Un'esplosione ha causato 20 morti - tutti lavoratori afghani e tre ''soldati stranieri''
di cui non è stata resa nota la nazionalità - mentre il vicepresidente americano,
Dick Cheney, è rimasto illeso: è il bilancio dell’attentato avvenuto a Bagram, in
Afghanistan. I talebani hanno rivendicato l'attacco suicida. Il vice presidente americano
Cheney ha poi raggiunto Kabul per incontrare il presidente afghano Hamid Karzai. Arrivato
ieri sera in Afghanistan proveniente dal Pakistan, ha passato la notte a Bagram perché
una bufera di neve gli aveva impedito di proseguire per Kabul. La guerriglia sta,
dunque, alzando il tiro in Afghanistan. Ma l’attacco di questa mattina è più un atto
dimostrativo o si tratta di una vera e propria sfida nei confronti dei vertici statunitensi?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Loretta Napoleoni, esperta di terrorismo di matrice
islamica:
********** R. – Secondo me, è una sfida aperta nei confronti
del potere e questo è un fenomeno che fa parte dell’“al-qaedismo”, questo movimento
anti-imperialista insurrezionale che è nato dalle ceneri di al Qaeda dopo la distruzione
del regime talebano, ed è – diciamo – della stessa matrice che ha portato avanti gli
attacchi a Madrid, a Londra ad Istanbul e nel resto del mondo.
D.
– Il Pentagono proprio in questi giorni stava insistendo molto su questa nuova strategia
di al Qaeda, soprattutto dei talebani; si aspettava un attacco di primavera. Può essere
considerato questo uno dei primi attacchi di questa nuova fase?
R.
– Sicuramente ci sarà una campagna primaverile, e questo è legato alla strategia tipica
dei gruppi jihadisti nelle zone del Centro-Asia, che l’inizio delle ostilità annuali
è sempre la primavera date le condizioni climatiche dell’inverno. Che questo sia uno
dei primi attacchi, è possibile ...
D. – Il numero
due della Casa Bianca, Dick Cheney, è rimasto illeso: era giunto ieri proprio in Afghanistan
per spingere il governo di Kabul ad un maggiore impegno contro i talebani. Ora, secondo
te, che cosa cambia dal punto di vista politico, anche nei rapporti tra i due Paesi?
R.
– Io credo che molto poco cambierà, nel senso che gli americani si trovano in una
situazione di stallo, in Afghanistan, e quello che sta succedendo oggi è la conseguenza
di un errore strategico che si è verificato subito dopo l’inizio dell’invasione dell’Afghanistan,
ed è stato – appunto – la decisione di non troncare completamente la leadership storica
di al Qaeda, cioè di non seguire quindi Bin Laden ed Al Zawiri ed i loro seguaci all’interno
del Pakistan. In più, la maggior parte del territorio afghano è sotto il controllo
dei "signori della guerra": abbiamo Kabul che è controllata dal presidente eletto
e le zone limitrofe; tutto il resto è terra di nessuno! **********
L’ambasciatore
italiano e quello americano in Sri lanka sono rimasti leggermente feriti in un attacco
in una zona calda dell’est. Non colpiti gli altri diplomatici che facevano parte di
una missione internazionale. Sulle reazioni e le dichiarazioni di rivendicazione ma
anche di rammarico da parte dei responsabili dell’attacco, il nostro servizio:
*********** Dell'ambasciatore
italiano Pio Mariani è stato detto che "è in buone condizioni", di quello americano
Robert Blake che non ha avuto nemmeno bisogno del ricovero in ospedale. La presidenza
tedesca dell'Unione Europea condanna l'attacco armato da parte dei ribelli Tamil.
In una nota diffusa a Berlino, il ministero degli Esteri tedesco ha parlato di "incidente
grave", e ha invitato governo e ribelli a porre fine alla contrapposizione armata.
L'Unione Europea - aggiunge la nota - si appella alle parti a tornare al più presto
al tavolo della trattativa per cercare di giungere a una soluzione negoziata del conflitto.
La UE - conclude la presidenza tedesca - resta disponibile a sostenere il processo
di pace in Sri Lanka.
Le Tigri per la liberazione dell'Eelam tamil (LTTE),
subito accusate dell'attacco, hanno espresso rammarico per l'accaduto, ma hanno a
loro volta accusato il governo dello Sri Lanka di negligenza. Secondo il portavoce,
infatti, i ribelli non erano stati avvertiti dell'arrivo della delegazione straniera,
contrariamente alla prassi consolidata. L'attacco è avvenuto con un bombardamento
di artiglieria mentre una delegazione di ambasciatori - oltre a quelli italiano, tedesco
e americano, c'erano gli ambasciatori di Francia e Unione Europea - stava scendendo
da un elicottero militare nella base aerea di Batticaloa. La regione è in preda a
forti combattimenti fra ribelli tamil e forze governative. Gli ambasciatori sono arrivati
per una missione esplorativa per valutare i bisogni di migliaia di rifugiati costretti
a fuggire dai loro luoghi di residenza a causa della guerra civile. Negli ultimi 15
mesi in cui sono riprese con vigore le violenze legate alla ribellione separatista
dei tamil, sono state uccise circa 4 mila persone. ***********
Nel Darfur
sono stati commessi crimini di guerra e contro l'umanità ed i responsabili vanno processati.
Questa la richiesta presentata da Luis Moreno Ocampo, procuratore della Corte Penale
Internazionale (CPI). Il procuratore ha accusato di crimini di guerra l'ex ministro
degli interni sudanese Ahmed Haroun e il capo di una milizia, Ali Muhammad Ali Abd-al
Rahaman, conosciuto come Ali Kushayb, e ha invitato i giudici ad emettere un mandato
di comparizione contro di essi. Haroun è attualmente ministro degli Affari umanitari
del Sudan. Nel Darfur, secondo le Nazioni Unite, almeno 200 mila persone sono morte
in conseguenza della guerra civile che ha causato, dal 2003, anche circa 2,5 milioni
di profughi. Ocampo ha presentato oggi ai giudici della Corte i risultati dell'inchiesta,
cominciata nel giugno del 2006. Secondo il procuratore ci sono stati casi di persecuzioni,
torture, violenze e morte, sufficienti per giustificare l'accusa di crimini di guerra
e contro l'umanità. Il suo gruppo ha fatto 70 missioni in 17 Paesi, esaminato i casi
di centinaia di vittime e raccolte numerose testimonianze. La Corte penale internazionale,
costituita a Roma, è il primo tribunale permanente incaricato di giudicare i crimini
di guerra e contro l'umanità quando i giudici di un Paese non possono e non vogliono
procedere.
La polizia di Baghdad ha reso noto che, nelle ultime 24 ore, sono
stati ritrovati in zone diverse della città almeno 25 cadaveri, gettati in strada
o nelle discariche. Gran parte dei morti avevano le mani legate dietro la schiena
e mostravano evidenti segni di tortura, oltre a letali ferite di arma da fuoco alla
testa o al torace, hanno detto le stesse fonti, aggiungendo che con ogni probabilità
si tratta di vittime della violenza interconfessionale che insanguina il Paese. Da
due settimane è in corso a Baghdad una massiccia operazione antiterrorismo denominata
'Imporre la Legge', a cui partecipano circa 90 mila uomini, tra forze di sicurezza
irachene e soldati americani. Ieri, fonti militari USA hanno detto che "è ancora presto"
per tracciare un bilancio, ma hanno anche affermato che ora "gli assassinii di carattere
interconfessionale sono al livello più basso da un anno".
L'Iran ha ribadito
che non sospenderà l'arricchimento dell'uranio, nonostante ieri a Londra le Grandi
Potenze si siano accordate per lavorare a una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU nei confronti di Teheran. "Ogni richiesta di sospensione è illegale e illegittima
(...) e non verrà mai accettata", ha affermato il ministro degli Esteri, Manuchehr
Mottaki, citato dall'agenzia ufficiale Irna. "L'Iran non intende ignorare il diritto
del suo popolo ad avere una tecnologia nucleare pacifica", ha aggiunto il capo della
diplomazia di Teheran. Il Consiglio di Sicurezza, con la risoluzione 1737 approvata
il 23 dicembre scorso, aveva introdotto prime, simboliche sanzioni contro la Repubblica
islamica e le aveva dato altri 60 giorni per sospendere l'arricchimento. Il presidente
iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha definito "carta straccia" la risoluzione e la Repubblica
islamica, lungi dall'accettare la richiesta di sospensione, ha accelerato le attività
di arricchimento.
In Italia, oggi alle 17, Romano Prodi si presenterà al Senato
per il suo discorso programmatico. Domani il voto di fiducia. Dopodomani, alle 21.30
l'aula di Palazzo Madama si esprimerà sulla fiducia. Giovedì invece il dibattito passerà
alla Camera. L'attenzione rimane tutta sui numeri: la maggioranza dovrebbe esserci
anche considerando il senatore eletto all’estero Pallaro, che nelle ultime ore si
è detto "orientato verso il sì".
Gli avvocati dell'unico australiano ancora
rinchiuso a Guantanamo, il 31.enne David Hicks catturato in Afghanistan nel 2001 insieme
a combattenti talebani, hanno avviato un'azione legale contro il governo conservatore
di Canberra nel tentativo di costringerlo a chiedere il rimpatrio del giovane. Nel
procedimento iniziato ieri, i legali di Hicks hanno chiesto alla Corte federale di
Sydney di stabilire che il governo Howard ha agito impropriamente, mancando di proteggere
un suo cittadino. La squadra di difesa di Hicks, guidata dall'esperto costituzionale
Bret Walker, sostiene che il governo ha violato il "dovere di protezione", prescritto
dalla Costituzione, mancando di assicurare che il giovane fosse sottoposto a equo
processo. Tale mancanza, aggiunge, è stata motivata da "considerazioni improprie",
cioè l'impossibilità di processarlo sotto le leggi australiane. Secondo l'Avvocato
generale del governo, David Bennett, il governo potrebbe avere l'obbligo morale di
aiutare gli australiani arrestati all'estero, ma non ha obblighi legali in tal senso,
e non ha i poteri per contestare la detenzione. La legge non ha mai riconosciuto l'obbligo
generale del governo di proteggere gli australiani all'estero, ha sostenuto. Il premier
conservatore John Howard, sotto crescente pressione perché chieda il rimpatrio di
Hicks, ha domandato più volte a Washington di processarlo al più presto, l'ultima
volta sabato scorso durante la visita del vice presidente Dick Cheney. Ha però rifiutato
finora di chiederne il rimpatrio, come è avvenuto con i detenuti di Guantanamo di
cittadinanza britannica, perché Hicks non potrebbe essere processato in Australia
dato che le leggi antiterrorismo non erano in vigore al tempo della sua cattura. Dopo
il colloquio, Cheney ha assicurato che Hicks sarà presto processato e potrà scontare
in Australia un'eventuale pena, ma ha aggiunto che l'amministrazione Bush non può
interferire in un processo giudiziario. Hicks si era dichiarato non colpevole dei
reati di complotto, assistenza al nemico e tentato omicidio, ma le imputazioni sono
state poi accantonate quando la Corte Suprema USA ha stabilito che le commissioni
militari di Guantanamo erano illegali. Le nuove imputazioni a suo carico, non ancora
consegnate formalmente, sono di tentato omicidio e di sostegno materiale al terrorismo.
Almeno 15 milioni di persone hanno sofferto per la scarsià d'acqua provocata
dalla siccità lungo il corso dello Yangtze, o Fiume Azzurro, nel sud della Cina. Lo
afferma oggi il quotidiano China Daily. "Se il livello dell'acqua nel fiume e nel
suo affluente superiore Jialing continuerà a scendere, allora ci troveremo di fronte
ad una vera crisi", ha detto un tecnico della compagnia "Shapingba Waterworks", citato
dal giornale. La scorsa estate la valle dello Yangtze ha sperimentato la siccità più
grave degli ultimi 50 anni. L'avvicinarsi della primavera non ha portato le attese
piogge, e la situazione è ulteriormente peggiorata. Il livello dell'acqua nel lago
artificiale creato dalla gigantesca diga delle Tre Gole, che si trova al centro della
zona colpita dalla siccità, è "normale", secondo fonti della "Three Gorges Project
Corporation", la compagnia che gestisce la diga. Il livello dell'acqua si è però abbassato
sull'alto corso del fiume, provocando seri problemi alla navigazione. "Lo Yangtze
soffre di siccità tutte le primavere, ma quella di quest'anno è la peggiore che io
ricordi, in alcuni punti l'acqua non è più alta di un metro", ha dichiarato un marinaio
interpellato dal giornale.
I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite potrebbero raggiungere "rapidamente" l'accordo su una seconda risoluzione sull'Iran
che dovrebbe prevedere sanzioni economiche, ha sostenuto il ministro degli Esteri
francese, Philippe Douste-Blazy. Parlando al canale televisivo LCI, il ministro ha
ricordato che alti funzionari di Gran Bretagna, Russia, Cina, Germania e Francia si
sono incontrati ieri a Londra e che ora vi sono "buone possibilità" che venga adottata
una seconda risoluzione anche perché il direttore generale dell'Agenzia Internazionale
dell'Energia Atomica (AIEA), Mohamed El Baradei, ha scritto un rapporto nel quale
afferma che Teheran "è molto lontana" dal conformarsi alla risoluzione 1737.
Tre
persone, che vanno ad aggiungersi alle altre sei dei giorni scorsi, sono state arrestate
in Myanmar in seguito ad una protesta per denunciare il peggioramento delle condizioni
di vita a Yangon, capitale commerciale dell'ex Birmania. La manifestazione, caso raro
nel Paese, dove vige la legge marziale, è avvenuta venerdì con toni pacifici, ma è
stata definita dai media locali un tentativo di rivolta, per cui "si attendono nuovi
arresti", ha detto una fonte delle autorità. Circa 25 persone hanno sfilato nel centro
della città e si sono fermate davanti alla principale stazione degli autobus del Paese
per una mezz'ora. I manifestanti portavano cartelli e slogan che chiedevano miglioramenti
nel sistema sanitario, nella scuola e nella rete elettrica, in una città quotidianamente
soggetta a blackout. Il Myanmar è governato da un regime militare dal 1962. Nonostante
le grandi riserve di petrolio, gas e minerali di cui dispone, i suoi 52 milioni di
abitanti sono fra i più poveri del mondo. L'opposizione, guidata dalla Lega Nazionale
per la Democrazia (LND), ha chiesto la liberazione degli arrestati, sottolineando
che la protesta è stata "un'espressione pacifica dell'opinione pubblica". (A cura
di Fausta Speranza)