ernesto Galli della Loggia. Ecco il commento di Bustaffa: **********
R. – Credo che davvero si ponga anche qui un problema, prevalentemente sul
piano professionale, cioè una professionalità che certamente ha delle regole, ha dei
criteri che sono dettati dalla ricerca della verità, quindi da questo sforzo continuo
che ognuno di noi come giornalista è chiamato a fare rispetto poi a regole di mercato,
regole di pubblicità, regole di vendita, regole di audience che, come ben sappiamo
sono contrarie e vanno comunque in rotta di collisione rispetto alle prime. Pongo
la questione, quindi, soprattutto su un piano di professionalità, e di professionalità
seria e rigorosa. Credo che si debba aprire a questo riguardo un confronto sul piano
professionale, appunto, per mettere in evidenza queste distorsioni che continuano
a rimanere. Non si tratta di salire in cattedra ad insegnare agli altri il mestiere,
perché questo sarebbe quantomeno sciocco, ma di ragionare insieme, di capire perché
di fronte a parole chiave, evidenti e trasparenti, si ricorra poi alla selta di una
deformazione nel riproporle alla pubblica opinione. Ma io ho anche molta fiducia nei
confronti della gente. La gente pensa, la gente ragiona, la gente riflette. Credo,
quindi, che poi alla fine questo modo di procedere si ritorca contro la stessa qualità
dell’informazione e quindi la portino anche su posizioni di non credibilità, di cui
abbiamo segnali, purtroppo – e spero che non crescano – molto evidenti in questi ultimi
tempi.
D. – Prof. Galli della Loggia, perchè qualsiasi
intervento del Papa o comunque delle gerarchie ecclesiastiche viene talora interpretato
politicamente dalla stampa italiana?
R. - Innanzitutto,
perchè c’è una tradizione di non interesse alle tematiche religiose. L’Italia, come
Paese, come Stato nazionale, ha avuto un drammatico problema di scontro politico con
la Chiesa, con la Santa Sede. E queste due cose insieme, lo scarso interesse culturale
per il fatto religioso e lo scontro politico storico con la Santa Sede, hanno fatto
sì che la Chiesa sia per lo più percepita come un fatto politico, e, quindi, il Papa,
i vescovi, siano percepiti come esponenti di un organismo sostanzialmente politico.
Certo, è un fatto che porta allo stravolgimento permanente, alla quasi impossibilità
di accogliere l’idea che se la Chiesa parla, non parla per una preoccupazione politica,
per estendere il suo potere, per ingerirsi nello Stato italiano, ma parla perché adempie
al suo compito di evangelizzazione, di pronuncia teologica e così via. Questo perenne
misunderstanding, questo perenne fraintendimento, il più delle volte è malizioso e
alla lunga sta diventando sempre più clamoroso e sempre più difficile da sopportare,
anche per chi è interessato alla conoscenza più oggettiva, in qualche modo, di quelle
che sono le posizioni della Chiesa. **********