2007-02-24 13:56:08

Napolitano rinvia Prodi alle Camere. Forse al Senato il primo voto di fiducia


Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rinviato il premier dimissionario Romano Prodi alle Camere per verificare la tenuta della maggioranza attraverso il voto di fiducia. La decisione, formalizzata poco prima di mezzogiorno, è stata presa da Napolitano al termine delle consultazioni al Quirinale. Servizio di Giampiero Guadagni.

Come previsto, lo sbocco alla crisi di Governo è il rinvio in tempi brevissimi di Romano Prodi alle Camere per ottenere la fiducia. Il Capo dello Stato, spiegando la sua decisione al termine del colloquio di questa mattina con Prodi, ha sottolineato la debolezza delle alternative concrete. E cioè: elezioni anticipate e governo istituzionale. L’opposizione, infatti, nettamente contraria alla riedizione del governo Prodi, non ha però avanzato una proposta condivisa. Da parte sua, Prodi ha detto che si presenterà alle Camere con slancio rinnovato di una coalizione coesa per aiutare il Paese in questo difficile passaggio e spingerlo verso la ripresa economica in atto. Assai negativi i primi commenti dell’opposizione. Per Cicchitto, Forza Italia, la decisione presa oggi è peggiore anche dell’ipotizzato Prodi bis, cioè l’incarico al premier dimissionario di formare un nuovo Governo. In queste ore l’Unione ha assicurato a Napolitano di avere in Senato i numeri per continuare a governare. Il quorum per la fiducia è a quota 161, che il centrosinistra si dice in grado di raggiungere contando anche sull’appoggio sicuro di quattro senatori a vita. Ma la situazione è ancora in bilico, a causa di alcuni voti incerti, compresi quelli di Rossi e Turigliatto, i due dissidenti della sinistra radicale, che con il loro mancato voto favorevole sulla politica estera dell’Esecutivo avevano contribuito alle dimissioni di Prodi. La novità principale delle ultime ore è il sì al Governo da parte di Marco Follini, ex segretario dell’Udc ed eletto nello schieramento di centrodestra. Ma Napolitano vuole un Governo, sue parole ribadite oggi, stabile e credibile. E chiede dunque all’Unione garanzie non solo sui numeri e quindi sulla fiducia. Ma anche sugli appuntamenti successivi, a partire dal voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan.









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