Il governo Zapatero velocizza le procedure burocratiche per il cambio di sesso: una
riflessione antropologica
Dopo le leggi che consentono matrimoni fra omosessuali, o la possibilità di adozione
per questo tipo di coppie, oltre a norme che velocizzano i divorzi, il governo spagnolo
di Luis Zapatero ha approvato ieri una nuova disposizione pensata specialmente per
i transessuali: ovvero la possibilità di veder trascritto il cambio di nome e di sesso
all’anagrafe dietro presentazione di un certificato dello psicologo. Tale cambio avverrebbe
facendo salvi alcuni adempimenti – come il sottoporsi da almeno due anni a una terapia
ormonale per adeguare il sesso al nuovo stato – ma senza il vincolo precedente dell’effettivo
cambio di sesso per via chirurgica e dopo un’approvazione di tipo giuridico, come
stabilito invece negli altri Stati europei. Sulle implicazioni etiche e antropologiche
di questa nuova normativa, Alessandro De Carolis ha sentito il parere del prof.
Mario Binasco, docente al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi
su matrimonio e famiglia: ********** R. – Se la notizia è quella,
non capisco bene dove sta la notizia. Anzi, casomai, rispetto all’affermazione dell’irrilevanza
della differenza dei sessi nel matrimonio, per esempio nella genitorialità, nell’adozione
eccetera, un provvedimento di questo genere sembra addirittura retrogrado, perché
in fondo – se ho ben capito – mantiene l’interesse a cambiare la propria dicitura
sessuale all’anagrafe, da maschio a femmina o da femmina a maschio. Quindi, in qualche
modo conferma l’importanza, la rilevanza della differenza tra maschio e femmina nella
vita civile, che invece è messa totalmente da parte, no?, riguardo al matrimonio,
all’adozione eccetera. Sembra che l’unica novità di questo provvedimento sia proprio
quella che non c’è bisogno dell’intervento sul corpo. Se la legge non pone questo
“test di serietà”, un test di rapporto con il reale, un reale soggettivo, ma reale
... io ho l’impressione che non sia fatta per le ragioni che dice veramente ..
D.
– Da un punto di vista etico, ma anche da un punto di vista cristiano, si intende,
questa nuova legge è un altro “colpo” alla legge naturale ...
R.
–In base a quello che già abbiamo detto, in ogni caso, qualunque cosa sia la legge
naturale è qualcosa che si gioca nel rapporto tra la persona e la propria realtà e
la realtà umana. Qui, se effettivamente questi provvedimenti incidono, toccano, smontano
l’uso della lingua quando vuole significare qualche cosa di reale per l’uomo, come
per esempio il sesso, certamente sembrano operazioni fatte per – in qualche modo –
eliminare il problema stesso della legge naturale a monte, cioè rendere irrilevante
il rapporto tra le persone e il reale, e la realtà. Per esempio: una signora, una
volta, si presentò dallo psichiatra dicendo: “Io sono venuta proprio perché avevo
l’appuntamento, ma altrimenti, guardi, io sono morta da quattro giorni”: era evidentemente
una signora che aveva una crisi psicotica, delirante. Per questa signora, il suo essere
morta era reale. Esattamente come per un transessuale è reale il suo sesso diverso
da quello corporeo. Allora, però, perché nella società si prende per buona la dichiarazione
di uno che, rispetto al proprio sesso, dice: “Sono una donna”, anche se apparentemente
è un uomo, e invece della signora che dice: “Io sono morta da quattro giorni”, invece
di andare all’anagrafe a scrivere “deceduta” ... bè, lì ci sono delle conseguenze,
sì: la pensione, questa si assenta dal lavoro ... ci sarebbero delle conseguenze.
Perché non si fa, questo? Eppure, la questione dell’essere vivo o morto, soggettivamente,
o dell’essere uomo o donna sono allo stesso livello di profondità, nell’inconscio
del soggetto. Riguardano lo stesso punto del rapporto con il reale. **********