L'Iran pronto alla guerra pur di non fermare il suo programma nucleare
Nonostante le pressioni internazionali, l’Iran non ha intenzione di interrompere il
suo programma nucleare. Lo ha ribadito ancora una volta il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad
che oggi è intervenuto a Teheran. Eugenio Bonanata: ********** Il
programma nucleare iraniano e’ irreversibile. Nel suo ultimo proclama il presidente
Ahmadinejad usa una metafora molto chiara. L’Iran – ha detto – “procederà come un
treno senza freni e senza retromarcia”. L’obiettivo – ha ripetuto – è quello di produrre
combustibile nucleare, ma nonostante le rassicurazioni del regime iraniano, resta
viva la preoccupazione nella comunità internazionale che dietro il programma nucleare
di Teheran si nascondano finalità militari. Ad accentuare il braccio di ferro anche
le dichiarazioni del vicepresidente statunitense, Cheney, secondo il quale per risolvere
la questione rimangono in piedi tutte le opzioni, compresa quella militare. Una possibilità
che non preoccupa gerarchia iraniana che, attraverso il vice ministro degli Esteri,
si è detta pronta “anche ad una guerra”. In realtà la Repubblica islamica è scettica
nei confronti di un attacco statunitense. Il ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki,
– che ha invitato Washington a risolvere la questione attraverso il dialogo – ha detto
di ritenere l’America incapace, agli occhi dei suoi cittadini, di sostenere un’altra
guerra nella regione.********** Intanto proprio domani a Londra è in programma,
la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, più la Germania, che potrà decidere
sanzioni contro l’Iran. Ma come verrebbe accolta dalla Repubblica islamica un’altra
dura presa di posizione della comunità internazionale? Giancarlo La Vella lo
ha chiesto ad Alberto Zanconato, responsabile dell’Ansa di Teheran:
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R. – Nella Repubblica islamica, c’è grande preoccupazione tra la popolazione
per quelle che potrebbero essere le conseguenze di nuove sanzioni e questa volta non
solo il divieto di importazione di tecnologia nucleare missilistica, come nella risoluzione
del 23 dicembre scorso, ma anche sanzioni economiche. Il fatto che anche nel regime
ci siano più voci non è un fatto nuovo. Ci sono sicuramente delle contrapposizioni
su come portare avanti questo braccio di ferro. Si tratta però anche di interventi
di tipo tattico. Va ricordato che l’Iran ha avuto tre anni e mezzo quasi per rendere
completamente trasparente il proprio programma. Quindi vuol dire che qualcosa l’Iran
non l’ha fatto vedere o comunque che qualcosa non ha funzionato in questa cooperazione.
D. – Come si guarda in Iran invece ai progressi
fatti nell’altra crisi nucleare, quella della Corea del Nord, che ormai sembra avviata
verso una fase decisamente positiva?
R. – Effettivamente,
quello della Corea del Nord non è un buon esempio per l’Iran, se si punta ad una soluzione
pacifica del problema, perchè la Corea del Nord ha dimostrato che sfidando apertamente
per molti anni l’Occidente, addirittura dotandosi di ordigni nucleari e facendo esplodere
un ordigno nucleare, alla fine ha costretto in sostanza le grandi potenze a sedersi
ad un tavolo e a discutere. Quindi, da questo punto di vista, la Corea del Nord, può
essere appunto presa dall’Iran come un esempio, ma non un esempio positivo dal punto
di vista della comunità internazionale, che vuole risolvere questo problema diplomaticamente.
D. – Rimane in piedi – questa è la paura di tutta
la comunità internazionale – l’opzione militare. Come si sta vivendo a Teheran e in
tutto il Paese questa ipotesi?
R. – Ovviamente, c’è
una certa tensione, ma va anche ricordato che in Iran per 28 anni, da quando è nata
la Repubblica islamica, o si è vissuto in stato di guerra con l’Iraq o si è sempre
parlato di una possibilità di attacchi stranieri. Quindi, questa tensione c’è, sperando
che non succeda nulla. **********