2007-02-25 12:21:20

Giovedì al Senato la prova della fiducia per il governo Prodi


Giovedì prossimo a Palazzo Madama e venerdì a Montecitorio. Sono queste le date più probabili per i voti di fiducia al Governo, dopo la decisione, presa ieri dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di respingere le dimissioni di Prodi e rinviarlo alle Camere, risolvendo in questo modo la crisi apertasi mercoledì scorso con la bocciatura in Senato delle linee di politica estera dell’esecutivo. Una decisione, quella di Napolitano, salutata naturalmente con favore dal centrosinistra, con rispetto ma dissenso dal centrodestra. Servizio di Giampiero Guadagni:

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Il rinvio alle Camere di Romano Prodi da parte del capo dello Stato ha risolto la crisi dal punto di vista formale, ma non ancora da quello politico. Prodi, infatti, si presenterà al Senato senza la certezza di ottenere la fiducia. La situazione è ben compresa da Napolitano che, motivando la sua decisione, ha spiegato che era l’unica possibile, in assenza di una alternativa concreta e condivisa da tutta l’opposizione. Napolitano ha chiesto all’Unione garanzie sulla tenuta di una maggioranza politica. E qui sta il punto decisivo. Al Senato, infatti, il quorum è di 161 voti. Il centrosinistra al momento dispone con certezza di 157 voti, ai quali si aggiungeranno sicuramente quelli di quattro senatori a vita. Un contributo costituzionalmente riconosciuto, che permetterebbe a Prodi di ottenere la fiducia, sia pure per un soffio, ma che non sembra del tutto rispondere alle richieste del capo dello Stato. Anche in vista di importanti appuntamenti, nei quali si verranno con tutta probabilità a creare maggioranze variabili. E’ il caso, ad esempio, del voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan. In queste ore si guarda con apprensione, da una parte e dall’altra, alle scelte di alcuni senatori ancora incerti. Decisivo potrebbe essere l’atteggiamento di Luigi Pallaro, il senatore eletto nella circoscrizione estero, che finora ha appoggiato Prodi, ma che stavolta sembra propenso a negare la fiducia. Aspre polemiche, invece, sulla scelta già annunciata da Marco Follini, ex segretario dell’UDC, di passare nello schieramento di centrosinistra. Un tradimento dell’elettorato, affermano Casini e Berlusconi. E l’ex premier parla apertamente di mercato dei voti. DS e Margherita sperano, invece, che la scelta di Follini apra la strada all’allargamento della coalizione. Anche perché, ha detto ieri D’Alema, certa sinistra radicale non serve al Paese. Una posizione quella del ministro degli Esteri destinata a non rimanere senza conseguenze nel dibattito interno all’Unione.

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