In Darfur, cresce il numero degli sfollati, mentre continuano le violazioni dei diritti
umani: l’ONU e la Croce Rossa Internazionale lanciano l’allarme
Oltre 46mila sfollati nel solo mese di gennaio: sono i drammatici dati rilevati in
Darfur dall’Ufficio del coordinamento umanitario dell’ONU (OCHA). Nella regione occidentale
del Sudan ormai da quattro anni è in corso un sanguinoso conflitto etnico. Secondo
l’OCHA, la fuga dei civili dai villaggi è avvenuta soprattutto nel Nord Darfur, uno
dei 3 Stati che compongono la regione omonima, estesa quasi quanto la Francia. L’accesso
agli aiuti umanitari, denuncia anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa
(CICR), continua ad essere fortemente limitato, tanto che poco più del 60% del territorio
è raggiungibile. Inoltre, secondo Jacob Kellenberger, presidente del CICR, il governo
sudanese e i gruppi armati ribelli commettono continuamente violazioni dei diritti
umani contro la popolazione locale. Come riferisce l’agenzia MISNA, la Corte Penale
Internazionale dell’Aja ha annunciato, per i prossimi giorni, la presentazione di
prove relative a crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Darfur. Il ministero
della Difesa di Khartoum ha già comunque escluso la consegna, da parte del suo governo,
di qualsiasi persona sospettata, sottolineando la capacità del sistema giudiziario
sudanese. Ieri, intanto, il presidente del Sudan Omar El-Bashir ha accusato i mass-media
occidentali di accrescere in modo esagerato i dati sulle vittime e gli sfollati in
Darfur, che secondo l’ONU ammonterebbero, rispettivamente, a 200mila e 2,5 milioni.
Parlando in videoconferenza con i fedeli di una moschea di Detroit, El-Bashir ha quindi
ammesso l’esistenza di “un problema” nel Paese, ricordando che i gruppi ribelli non
hanno sottoscritto gli accordi di pace con Khartoum, risalenti al maggio 2006. (I.P.)