L’arcivescovo di Nagasaki, mons. Takami, critica duramente la rimilitarizzazione
del Giappone
Un’ulteriore spinta alla rimilitarizzazione del Giappone sarebbe una “una grave minaccia”
ai Paesi dell’Asia del Pacifico. L’arcivescovo di Nagasaki, Joseph Mitsuaki Takami,
critica duramente la controversa decisione del primo ministro, Shinzo Abe, di modificare,
con un referendum, l’articolo 9 della Costituzione pacifista giapponese, secondo cui
il Giappone “rinuncia per sempre alla guerra, abolisce le proprie forze armate e s’impegna
a non ricostituirle mai più”. Se i cittadini giapponesi voteranno a favore della modifica,
il 3 maggio prossimo, le attuali forze di autodifesa nipponiche sarebbero trasformate
in forze armate a tutti gli effetti, senza più i limiti imposti dai vincitori nel
1945. Un’ipotesi che mons. Takami, che durante il bombardamento atomico di Nagasaki
ha perso diversi familiari, giudica pericolosa per la pace nella regione. Parlando
nei giorni scorsi a una conferenza alla Georgetown University di Washington, il presule
ha denunciato come sia da qualche anno in atto una militarizzazione strisciante del
Paese, compiuta con l’avallo degli Stati Uniti e giustificata con la minaccia nord-coreana
e cinese. “Queste mosse – ha detto – sono incostituzionali e l’articolo 9 è stato
volutamente ignorato dalla Difesa nipponica e statunitense”. Ha quindi ricordato come
la tragica esperienza delle bombe atomiche abbia insegnato al popolo giapponese ad
“apprezzare la non violenza” e a prendere coscienza del fatto che esso “non è stato
solo vittima, ma anche aggressore”. Durante la sua visita a Washington, mons. Takami
ha discusso della questione anche con i membri del Congresso degli Stati Uniti. (L.Z.)