La soddisfazione di mons. Tomasi per l'accordo di Oslo contro le "cluster bomb"
La Conferenza internazionale ad Oslo per la messa al bando delle “cluster bomb”, le
cosiddette munizioni a grappolo, si è chiusa ieri con l’impegno per un nuovo trattato
che dovrà essere pronto entro il 2008. Alla riunione non hanno preso parte oltre a
Russia e Cina, anche gli Stati Uniti che considerano più adatta per il negoziato la
Convenzione su alcune armi convenzionali (Convention on Certain Conventional Weapons),
in vigore dal 1980. Gli Stati Uniti hanno anche respinto la proposta di mettere al
bando le cluster bomb a partire dal 2008, come chiesto durante la Conferenza da 46
Paesi. Ma ad Oslo è stato comunque raggiunto un importante accordo. Il servizio di
Vincenzo Lanza:
********** Grande la soddisfazione delle organizzazioni
della società civile e dei rappresentanti governativi di 46 dei 49 Paesi, riuniti
ad Oslo, giovedì e venerdì, per la Dichiarazione congiunta che li impegna a negoziare
e concludere entro il 2008 un trattato internazionale per la messa al bando delle
munizioni cluster, note anche come bombe o proiettili a grappolo. Giappone, Polonia
e Romania per il momento si sono astenuti. Alla Conferenza internazionale, promossa
dal governo norvegese, seguiranno altri incontri internazionali a Lima, in Perù, a
maggio, a Vienna in dicembre, e a Dublino agli inizi del 2008. Il trattato del 2008
dovrà contenere il preciso ed esplicito impegno dei Paesi firmatari a non più produrre,
usare e trasferire, ed invece, entro breve, distruggere queste micidiali armi, il
cui impiego colpisce, provocando vittime e feriti in gran parte, anche le popolazioni
civili.
Per la Radio Vaticana, Vincenzo Lanza.
********** Alla
Conferenza di Oslo ha partecipato anche una delegazione della Santa Sede, fortemente
impegnata nei consessi internazionali a promuovere il disarmo. Roberta Gisotti ha
intervistato l’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore permanente presso le Nazioni
Unite a Ginevra:
**********
D. - Eccellenza, i risultati raggiunti
in questa Conferenza devono aprirci alla speranza per la reale messa al bando delle
cosiddette bombe a grappolo o si allontana invece la speranza di risparmiare la vita
di così tante vittime, soprattutto civili, di questi micidiali ordigni, visto che
si parla di un impegno di trattato?
R. – La riunione di Oslo è stata più positiva
di quanto ci si aspettasse per cui si apre una porta molto ampia. La dichiarazione
finale, pur essendo una dichiarazione politica, ha il grande valore di forzare la
comunità internazionale a prepararsi per uno strumento giuridico che eventualmente
metta al bando questo tipo di armi.
D. – In particolare, quale ruolo ha potuto
giocare la delegazione della Santa Sede?
R. – La Santa Sede, e soprattutto
qui la commissione di Ginevra, è stata, dal primo momento, impegnata a presentare
delle proposte concrete per arrivare a questi passi che si stanno facendo in questi
giorni. Il primo punto era di chiedere una moratoria sull’uso di queste bombe a grappolo,
soprattutto dopo l’esperienza tragica del loro uso nell’ultima guerra in Libano. Poi
si è fatto un passo al di là, vedendo l’appoggio che vari Stati hanno cominciato a
dare, prima esitando ma poi in numero sempre più grande, all’idea che è necessario,
per evitare queste vittime civili di questi ordigni, arrivare ad uno strumento internazionale
che le regolino, eventualmente che le eliminino. E quindi adesso ci sono una cinquantina
di Stati ormai, che sono direttamente coinvolti a cercare di trovare una soluzione.