2007-02-27 13:15:39

Il Cristianesimo è una novità senza confronti nella storia dell'umanità: così, il cardinale Giacomo Biffi, nella terza giornata di esercizi spirituali al Papa e alla Curia


Ogni uomo, anche il più lontano dal Vangelo, è stato pensato e voluto in Cristo: è quanto sottolineato dal cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito, nell’odierna terza giornata di esercizi spirituali, tenuti al Papa e alla Curia Romana nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico. Il porporato si è anche soffermato sulla novità senza confronti del Cristianesimo per la storia dell’umanità. Ieri sera, invece, ha offerto una testimonianza sul Beato Schuster, arcivescovo di Milano per 25 anni. Per una sintesi delle meditazioni del cardinale Biffi, il servizio di Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

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Nella prima meditazione dopo la celebrazione delle Lodi Mattutine, il cardinale Giacomo Biffi ha ricordato che per la prima comunità cristiana, accanto al Dio di Israele c’è anche Gesù di Nazareth Crocifisso e Risorto. Gli Apostoli, pur rimanendo ebrei coerenti e leali, sono arrivati ad adorare il Figlio di Maria come il dominatore dei tempi, come il centro di tutto. Il Cristianesimo, ha aggiunto, va visto come un proseguimento dell’Ebraismo, nasce all’interno della fede di Israele. Gli Apostoli non propongono, infatti, agli uomini una religione diversa da quella in cui sono vissuti. Eppure il Cristianesimo è una novità senza confronti nella storia dell’umanità. Non a caso la categoria della novità connota tutta l’esperienza evangelica. Il fatto centrale ed onnicomprensivo, ha detto il cardinale Biffi, è l’irruzione di Cristo e della sua opera redentrice. Gli Apostoli si imbattono in un uomo che rompe ogni schema. Gesù in apparenza non si distingue da loro: piange, si rallegra, si affatica. Anche Lui ha un paese di origine e una tradizione famigliare. Ma gli Apostoli si rendono conto che è un caso assolutamente inedito. Dopo la Pasqua di Risurrezione, ha rammentato, gli Apostoli sono costretti a rileggere tutti gli episodi della vita di Cristo. Sono costretti ad arrendersi, ad ammettere che sono entrati in contatto con Qualcuno che sta sopra ogni essere. Di questo stato d’animo di sorpresa degli Apostoli è pieno il Vangelo. Il porporato cita infine l’inno paolino nel primo capitolo della Lettera ai Colossesi, dove troviamo una meditazione altissima della realtà trascendente di Gesù Cristo.

 
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Nella seconda meditazione, dopo la celebrazione dell’Ora Terza, il cardinale Biffi ha affermato che fino a qualche decennio fa, si pensava seguendo Sant’Agostino, che dal momento che il nome di Gesù è il solo in cui si può avere la Salvezza, chi non arrivava ad onorarlo era posto sulla strada della perdizione. Oggi invece, ha rilevato, credere nel valore unico e indispensabile della Croce può farci apparire come uomini dalle vie ristrette e dall’animo incapace di comprensione e aperture verso quanto di vero e di buono c’è nel mondo extracristiano. C’è solo un modo per scampare a questo baratro, è stato il suo richiamo: capire che i valori dovunque si trovino, oggettivamente sono sempre suscitati da Cristo. Soltanto nella universale centralità di Cristo si può superare l’antinomia tra l’identità cristiana e una volontà irenica di apertura a tutti. Lo Spirito, ha aggiunto, sa cristianizzare anche le realtà più remote e distanti dal Vangelo. San Tommaso, ha ricordato, sostiene che ogni verità da chiunque venga detta viene dallo Spirito Santo. Tutti gli uomini sono stati pensati e voluti in Cristo Redentore, finalizzati a Lui, posti in radicale connessione con Lui. Per questa ragione non c’è nel Cristianesimo il precetto di amare il credente, ma quello di amare il prossimo, perché egli è già immagine di Cristo. Ogni vero valore è dunque per se stesso cristiano e come tale va apprezzato dovunque si trovi: nell’arte, nella ricerca, nella meditazione. D’altro canto, tutto ciò che esiste in Cristo è valore: anche la sofferenza, l’insuccesso, la morte, che la mentalità mondana giudica non valori. Ogni umanesimo separato dalla conoscenza di Cristo o programmaticamente avverso alla fede cristiana, ha concluso il cardinale Biffi, dà immancabilmente luogo ad una società disumana e questa è la lezione tragica che ci ha impartito il secolo XX.
 
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Nel pomeriggio di ieri, il cardinale Biffi ha voluto ricordare la testimonianza luminosa del Beato Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano per 25 anni, dal 1929 al 1954. E’ stato un maestro e un modello, ha detto, perché era un testimone convincente del mondo invisibile. Attualizzava con naturalezza il Mistero di Cristo. Il cardinale Schuster, ha proseguito, dava grande importanza alle visite pastorali, che compiva nei giorni feriali, mentre la domenica era sempre in duomo. Quindi, ogni milanese poteva vederlo. Si è donato alla Chiesa, ed è sempre stato attento al suo gregge. Romano di nascita, il cardinale Schuster fu amatissimo dai milanesi. Era difficile farlo uscire dalla sua diocesi, ha ricordato ancora il cardinale Biffi. In 25 anni di ministero alla guida della diocesi milanese, non ha mai preso ferie, né si è rassegnato ad ammalarsi. Dunque, un pastore che non conobbe riposo. Negli ultimi giorni della sua vita, volle incontrare i seminaristi e disse loro: “La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità ancora crede, ancora si inginocchia e prega. Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi, ma ha paura della nostra santità”.

 
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