Benedetto XVI alla Penitenzieria Apostolica: l’umanità sta perdendo il senso del peccato
ma aumenta i complessi di colpa. Abbiamo tutti bisogno di attingere alla misericordia
infinita di Dio per la trovare la vera pace
E’ un’umanità che vorrebbe essere autosufficiente quella di oggi, dove non pochi ritengono
quasi di poter fare a meno di Dio per vivere bene. E’ quanto ha sottolineato oggi
Benedetto XVI nel suo discorso ai partecipanti al Corso del Foro Interno organizzato
dalla Penitenzieria Apostolica dal 12 al 17 marzo a Roma. Ai 600 sacerdoti ed ordinandi
ricevuti nella Sala Clementina, il Santo Padre ha ricordato l’importanza del Sacramento
della Penitenza per riscoprire l’amore di Dio. Il servizio di Tiziana Campisi:
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“Con
i gesti e le parole sacramentali, i sacerdoti rendono visibile soprattutto l’amore
di Dio, che in Cristo si è rivelato in pienezza. Nell’amministrare il Sacramento del
perdono e della riconciliazione, il presbitero - ricorda il Catechismo della Chiesa
Cattolica - agisce come ‘il segno e lo strumento dell'amore misericordioso di Dio
verso il peccatore’”.
E’ un mistero d’amore ciò che avviene nel Sacramento
della Penitenza, ha detto Benedetto XVI, quell’amore di cui tutti hanno bisogno, che
si manifesta anche nel mistero della Croce ma che consente di trovare l’autentica
pace con Dio, con noi stessi e con il prossimo:
“Solo da questa sorgente
spirituale è possibile trarre quell’energia interiore indispensabile per sconfiggere
il male e il peccato nella lotta senza pausa, che segna il nostro pellegrinaggio terreno
verso la patria celeste”.
Il mondo contemporaneo, ha proseguito il
Papa, continua a presentare tante contraddizioni, in tanti sembrano tristemente condannati
ad affrontare drammatiche situazioni di vuoto esistenziale e poi ci sono violenza
e solitudine a pesare sull’animo dell’uomo:
“Vediamo un’umanità che vorrebbe
essere autosufficiente, dove non pochi ritengono quasi di poter fare a meno di Dio
per vivere bene … oggi pare che si sia perso il 'senso del peccato', ma in compenso
sono aumentati i 'complessi di colpa'”. A liberare il
cuore degli uomini da questo giogo di morte, ha aggiunto il Santo Padre, può essere
solo Colui che morendo ha sconfitto per sempre la potenza del male con l’onnipotenza
dell’amore divino:
“Il sacerdote, nel Sacramento della Confessione, è
strumento di questo amore misericordioso di Dio, che invoca nella formula dell’assoluzione
dei peccati”.
L’impegno del sacerdote e del confessore è principalmente
quello di portare ciascuno a fare esperienza dell’amore di Cristo, ha spiegato poi
il Papa, il ministro del Sacramento della Riconciliazione, deve far trasparire, nelle
parole e nel modo di accostare il penitente, l’amore misericordioso di Dio, accogliere
il peccatore pentito, aiutarlo a risollevarsi dal peccato, incoraggiarlo a emendarsi
non venendo mai a patti con il male, ma riprendendo sempre il cammino verso la perfezione
evangelica:
“Tutto ciò comporta che il sacerdote impegnato nel ministero
del Sacramento della Penitenza sia animato egli stesso da una costante tensione alla
santità. Per portare a compimento questa importante missione, interiormente unito
sempre al Signore, il sacerdote si mantenga fedele al Magistero della Chiesa per quanto
concerne la dottrina morale, cosciente che la legge del bene e del male non è determinata
dalle situazioni, ma da Dio”.