Il Cristianesimo è una novità senza confronti nella storia dell'umanità: così, il
cardinale Giacomo Biffi, nella terza giornata di esercizi spirituali al Papa e alla
Curia
Ogni uomo, anche il più lontano dal Vangelo, è stato pensato e voluto in Cristo: è
quanto sottolineato dal cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito, nell’odierna
terza giornata di esercizi spirituali, tenuti al Papa e alla Curia Romana nella Cappella
Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico. Il porporato si è anche soffermato
sulla novità senza confronti del Cristianesimo per la storia dell’umanità. Ieri sera,
invece, ha offerto una testimonianza sul Beato Schuster, arcivescovo di Milano per
25 anni. Per una sintesi delle meditazioni del cardinale Biffi, il servizio di Alessandro
Gisotti:
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Nella
prima meditazione dopo la celebrazione delle Lodi Mattutine, il cardinale Giacomo
Biffi ha ricordato che per la prima comunità cristiana, accanto al Dio di Israele
c’è anche Gesù di Nazareth Crocifisso e Risorto. Gli Apostoli, pur rimanendo ebrei
coerenti e leali, sono arrivati ad adorare il Figlio di Maria come il dominatore dei
tempi, come il centro di tutto. Il Cristianesimo, ha aggiunto, va visto come un proseguimento
dell’Ebraismo, nasce all’interno della fede di Israele. Gli Apostoli non propongono,
infatti, agli uomini una religione diversa da quella in cui sono vissuti. Eppure il
Cristianesimo è una novità senza confronti nella storia dell’umanità. Non a caso la
categoria della novità connota tutta l’esperienza evangelica. Il fatto centrale ed
onnicomprensivo, ha detto il cardinale Biffi, è l’irruzione di Cristo e della sua
opera redentrice. Gli Apostoli si imbattono in un uomo che rompe ogni schema. Gesù
in apparenza non si distingue da loro: piange, si rallegra, si affatica. Anche Lui
ha un paese di origine e una tradizione famigliare. Ma gli Apostoli si rendono conto
che è un caso assolutamente inedito. Dopo la Pasqua di Risurrezione, ha rammentato,
gli Apostoli sono costretti a rileggere tutti gli episodi della vita di Cristo. Sono
costretti ad arrendersi, ad ammettere che sono entrati in contatto con Qualcuno che
sta sopra ogni essere. Di questo stato d’animo di sorpresa degli Apostoli è pieno
il Vangelo. Il porporato cita infine l’inno paolino nel primo capitolo della Lettera
ai Colossesi, dove troviamo una meditazione altissima della realtà trascendente di
Gesù Cristo.
(canto)
Nella
seconda meditazione, dopo la celebrazione dell’Ora Terza, il cardinale Biffi ha affermato
che fino a qualche decennio fa, si pensava seguendo Sant’Agostino, che dal momento
che il nome di Gesù è il solo in cui si può avere la Salvezza, chi non arrivava ad
onorarlo era posto sulla strada della perdizione. Oggi invece, ha rilevato, credere
nel valore unico e indispensabile della Croce può farci apparire come uomini dalle
vie ristrette e dall’animo incapace di comprensione e aperture verso quanto di vero
e di buono c’è nel mondo extracristiano. C’è solo un modo per scampare a questo baratro,
è stato il suo richiamo: capire che i valori dovunque si trovino, oggettivamente sono
sempre suscitati da Cristo. Soltanto nella universale centralità di Cristo si può
superare l’antinomia tra l’identità cristiana e una volontà irenica di apertura a
tutti. Lo Spirito, ha aggiunto, sa cristianizzare anche le realtà più remote e distanti
dal Vangelo. San Tommaso, ha ricordato, sostiene che ogni verità da chiunque venga
detta viene dallo Spirito Santo. Tutti gli uomini sono stati pensati e voluti in Cristo
Redentore, finalizzati a Lui, posti in radicale connessione con Lui. Per questa ragione
non c’è nel Cristianesimo il precetto di amare il credente, ma quello di amare il
prossimo, perché egli è già immagine di Cristo. Ogni vero valore è dunque per se stesso
cristiano e come tale va apprezzato dovunque si trovi: nell’arte, nella ricerca, nella
meditazione. D’altro canto, tutto ciò che esiste in Cristo è valore: anche la sofferenza,
l’insuccesso, la morte, che la mentalità mondana giudica non valori. Ogni umanesimo
separato dalla conoscenza di Cristo o programmaticamente avverso alla fede cristiana,
ha concluso il cardinale Biffi, dà immancabilmente luogo ad una società disumana e
questa è la lezione tragica che ci ha impartito il secolo XX. (canto)
Nel
pomeriggio di ieri, il cardinale Biffi ha voluto ricordare la testimonianza luminosa
del Beato Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano per 25 anni, dal 1929
al 1954. E’ stato un maestro e un modello, ha detto, perché era un testimone convincente
del mondo invisibile. Attualizzava con naturalezza il Mistero di Cristo. Il cardinale
Schuster, ha proseguito, dava grande importanza alle visite pastorali, che compiva
nei giorni feriali, mentre la domenica era sempre in duomo. Quindi, ogni milanese
poteva vederlo. Si è donato alla Chiesa, ed è sempre stato attento al suo gregge.
Romano di nascita, il cardinale Schuster fu amatissimo dai milanesi. Era difficile
farlo uscire dalla sua diocesi, ha ricordato ancora il cardinale Biffi. In 25 anni
di ministero alla guida della diocesi milanese, non ha mai preso ferie, né si è rassegnato
ad ammalarsi. Dunque, un pastore che non conobbe riposo. Negli ultimi giorni della
sua vita, volle incontrare i seminaristi e disse loro: “La gente pare che non si lasci
più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità ancora crede,
ancora si inginocchia e prega. Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri
campi sportivi e dei nostri cinematografi, ma ha paura della nostra santità”.