Si accende il dibattito bioetico per la paventata possibilità di legalizzare nel
Regno Unito la manipolazione del DNA degli embrioni
Manipolare si può a scopo di ricerca: sarebbe questo lo spirito della nuova legge
- annunciata sulla stampa nel Regno Unito, allo studio del Governo Blair, che se approvata
permetterà di intervenire sul Dna degli embrioni per evitare – secondo i promotori
della normativa - il propagarsi di malattie genetiche. La questione riapre l’acceso
dibattito sui confini etici della scienza, che sembra rincorrere il mito dell’uomo
perfetto, contro il quale il Papa richiama le coscienze a ribellarsi, paventando “una
nuova ondata di eugenetica discriminatoria, in nome di un presunto benessere degli
individui”. Roberta Gisotti ha intervistato la prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, docente
di bioetica all’Università Cattolica di Roma, presidente dell’Associazione “Scienza
e vita”:
********** D. - Prof.ssa Di Pietro, mentre infuriano le polemiche,
qualcuno getta acqua sul fuoco. Un noto quotidiano italiano cerca oggi di ridimensionare
l’allarme: "tra isterie di massa – scrive - scenari horror e test di frontiera". Sono
davvero isterie le preoccupazioni espresse dagli stessi organismi etici britannici?
R.
– Assolutamente no. Evidentemente, gli organismi etici britannici riescono a vedere
dove altri non vedono. Quello che si sta proponendo di fare, mediante la manipolazione
genetica di embrioni umani, è di mettere in atto un vero e proprio progetto di tipo
eugenistico, dove eugenismo significa cercare di creare una razza che risponda a determinati
requisiti, tra cui quella di non essere affetta da qualsiasi tipo di difetto. La persona
malata va curata e quello che si sta proponendo è di intervenire su un genoma umano,
attraverso una terapia genica in fase embrionale, tra l’altro su embrioni che verranno
eliminati e che verranno soppressi alla fine della ricerca. Questo pone tutta una
serie di interrogativi, e cioè se dietro alla cosiddetta proposta terapeutica, come
da alcuni viene chiamata, non si stia nascondendo un programma di tipo eugenetico,
e soprattutto non si continui a portare avanti delle sperimentazioni selvagge, che
già sono state oggetto di critica e di condanna nei decenni passati.
D. – Prof.ssa,
generalmente i fautori di ogni libertà nella sperimentazione scientifica accusano
chi vi si oppone ai vari livelli di essere un retrogrado e di impedire la ricerca
per contrastare malattie, e la gente spesso dubita del proprio discernimento in materie
che non conosce. Quanto è giusto fare leva sui sentimenti di pietà verso chi soffre
e fare apparire cattivo chi ostacola la manipolazione genetica?
R. – Il problema
è che oggi si lavora più che sulla formazione delle coscienze - e soprattutto sull’aiutare
gli altri a sviluppare una capacità critica - sull’emozione. Chi gestisce tutto questo
sa bene che giocando sulle corde dell’emozione può attirare a sé i favori e l’appoggio
di tanti e non mette mai in evidenza un fatto fondamentale, che questa libertà di
ricerca la sta esercitando a danno di altri esseri umani, e cioè di embrioni, i quali
hanno lo stesso diritto di essere tutelati, di essere rispettati e di poter vivere
in maniera autonoma. E quello che invece si sta facendo è avallare la possibilità
che degli esseri umani possano essere strumentalizzati ed usati per altri scopi che
non quello del loro bene. **********