2007-02-27 13:04:26

Una parrocchia di Barletta attiva il telefono-preghiera: un ministero di ascolto per chi vuole conoscere Gesù


“Un ministero di ascolto e consolazione per chi è triste, debole nella fede, chi è nella sofferenza o vuole conoscere Gesù”. Così don Francesco Fruscio definisce il “Telefono preghiera” da lui ideato a Barletta nella chiesa della Sacra Famiglia, dove è vice parroco. Si tratta del numero di cellulare 347-3060594, sempre attivo, cui rispondono 9 volontari con l’unico scopo di comunicare attraverso la propria esperienza di vita l’amore di Gesù. Al microfono di Gabriella Ceraso, ce ne parla lo stesso don Francesco Fruscio:

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R. – Coltivavo quest’idea nel mio cuore già da diversi anni. Poi, casualmente, ne ho parlato con alcuni collaboratori della parrocchia, i quali si sono messi a disposizione. Dobbiamo raggiungere i parrocchiani più lontani. Ma è il Signore che fa tutto: e ora stanno arrivando telefonate da ogni parte d’Italia.

 
D. – E’ come dire che si può comunicare Dio attraverso il cellulare …

 
R. – E’ un metodo come gli altri, non ha un’esclusiva. L’annuncio del Vangelo passa anche attraverso i mezzi di comunicazione. Paolo VI, Giovanni Paolo II, il nostro Papa attuale, il Convegno ecclesiale di Verona, mi hanno dato questa indicazione: di annunciare il Vangelo in tutti i modi.

 
D. – Che tipo di richieste raccogliete?

 
R. – Le più svariate. Tante persone che si sentono sole, che hanno bisogno di parlare, di chiedere preghiere, telefonano anche di notte. Ma non solo, tanti chiedono anche di pregare al telefono.

 
D. – Quindi, non solo persone sole, ma anche persone che hanno difficoltà a pregare?

 
R. – C’è stata qualche telefonata in cui ci chiedevano: “Pregate voi, noi ripetiamo dopo”. La cosa straordinaria è che nella semplicità di questa preghiera ci sono stati tanti pianti liberatori: “Avete permesso che io potessi parlare liberamente, potessi sfogarmi. Mi avete messo tanta serenità nel cuore”.

 
D. – Non si rischia così di perdere quella intimità della preghiera o addirittura di scambiare il vostro colloquio per una Confessione?

 
R. – Noi abbiamo uno statuto interno. Uno dei punti dice che non bisogna porre domande, bisogna ascoltare, e la finalità è quella di invitare le persone ad avvicinarsi alle comunità cristiane a loro più vicine. Non vogliamo sostituire la Confessione, anche perchè sappiamo molto bene che bisogna che ci sia un ministro della Riconciliazione. E i nostri fratelli sanno bene che non devono assolutamente entrare nella coscienza delle persone.
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