2007-02-26 14:11:18

Mondo invisibile, conversione e senso cristiano della morte nelle prime meditazioni del cardinale Giacomo Biffi agli esercizi spirituali della Quaresima in Vaticano alla presenza del Papa


L’esistenza di un mondo invisibile, che rimanda alla percezione delle creature divine ignorate dalla cultura del positivismo scientista, e il bisogno della conversione del cuore per scegliere consapevolmente Dio piuttosto che il male. E, in quest’ottica, il valore del pentimento in rapporto al senso del peccato e il valore della vita vissuta con la speranza che vi sia un aldilà piuttosto che il nulla: sono alcuni dei temi sui quali il cardinale arcivescovo emerito di Bologna, Giacomo Biffi, ha articolato – tra ieri pomeriggio e stamattina - le prime tre meditazioni degli esercizi spirituali della Quaresima, tenuti al cospetto del Papa e della Curia Romana. Per una sintesi del loro contenuto, ascoltiamo il servizio di Alessandro De Carolis.
 
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Per sua natura, l’uomo fatica a concepire l’esistenza del “mondo invisibile”, l’ipotesi di un “altrove” esterno alla percezione dei suoi sensi. Ma escludere pregiudizialmente l’esistenza di un aldilà è anzitutto un atteggiamento irrazionale – perché l’uomo, che non è onnisciente, non può pretendere di affermare con sicurezza ciò che non si vede e tocca – ed è in sostanza una condanna a una vita di non senso. Aprirsi invece alla possibilità di un mondo invisibile vuol dire al contrario affacciarsi a un mondo in cui ogni sorpresa è possibile, a un mondo che non esclude, ad esempio, la presenza degli angeli. E’ stata questa, in estrema sintesi, la premessa dalla quale il cardinale Biffi ha fatto partire la sua prima meditazione quaresimale, ieri pomeriggio, per arrivare ad affermare che anche per il credente c’è il rischio di ridurre a misura della propria miseria l’ampiezza delle cose divine. Il segno che si prende sul serio il mondo invisibile è che si prende sul serio il mondo degli angeli, ha detto il porporato, stigmatizzando la mentalità odierna per la quale la realtà nascosta degli angeli è invece tra le più derise perché si è poco inclini a considerare “le cose di lassù”. Se si hanno questi occhi, svanisce anche la paura di una Chiesa piccolo gregge rispetto alle forze che la insidiano poiché, ha osservato il cardinale Biffi, il credente la vede per ciò che è: parte di una comunità affollatissima che vive fra terra e cielo.

 
Con le due meditazioni di stamattina, poi, il predicatore degli esercizi spirituali al Papa e alla Curia Romana è entrato nel merito di due aspetti sui quali la Quaresima riflette con particolare attenzione: la conversione – e quindi il senso del peccato e del pentimento che salva – e la morte in chiave redentiva. La liturgia della Quaresima, ha affermato il cardinale Biffi nella prima riflessione di stamani, è segnata da una frase che rappresenta l’esordio dell’annuncio pubblico di Gesù: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Questo periodo, dunque, non è – ha sottolineato il predicatore - il tempo dato al credente per verificare "se" vi sia qualcosa da cambiare in sé stesso, quanto piuttosto "cosa" debba essere cambiato, cioè convertito da uno stato di errore a uno di grazia. E la conversione - cioè cambio di direzione lungo il cammino della vita - inizia dal cuore, dal pentimento interiore e se il discepolo di Cristo deplora con fermezza la colpa, non toglie a nessuno la certezza della divina misericordia, anche perché – ha proseguito il cardinale Biffi – il frutto di un pentimento autentico ha come esito immancabile la gioia. Oggi, ha notato il porporato, si dice che non vi sia pentimento perché si è smarrito il senso del peccato. Tuttavia, ha soggiunto non senza ironia, questo non è del tutto vero perché la nostra epoca è segnata dalle continue denunce di malefatte, sui media e nei tribunali. Ciò vuol dire allora che il senso del peccato esiste, ma il senso del peccato altrui. Viceversa, il pentimento che salva sta nel riconoscere i propri errori, perché dissociarsi dalla colpa avvicina per ciò stesso a Dio, che è l’antitesi del male, e rende meglio percepibile l’imminenza del suo Regno.

 
Dall’imposizione delle Ceneri all’inizio della Quaresima - e dalla frase che accompagna il rito (“Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”) - il cardinale Biffi ha tratto lo spunto per la terza meditazione. Nel mondo che non riconosce il mondo invisibile, la morte è una disfatta. Una vita che, per certa mentalità, è destinata a finire in nulla, rende vuoto anche quello che si fa mentre si è in vita, per cui l’esistenza più perversa e quella più generosa, secondo questa visione, finiscono, all’apparenza, per essere ripagate alla stessa maniera. Tra l’altro, ha asserito l’arcivescovo emerito di Bologna, la stessa mentalità nega quasi la morte evitando di parlarne: il moltiplicarsi dei suicidi o le stesse morti di molti giovani che tornano dalla discoteca – e il cardinale Biffi ha fatto riferimento anche ai fatti di cronaca italiana delle ultime ore – sono l’emblema tragico di vite consumate senza senso. Ma questo vuoto è assurdo per la mente umana. Ecco la profonda differenza del messaggio evangelico. Il cristiano, ha detto il cardinale Biffi, non censura il pensiero della morte, non ha vergogna di provarne sgomento, perché è lo stesso sperimentato dal suo Signore. E qui, il porporato ha sollecitato gli stessi pastori della Chiesa a sottrarsi a un certo condizionamento che impedisce una seria riflessione sulla morte. Bisogna portare l’uomo non tanto a scegliere tra una vita futura, della quale non sa niente, e una godibile vita presente, quanto a scegliere tra una vita svuotata di senso che finisce nel nulla e la speranza di un evento che verrà a darci un senso e un traguardo, cioè la Risurrezione. La Risurrezione di Cristo è un fatto reale che si può opporre all’altro fatto ineluttabile e sperimentabile della morte. Dunque, ha concluso il cardinale, ecco perché le Ceneri non sono mai disgiunte dalla Pasqua. Esse simboleggiano non tanto ciò che diventeremo, quanto ciò che potremmo diventare se non aprissimo il cuore al mondo invisibile che racchiude l’evento della Salvezza. La nostra vita senza Dio sarebbe, per l’appunto, una fiammata che finisce in un pugno di cenere spenta.
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