2007-02-26 14:28:51

Si accende il dibattito bioetico per la paventata possibilità di legalizzare nel Regno Unito la manipolazione del DNA degli embrioni


Manipolare si può a scopo di ricerca: sarebbe questo lo spirito della nuova legge - annunciata sulla stampa nel Regno Unito, allo studio del Governo Blair, che se approvata permetterà di intervenire sul Dna degli embrioni per evitare – secondo i promotori della normativa - il propagarsi di malattie genetiche. La questione riapre l’acceso dibattito sui confini etici della scienza, che sembra rincorrere il mito dell’uomo perfetto, contro il quale il Papa richiama le coscienze a ribellarsi, paventando “una nuova ondata di eugenetica discriminatoria, in nome di un presunto benessere degli individui”. Roberta Gisotti ha intervistato la prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, docente di bioetica all’Università Cattolica di Roma, presidente dell’Associazione “Scienza e vita”:

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D. - Prof.ssa Di Pietro, mentre infuriano le polemiche, qualcuno getta acqua sul fuoco. Un noto quotidiano italiano cerca oggi di ridimensionare l’allarme: "tra isterie di massa – scrive - scenari horror e test di frontiera". Sono davvero isterie le preoccupazioni espresse dagli stessi organismi etici britannici?

R. – Assolutamente no. Evidentemente, gli organismi etici britannici riescono a vedere dove altri non vedono. Quello che si sta proponendo di fare, mediante la manipolazione genetica di embrioni umani, è di mettere in atto un vero e proprio progetto di tipo eugenistico, dove eugenismo significa cercare di creare una razza che risponda a determinati requisiti, tra cui quella di non essere affetta da qualsiasi tipo di difetto. La persona malata va curata e quello che si sta proponendo è di intervenire su un genoma umano, attraverso una terapia genica in fase embrionale, tra l’altro su embrioni che verranno eliminati e che verranno soppressi alla fine della ricerca. Questo pone tutta una serie di interrogativi, e cioè se dietro alla cosiddetta proposta terapeutica, come da alcuni viene chiamata, non si stia nascondendo un programma di tipo eugenetico, e soprattutto non si continui a portare avanti delle sperimentazioni selvagge, che già sono state oggetto di critica e di condanna nei decenni passati.

D. – Prof.ssa, generalmente i fautori di ogni libertà nella sperimentazione scientifica accusano chi vi si oppone ai vari livelli di essere un retrogrado e di impedire la ricerca per contrastare malattie, e la gente spesso dubita del proprio discernimento in materie che non conosce. Quanto è giusto fare leva sui sentimenti di pietà verso chi soffre e fare apparire cattivo chi ostacola la manipolazione genetica?

R. – Il problema è che oggi si lavora più che sulla formazione delle coscienze - e soprattutto sull’aiutare gli altri a sviluppare una capacità critica - sull’emozione. Chi gestisce tutto questo sa bene che giocando sulle corde dell’emozione può attirare a sé i favori e l’appoggio di tanti e non mette mai in evidenza un fatto fondamentale, che questa libertà di ricerca la sta esercitando a danno di altri esseri umani, e cioè di embrioni, i quali hanno lo stesso diritto di essere tutelati, di essere rispettati e di poter vivere in maniera autonoma. E quello che invece si sta facendo è avallare la possibilità che degli esseri umani possano essere strumentalizzati ed usati per altri scopi che non quello del loro bene.
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