2007-02-27 14:55:26

Notizie internazionali


Un'esplosione ha causato 20 morti - tutti lavoratori afghani e tre ''soldati stranieri'' di cui non è stata resa nota la nazionalità - mentre il vicepresidente americano, Dick Cheney, è rimasto illeso: è il bilancio dell’attentato avvenuto a Bagram, in Afghanistan. I talebani hanno rivendicato l'attacco suicida. Il vice presidente americano Cheney ha poi raggiunto Kabul per incontrare il presidente afghano Hamid Karzai. Arrivato ieri sera in Afghanistan proveniente dal Pakistan, ha passato la notte a Bagram perché una bufera di neve gli aveva impedito di proseguire per Kabul. La guerriglia sta, dunque, alzando il tiro in Afghanistan. Ma l’attacco di questa mattina è più un atto dimostrativo o si tratta di una vera e propria sfida nei confronti dei vertici statunitensi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Loretta Napoleoni, esperta di terrorismo di matrice islamica:

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R. – Secondo me, è una sfida aperta nei confronti del potere e questo è un fenomeno che fa parte dell’“al-qaedismo”, questo movimento anti-imperialista insurrezionale che è nato dalle ceneri di al Qaeda dopo la distruzione del regime talebano, ed è – diciamo – della stessa matrice che ha portato avanti gli attacchi a Madrid, a Londra ad Istanbul e nel resto del mondo.

 
D. – Il Pentagono proprio in questi giorni stava insistendo molto su questa nuova strategia di al Qaeda, soprattutto dei talebani; si aspettava un attacco di primavera. Può essere considerato questo uno dei primi attacchi di questa nuova fase?

 
R. – Sicuramente ci sarà una campagna primaverile, e questo è legato alla strategia tipica dei gruppi jihadisti nelle zone del Centro-Asia, che l’inizio delle ostilità annuali è sempre la primavera date le condizioni climatiche dell’inverno. Che questo sia uno dei primi attacchi, è possibile ...

 
D. – Il numero due della Casa Bianca, Dick Cheney, è rimasto illeso: era giunto ieri proprio in Afghanistan per spingere il governo di Kabul ad un maggiore impegno contro i talebani. Ora, secondo te, che cosa cambia dal punto di vista politico, anche nei rapporti tra i due Paesi?

 
R. – Io credo che molto poco cambierà, nel senso che gli americani si trovano in una situazione di stallo, in Afghanistan, e quello che sta succedendo oggi è la conseguenza di un errore strategico che si è verificato subito dopo l’inizio dell’invasione dell’Afghanistan, ed è stato – appunto – la decisione di non troncare completamente la leadership storica di al Qaeda, cioè di non seguire quindi Bin Laden ed Al Zawiri ed i loro seguaci all’interno del Pakistan. In più, la maggior parte del territorio afghano è sotto il controllo dei "signori della guerra": abbiamo Kabul che è controllata dal presidente eletto e le zone limitrofe; tutto il resto è terra di nessuno!
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L’ambasciatore italiano e quello americano in Sri lanka sono rimasti leggermente feriti in un attacco in una zona calda dell’est. Non colpiti gli altri diplomatici che facevano parte di una missione internazionale. Sulle reazioni e le dichiarazioni di rivendicazione ma anche di rammarico da parte dei responsabili dell’attacco, il nostro servizio:

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Dell'ambasciatore italiano Pio Mariani è stato detto che "è in buone condizioni", di quello americano Robert Blake che non ha avuto nemmeno bisogno del ricovero in ospedale. La presidenza tedesca dell'Unione Europea condanna l'attacco armato da parte dei ribelli Tamil. In una nota diffusa a Berlino, il ministero degli Esteri tedesco ha parlato di "incidente grave", e ha invitato governo e ribelli a porre fine alla contrapposizione armata. L'Unione Europea - aggiunge la nota - si appella alle parti a tornare al più presto al tavolo della trattativa per cercare di giungere a una soluzione negoziata del conflitto. La UE - conclude la presidenza tedesca - resta disponibile a sostenere il processo di pace in Sri Lanka.

Le Tigri per la liberazione dell'Eelam tamil (LTTE), subito accusate dell'attacco, hanno espresso rammarico per l'accaduto, ma hanno a loro volta accusato il governo dello Sri Lanka di negligenza. Secondo il portavoce, infatti, i ribelli non erano stati avvertiti dell'arrivo della delegazione straniera, contrariamente alla prassi consolidata. L'attacco è avvenuto con un bombardamento di artiglieria mentre una delegazione di ambasciatori - oltre a quelli italiano, tedesco e americano, c'erano gli ambasciatori di Francia e Unione Europea - stava scendendo da un elicottero militare nella base aerea di Batticaloa. La regione è in preda a forti combattimenti fra ribelli tamil e forze governative. Gli ambasciatori sono arrivati per una missione esplorativa per valutare i bisogni di migliaia di rifugiati costretti a fuggire dai loro luoghi di residenza a causa della guerra civile. Negli ultimi 15 mesi in cui sono riprese con vigore le violenze legate alla ribellione separatista dei tamil, sono state uccise circa 4 mila persone.
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Nel Darfur sono stati commessi crimini di guerra e contro l'umanità ed i responsabili vanno processati. Questa la richiesta presentata da Luis Moreno Ocampo, procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI). Il procuratore ha accusato di crimini di guerra l'ex ministro degli interni sudanese Ahmed Haroun e il capo di una milizia, Ali Muhammad Ali Abd-al Rahaman, conosciuto come Ali Kushayb, e ha invitato i giudici ad emettere un mandato di comparizione contro di essi. Haroun è attualmente ministro degli Affari umanitari del Sudan. Nel Darfur, secondo le Nazioni Unite, almeno 200 mila persone sono morte in conseguenza della guerra civile che ha causato, dal 2003, anche circa 2,5 milioni di profughi. Ocampo ha presentato oggi ai giudici della Corte i risultati dell'inchiesta, cominciata nel giugno del 2006. Secondo il procuratore ci sono stati casi di persecuzioni, torture, violenze e morte, sufficienti per giustificare l'accusa di crimini di guerra e contro l'umanità. Il suo gruppo ha fatto 70 missioni in 17 Paesi, esaminato i casi di centinaia di vittime e raccolte numerose testimonianze. La Corte penale internazionale, costituita a Roma, è il primo tribunale permanente incaricato di giudicare i crimini di guerra e contro l'umanità quando i giudici di un Paese non possono e non vogliono procedere.

La polizia di Baghdad ha reso noto che, nelle ultime 24 ore, sono stati ritrovati in zone diverse della città almeno 25 cadaveri, gettati in strada o nelle discariche. Gran parte dei morti avevano le mani legate dietro la schiena e mostravano evidenti segni di tortura, oltre a letali ferite di arma da fuoco alla testa o al torace, hanno detto le stesse fonti, aggiungendo che con ogni probabilità si tratta di vittime della violenza interconfessionale che insanguina il Paese. Da due settimane è in corso a Baghdad una massiccia operazione antiterrorismo denominata 'Imporre la Legge', a cui partecipano circa 90 mila uomini, tra forze di sicurezza irachene e soldati americani. Ieri, fonti militari USA hanno detto che "è ancora presto" per tracciare un bilancio, ma hanno anche affermato che ora "gli assassinii di carattere interconfessionale sono al livello più basso da un anno".

L'Iran ha ribadito che non sospenderà l'arricchimento dell'uranio, nonostante ieri a Londra le Grandi Potenze si siano accordate per lavorare a una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU nei confronti di Teheran. "Ogni richiesta di sospensione è illegale e illegittima (...) e non verrà mai accettata", ha affermato il ministro degli Esteri, Manuchehr Mottaki, citato dall'agenzia ufficiale Irna. "L'Iran non intende ignorare il diritto del suo popolo ad avere una tecnologia nucleare pacifica", ha aggiunto il capo della diplomazia di Teheran. Il Consiglio di Sicurezza, con la risoluzione 1737 approvata il 23 dicembre scorso, aveva introdotto prime, simboliche sanzioni contro la Repubblica islamica e le aveva dato altri 60 giorni per sospendere l'arricchimento. Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha definito "carta straccia" la risoluzione e la Repubblica islamica, lungi dall'accettare la richiesta di sospensione, ha accelerato le attività di arricchimento.

In Italia, oggi alle 17, Romano Prodi si presenterà al Senato per il suo discorso programmatico. Domani il voto di fiducia. Dopodomani, alle 21.30 l'aula di Palazzo Madama si esprimerà sulla fiducia. Giovedì invece il dibattito passerà alla Camera. L'attenzione rimane tutta sui numeri: la maggioranza dovrebbe esserci anche considerando il senatore eletto all’estero Pallaro, che nelle ultime ore si è detto "orientato verso il sì".

Gli avvocati dell'unico australiano ancora rinchiuso a Guantanamo, il 31.enne David Hicks catturato in Afghanistan nel 2001 insieme a combattenti talebani, hanno avviato un'azione legale contro il governo conservatore di Canberra nel tentativo di costringerlo a chiedere il rimpatrio del giovane. Nel procedimento iniziato ieri, i legali di Hicks hanno chiesto alla Corte federale di Sydney di stabilire che il governo Howard ha agito impropriamente, mancando di proteggere un suo cittadino. La squadra di difesa di Hicks, guidata dall'esperto costituzionale Bret Walker, sostiene che il governo ha violato il "dovere di protezione", prescritto dalla Costituzione, mancando di assicurare che il giovane fosse sottoposto a equo processo. Tale mancanza, aggiunge, è stata motivata da "considerazioni improprie", cioè l'impossibilità di processarlo sotto le leggi australiane. Secondo l'Avvocato generale del governo, David Bennett, il governo potrebbe avere l'obbligo morale di aiutare gli australiani arrestati all'estero, ma non ha obblighi legali in tal senso, e non ha i poteri per contestare la detenzione. La legge non ha mai riconosciuto l'obbligo generale del governo di proteggere gli australiani all'estero, ha sostenuto. Il premier conservatore John Howard, sotto crescente pressione perché chieda il rimpatrio di Hicks, ha domandato più volte a Washington di processarlo al più presto, l'ultima volta sabato scorso durante la visita del vice presidente Dick Cheney. Ha però rifiutato finora di chiederne il rimpatrio, come è avvenuto con i detenuti di Guantanamo di cittadinanza britannica, perché Hicks non potrebbe essere processato in Australia dato che le leggi antiterrorismo non erano in vigore al tempo della sua cattura. Dopo il colloquio, Cheney ha assicurato che Hicks sarà presto processato e potrà scontare in Australia un'eventuale pena, ma ha aggiunto che l'amministrazione Bush non può interferire in un processo giudiziario. Hicks si era dichiarato non colpevole dei reati di complotto, assistenza al nemico e tentato omicidio, ma le imputazioni sono state poi accantonate quando la Corte Suprema USA ha stabilito che le commissioni militari di Guantanamo erano illegali. Le nuove imputazioni a suo carico, non ancora consegnate formalmente, sono di tentato omicidio e di sostegno materiale al terrorismo.

Almeno 15 milioni di persone hanno sofferto per la scarsià d'acqua provocata dalla siccità lungo il corso dello Yangtze, o Fiume Azzurro, nel sud della Cina. Lo afferma oggi il quotidiano China Daily. "Se il livello dell'acqua nel fiume e nel suo affluente superiore Jialing continuerà a scendere, allora ci troveremo di fronte ad una vera crisi", ha detto un tecnico della compagnia "Shapingba Waterworks", citato dal giornale. La scorsa estate la valle dello Yangtze ha sperimentato la siccità più grave degli ultimi 50 anni. L'avvicinarsi della primavera non ha portato le attese piogge, e la situazione è ulteriormente peggiorata. Il livello dell'acqua nel lago artificiale creato dalla gigantesca diga delle Tre Gole, che si trova al centro della zona colpita dalla siccità, è "normale", secondo fonti della "Three Gorges Project Corporation", la compagnia che gestisce la diga. Il livello dell'acqua si è però abbassato sull'alto corso del fiume, provocando seri problemi alla navigazione. "Lo Yangtze soffre di siccità tutte le primavere, ma quella di quest'anno è la peggiore che io ricordi, in alcuni punti l'acqua non è più alta di un metro", ha dichiarato un marinaio interpellato dal giornale.

I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite potrebbero raggiungere "rapidamente" l'accordo su una seconda risoluzione sull'Iran che dovrebbe prevedere sanzioni economiche, ha sostenuto il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy. Parlando al canale televisivo LCI, il ministro ha ricordato che alti funzionari di Gran Bretagna, Russia, Cina, Germania e Francia si sono incontrati ieri a Londra e che ora vi sono "buone possibilità" che venga adottata una seconda risoluzione anche perché il direttore generale dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA), Mohamed El Baradei, ha scritto un rapporto nel quale afferma che Teheran "è molto lontana" dal conformarsi alla risoluzione 1737.

Tre persone, che vanno ad aggiungersi alle altre sei dei giorni scorsi, sono state arrestate in Myanmar in seguito ad una protesta per denunciare il peggioramento delle condizioni di vita a Yangon, capitale commerciale dell'ex Birmania. La manifestazione, caso raro nel Paese, dove vige la legge marziale, è avvenuta venerdì con toni pacifici, ma è stata definita dai media locali un tentativo di rivolta, per cui "si attendono nuovi arresti", ha detto una fonte delle autorità. Circa 25 persone hanno sfilato nel centro della città e si sono fermate davanti alla principale stazione degli autobus del Paese per una mezz'ora. I manifestanti portavano cartelli e slogan che chiedevano miglioramenti nel sistema sanitario, nella scuola e nella rete elettrica, in una città quotidianamente soggetta a blackout. Il Myanmar è governato da un regime militare dal 1962. Nonostante le grandi riserve di petrolio, gas e minerali di cui dispone, i suoi 52 milioni di abitanti sono fra i più poveri del mondo. L'opposizione, guidata dalla Lega Nazionale per la Democrazia (LND), ha chiesto la liberazione degli arrestati, sottolineando che la protesta è stata "un'espressione pacifica dell'opinione pubblica". (A cura di Fausta Speranza)







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