2007-03-16 14:37:10

La santità di Giovanni Paolo II è un fatto trasparente: così, il cardinale Ruini alla Radio Vaticana, a pochi giorni dalla chiusura della fase diocesana della Causa di Beatificazione di Karol Wojtyla


Cresce l’attesa dei fedeli per la cerimonia di chiusura della fase diocesana della Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II, il 2 aprile prossimo nel secondo anniversario della morte di Papa Wojtyla. La cerimonia avrà luogo, alle ore 12, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, mentre nel pomeriggio, alle 17,30 nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI presiederà la Messa in suffragio del suo amato predecessore. Alessandro Gisotti ha chiesto al cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, di raccontare con quali sentimenti stia vivendo questo momento: RealAudioMP3
 
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R. – Con sentimenti di gratitudine a Dio, perché desideravamo molto arrivare a questo momento e sembra proprio che ci siamo arrivati. E’ un momento che attendevamo con grande gioia.

 
D. – A due anni dalla morte di Karol Wojtyla rimane ancora vivo il ricordo del grido “Santo Subito”, scandito in Piazza San Pietro. Si può dire che il sensum fidei del Popolo di Dio, come mai in un recente passato, ha immediatamente riconosciuto la santità di Giovanni Paolo II?

 
R. – La santità Giovanni Paolo II è un fatto trasparente, che abbiamo tutti riconosciuto. Naturalmente il processo canonico abbia le sue esigenze, ma la rapidità della fase diocesana va proprio incontro a questa percezione diffusa.

 
D. – Lei avrà sicuramente ricordi personali di Giovanni Paolo II quando era in vita. C’è, invece, un episodio legato alla figura del Papa avvenuto in questi ultimi due anni che l’ha particolarmente colpita?

 
R. – L’evento è la grandissima partecipazione e il grandissimo afflusso alla sua Tomba. Un pellegrinaggio incessante, che è una testimonianza di una rapporto profondo che dura nel tempo.

 
D. – Lei ha dedicato il suo ultimo libro proprio a Papa Wojtyla, con il titolo “Alla sequela di Cristo”. E’ questa vibrante esortazione ad incontrare e a seguire Gesù, il più grande dono che Giovanni Paolo II ci ha lasciato…

 
R. – Giovanni Paolo II ha seguito personalmente Gesù, perciò il suo invito è fortemente credibile ed è accolto, perché egli ne è stato per primo l’esempio vivente.

 
D. – Il 2 aprile prossimo, ed è una facile previsione, moltissimi romani manifesteranno nuovamente e in modo corale il proprio affetto per Giovanni Paolo II. Cosa la colpiva di questo amore tra il Papa venuto da lontano e Roma?

 
R. – Mi colpiva l’immediatezza del sentimento: da una parte il Papa che, come ho letto nel libro pubblicato pochissimo tempo fa dal cardinale Dziwisz, che fu suo segretario, ogni sera, prima di chiudere le finestre della sua camera, benediva la sua città; e, dall’altra parte, il sentimento immediato del popolo romano che ho tante volte riscontrato sia nella parrocchie che il Papa visitava che in molte altre circostanze.

 
D. – Lei, eminenza ha lasciato l’incarico di presidente della CEI, dopo 15 anni di servizio. Quale era il tratto fondamentale del rapporto tra Giovanni Paolo II e la Chiesa italiana?

 
R. – Direi che si trattava di una “fiducia esigente”. Giovanni Paolo II aveva una grande fiducia nella Chiesa italiana, ma esigeva anche che la Chiesa italiana accettasse in pieno la sfida della nuova evangelizzazione e fosse protagonista esemplare della nuova evangelizzazione in Europa.
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