Preoccupazione per la repressione in Zimbabwe contro l'opposizione
Cresce la preoccupazione della comunità internazionale per la dura repressione attuata
in Zimbabwe dal regime del presidente Robert Mugabe. Il leader dell'opposizione dello
Zimbabwe Morgan Tsvangirai, arrestato domenica insieme ad altri oppositori, è apparso
oggi in tribunale con altre 50 persone, dopo avere subito gravi maltrattamenti. Una
dura condanna per la brutalità delle forze di sicurezza è stata espressa dall’Alto
commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. L’intervento della polizia per
disperdere il raduno del movimento di opposizione ha provocato la morte di una persona
e il ferimento di molti altri. Sulla situazione nel Paese africano Stefano Leszczynski
ha intervistato Enrico Casale, africanista della rivista dei gesuiti Popoli:
**********
R.
- L’accelerazione della crisi è iniziata nel 2000, con la riforma agraria che ha espropriato
le terre ai bianchi, terre che avrebbero dovuto essere assegnate alla povera gente
e invece sono andate a finire in mano ai gerarchi del regime. Questo ha provocato
un crollo dell’economia, un aumento della povertà e il crescere di tensioni politiche
e sociali.
D. - Quello che preoccupa molto, soprattutto
in queste ore, la Comunità internazionale, è la violazione dei diritti umani nel Paese,
soprattutto nei confronti degli oppositori del regime di Mugabe…
R.
- Quella della violazione dei diritti umani è una costante del regime di Mugabe. Già
poco tempo dopo l’indipendenza, Mugabe fu autore di una durissima repressione contro
l’etnia minoritaria, gli ndebele, che provocò una strage. Questa è diventata una costante,
anche negli anni successivi, nei confronti degli oppositori, anche quelli che appartengono
alle etnie maggioritarie, gli shona.
D. – Tuttavia
oggi, gli occhi del mondo sono puntati finalmente sullo Zimbabwe e il fatto che il
capo dell’opposizione sia stato sottoposto a processo dopo essere stato visibilmente
torturato, potrebbe scatenare delle reazioni, implicare degli effetti…
R.
- Sì, potrebbe scatenare delle reazioni a livello di ulteriori sanzioni nei confronti
del regime di Mugabe, ma ho paura che se venissero applicate ulteriori sanzioni, la
stretta di Mugabe sul Paese aumenterebbe ancora, come era già capitato quando erano
state poste delle sanzioni alcuni anni fa, perché tutto il mercato nero è controllato
dai gerarchi del regime e quindi aumenterebbe la pressione sulla popolazione e aumenterebbe
ancora la povertà di un Paese già in ginocchio.
D.
– Ecco, chi è Morgan Tsvangirai, il capo dell’opposizione, e chi lo sostiene?
R.
- E’ un ex sindacalista che ha preso la guida di questo movimento, si chiama MDC il
partito di opposizione, che è andato vicino, agli inizi del 2000, alla vittoria delle
elezioni, elezioni che si dice fossero state truccate. Poi ha guidato questo movimento
nel corso degli anni, anche se questo movimento di opposizione ha subito diversi conflitti
interni e queste frizioni all’interno del MDC non hanno fatto che aumentare il potere
di Mugabe e del suo partito.