Appello di mons. Migliore alle Nazioni Unite per la difesa della dignità delle donne,
troppo spesso vittime di violenza
La comunità internazionale rafforzi il proprio impegno per sconfiggere la piaga della
violenza contro le donne. E’ l’esortazione di mons. Celestino Migliore, osservatore
vaticano presso la sede ONU di New York, che ieri è intervenuto alla 51.ma sessione
della Commissione sulla condizione della donna. Nei giorni scorsi, la rappresentanza
pontificia presso le Nazioni Unite ha inoltre promosso un convegno sul tema “La
dignità umana della donna nella società contemporanea: affrontare la violenza contro
la donna”. Ma quali sono, dunque, i punti chiave per il miglioramento della condizione
della donna, secondo la Santa Sede? Risponde l’arcivescovo Migliore, raggiunto telefonicamente
a New York da Alessandro Gisotti:
********** R.
– Sono passati 60 anni da quando i fondatori delle Nazioni Unite hanno proclamato
la loro convinzione che uomini e donne godono degli stessi diritti. A quel tempo
non c’era un Paese che garantisse alle donne completa uguaglianza sociale. Oggigiorno
il principio dell’uguaglianza è quasi universalmente riconosciuto. Insieme a notevoli
progressi, si sono presentate anche nuove sfide, nuove forme di povertà e nuove forme
di svantaggio sociale, ma soprattutto si sono presentate nuove minacce alla vita e
alla dignità della donna. E’ particolarmente inaccettabile che proprio in un'epoca
di accresciuta considerazione per tutte le questioni attinenti alla donna si affermino
nuove forme di violenza e di schiavitù.
D. – La
Commissione sulla condizione della donna ha dedicato la sua 51.ma sessione, ancora
in corso, alla violenza contro le bambine. Quanto è esteso questo fenomeno e cosa
propone la Santa Sede per combatterlo, anche alla luce dell’intervento da lei pronunciato?
R.
– Certamente le statistiche sono allarmanti e come mostrano vari rapporti usciti in
questi ultimi mesi, tra cui quello dell’ONU, che è all’esame dell’attuale sessione
della Commissione sulla condizione della donna. Dal nostro punto di vista occorre,
anzitutto, andare alle radici del fenomeno e capire il perché di questa violenza.
Troviamo allora che persistono pregiudizi culturali verso la donna, ancora considerata
in qualche modo inferiore all’uomo, una visione dei rapporti umani improntata prevalentemente
alla produttività, un clima diffuso che favorisce il ricorso alla forza nella soluzione
dei piccoli e grandi problemi dell’esistenza. Non vi è dubbio che il fenomeno vada
considerato nel contesto dei diritti umani, diritti da riconoscere senza ambiguità
e da far rispettare con rigore legale. Tuttavia se il problema è anzitutto culturale
e relazionale, come crediamo, i meccanismi propri dei diritti umani sono efficaci
solo nella misura in cui si inseriscono in un’opera di sensibilizzazione e di educazione
ai valori della femminilità.
D. – Quali sono gli
strumenti più efficaci per promuovere uno sviluppo integrale della donna, soprattutto
laddove la cultura o le condizioni economiche non lo consentono?
R.
– Senza dubbio l’approccio dei diritti umani e dei loro meccanismi di implementazione
e di controllo si rende indispensabile. A ciò va poi aggiunto che le esperienze mature
ed efficaci nella promozione della donna non si registrano senza partire dall’educazione.
L’investimento nell’educazione intellettuale, umana e spirituale della donna e in
particolare delle giovani è fondamentale. **********