In Iraq, cresciuto del 10% il tasso di malnutrizione infantile dall’invasione USA,
nel 2003
Il tasso di malnutrizione tra i bambini iracheni è salito di quasi il 10% da quando
gli Stati Uniti hanno invaso il Paese, nel 2003, passando dal 19% al 28%, quasi un
terzo di tutta la popolazione infantile: lo ha accertato uno studio di Caritas Internationalis
e Caritas Iraq, in cui si evidenzia che la fame crescente è causata principalmente
dagli alti livelli di insicurezza, dal collasso del sistema sanitario e dalla accresciuta
polarizzazione delle differenze sociali, politiche e religiose, oltre che dalla crescente
povertà. “Oggi – sottolinea Caritas, citata dall’agenzia MISNA – oltre l’11% dei neonati
iracheni viene al mondo sottopeso; nel 2003 il fenomeno interessava solo il 4%”. Ma
Caritas, che in Iraq gestisce una serie di cliniche per bambini, ricorda che i dati
su mortalità e malnutrizione infantile del 2003 già risentivano fortemente dell’embargo
internazionale imposto dai primi anni ‘90, dopo la prima guerra del Golfo. “Negli
ultimi quattro anni, ma in particolare nel 2006, abbiamo visto la vita degli iracheni
peggiorare invece che migliorare”, ha affermato Claudette Habesch, presidente di Caritas
Medio Oriente e Nord Africa, che lavora a stretto contatto con Caritas Iraq. “La gente
vota ormai ‘con i piedi’ – ha aggiunto – nel senso che ogni giorno almeno cinque mila
persone lasciano il Paese”, mentre si assiste “alla scomparsa completa di alcune minoranze,
come quella cristiana”. “Sono convinta – ha concluso – che le cose per l'Iraq andranno
meglio, ma solo perché peggio di così non è possibile”. (R.M.)