Nuova ondata di attentati a Baghdad. Il governo vara la legge sul petrolio
Ancora un attentato a Baghdad, dopo le violenze di ieri a Ramadi, anche se rimane
ancora avvolta nel mistero la notizia della strage di bambini che sarebbe avvenuta
nella città dell’Iraq centro-occidentale. Ce ne parla Alessandro Gisotti:
Il governo
iracheno ha approvato la legge sulle risorse petrolifere, che dovrà ora passare al
vaglio del parlamento e che prevede, tra le altre cose, che tutti i proventi del petrolio
siano depositati su un unico conto del governo e poi redistruibiti alle provincie
in base alla popolazione. E’, inoltre, sancita la supervisione da parte di una nuova
entità centrale, il Consiglio federale per il gas e il petrolio, che dovrà vigiliare
sul rispetto di determinati standard. Apertura anche alle compagnie straniere, alle
quali è offerta la riesportazione esentasse del 20 per cento dei proventi derivanti
dalle vendite all’estero. Ma chi saranno i più favoriti? Salvatore Sabatino lo ha
chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale de “Il Sole 24 ore”:
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R. – Io direi che i più favoriti, in questo momento, siano proprio gli iracheni,
perchè questa legge stabilisce un principio di eguaglianza, rispetto alla maggiore
risorsa del Paese. Stabilisce il principio che i proventi del petrolio verranno distribuiti
in maniera mirata e soppesata a tutta la popolazione irachena. Sarebbe stata questa
una legge da approvare subito, appena dopo la caduta del regime di Saddam Hussein.
Forse non avrebbe evitato tutti i guai dell’Iraq, ma avrebbe comunque aperto la strada
davvero ad un nuovo Iraq. Poi, per quanto riguarda la presenza delle compagnie multinazionali,
naturalmente la norma favorirà quasi sicuramente quelle americane, che sono quelle
più sostenute sul territorio, sostenute dal governo iracheno, sostenute dagli americani,
che spingeranno perchè le loro compagnie sbarchino in Iraq. Su questo non c’è dubbio.
D.
– Ma non c’è il rischio che, sul lungo termine, l’Iraq sia depredato dagli investitori
stranieri?
R. – L’Iraq può diventare un vero banco di prova, non soltanto per
il Paese, ma per tutta l’area del Medio Oriente, perché gli americani stanno spingendo
per avere dei contratti petroliferi che, in qualche modo, diano maggiore libertà di
movimento alle imprese petrolifere, scardinando, in qualche modo, quel cartello dell’OPEC
che rende omogenei quasi tutti i Paesi del Medio Oriente dell’area. Quindi, proprio
dall’Iraq parte, sia pure in maniera surrettizia, un attacco al cartello petrolifero.