Resa nota la Dichiarazione finale dell’Assemblea generale della Pontificia Accademia
per la Vita
“Perché l'uomo possa essere guidato dai giudizi della sua coscienza morale ad agire
sempre per realizzare il bene nella verità, è necessario che egli ne curi con ogni
impegno la formazione continua, nutrendola con quei valori che corrispondono alla
dignità della persona umana, alla giustizia e al bene comune”. E’ quanto afferma la
Dichiarazione finale resa nota oggi dalla Pontificia Accademia per la Vita, a conclusione
della sua XIII Assemblea generale e del Congresso internazionale, tenutosi in Vaticano
nel febbraio scorso sul tema: "La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla
vita". “La coscienza del cristiano, in particolare – prosegue la Dichiarazione -
è illuminata pienamente nella sua ricerca del bene dall'incontro costante con la Parola
di Dio, compresa e vissuta nella comunità cristiana, secondo gli insegnamenti del
Magistero. Questa esigenza di continua formazione ed approfondimento della coscienza,
si rende oggi del tutto evidente di fronte all'emergenza di tante problematiche culturali
e sociali che toccano il diritto alla vita nell'ambito della famiglia, nell'assunzione
dei compiti propri dell'essere coniugi e genitori, nelle professioni sanitarie e nei
compiti politici”. La Dichiarazione sottolinea il fatto che “non possono essere taciute
le numerose difficoltà che la coscienza cristiana dei credenti incontra oggi nei suoi
giudizi e nel suo percorso formativo, a causa del contesto culturale in cui si trova
immersa la vita dei credenti, un contesto in cui si sperimenta la crisi di ‘autorità’,
la perdita della fede e spesso una tendenza a rifugiarsi in forme di razionalismo
estremo. Altra coordinata che mette alla prova la coscienza cristiana, oltre quella
culturale, è costituita dalle norme giuridiche vigenti, sia quelle codificate sia
quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali, che, in misura crescente
e sotto una forte pressione di gruppi coalizzati e influenti, hanno aperto e stanno
aprendo la breccia rovinosa delle depenalizzazioni: si prevedono eccezioni al diritto
individuale alla vita, si vanno legittimando sempre più diversi attentati contro la
vita umana, finendo di fatto per disconoscere che la vita è il fondamento di ogni
altro diritto della persona, e che il rispetto dovuto alla dignità di ogni essere
umano è il fondamento della libertà e della responsabilità”. Sul fronte delle questioni
sanitarie – precisa il comunicato – acquista oggi “maggiore rilievo l'esercizio doveroso,
di una ‘coraggiosa obiezione di coscienza’, da parte di medici, infermieri, farmacisti
e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali
direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme
legislative prevedessero azioni che la mettono in pericolo. Ma, allo stesso tempo,
va anche messo in rilievo come il ricorso all'obiezione di coscienza avvenga, oggi,
in un contesto culturale di tolleranza ideologica, che talvolta, paradossalmente,
tende a non favorire l'accettazione dell'esercizio di questo diritto, in quanto elemento
‘destabilizzante’ del quietismo delle coscienze”. La Dichiarazione sottolinea “come,
in particolare per le professioni sanitarie, sia difficile l'esercizio del diritto
all'obiezione di coscienza, dal momento che questo diritto viene generalmente riconosciuto
solo alle singole persone, e non alle strutture ospedaliere o associazioni”. Secondo
il comunicato “sempre più opportuna appare una mobilitazione di tutti coloro che hanno
a cuore la tutela della vita umana, una mobilitazione che si deve estendere anche
a livello politico”. Infine si ripropone “con convinzione l'insegnamento specifico
in materia di obiezione di coscienza dell'Enciclica Evangelium Vitae” in particolare
“nella prospettiva dell'adesione dei cristiani ai programmi proposti dai partiti politici”
così come si auspica “una legislazione che completi l'Articolo 18 della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani, proclamata dalle Nazioni Unite nel 1948, per garantire
il diritto all'obiezione di coscienza e difendere questo diritto contro ogni discriminazione
nei campi del lavoro, dell'educazione e dell'attribuzione dei benefici da parte dei
governi”.