2007-02-22 15:05:04

Dialogo a tutto campo nell’incontro in Vaticano tra Benedetto XVI e i parroci romani. Al centro del confronto: la trasmissione della fede e la pastorale giovanile


Un dialogo sincero, ampio e fecondo all’insegna della gioia e della comunione che unisce i sacerdoti romani al loro vescovo. Con questo spirito, si è svolto stamani nell’Aula delle Benedizioni, l’incontro di Benedetto XVI con i sacerdoti romani, guidati dal cardinale vicario, Camillo Ruini. Il Papa ha risposto alle domande di nove sacerdoti su temi che hanno spaziato dalla pastorale giovanile, all’importanza dei Santuari e ancora dai movimenti ecclesiali all’arte sacra quale strumento di evangelizzazione. Ce ne parla Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

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Sono contento di essere il vescovo “di una grande diocesi”, vedere tanti sacerdoti mi dà “molto conforto”. E’ iniziato con questo riconoscimento, il dialogo tra Benedetto XVI e i parroci romani. Un confronto sincero, in un clima particolarmente cordiale, segnato da molti applausi e anche da momenti di umorismo. Rispondendo ad un sacerdote del Santuario del Divino Amore, Benedetto XVI ha sottolineato che luoghi come questo ci fanno vivere l’esperienza di una preghiera di generazioni nei secoli. Ha messo così l’accento sul valore della pietà popolare e dell’incontro con la devozione mariana. Per questo, i Santuari sono fondamentali per la Chiesa. Ha rammentato, così, i pellegrinaggi nella sua terra bavarese al Santuario di Altötting momenti in cui i giovani riscoprono la propria coscienza cristiana. E proprio alla pastorale giovanile, il Papa ha dedicato una parte significativa delle sue riflessioni. E’ importante, ha avvertito, che i giovani siano accompagnati nel cammino di conversione. Un cammino possibile e ragionevole, anche per la gioventù di oggi:

 
“Sappiamo che la gioventù deve essere veramente una priorità del nostro lavoro pastorale, perché la gioventù vive in un mondo lontano da Dio. Trovare in questo nostro contesto culturale l’incontro con Cristo, la vita cristiana e la vita della fede è molto difficile. I giovani hanno bisogno di tanto accompagnamento per poter realmente trovare questa strada”.

 
Guardando alla Quaresima, ha aggiunto, bisogna riconoscere che ci vuole pazienza, fiducia e coraggio nel perseverare sul cammino verso Gesù. Ai giovani, ha detto ancora, bisogna far capire che Cristo non è un grande profeta. In lui, vediamo il Volto di Dio, il Volto del perdono e dell’amore. Rispondendo ad un’altra domanda, il Papa si è soffermato sull’importanza della lettura della Sacra Scrittura, a cui verrà dedicato il prossimo Sinodo. Una lettura che deve essere integrale. La Bibbia va letta nella sua unità. E’ un cammino unico, ha proseguito, in cui una parte spiega l’altra. D’altro canto, ha rilevato, in Cristo troviamo la chiave di tutto. La Sacra Scrittura, è stata la riflessione del Santo Padre, è un cammino che ha una direzione, porta alla Croce di Cristo. Il Papa ha quindi ribadito che la Sacra Scrittura va sempre letta in una dimensione non solo storica e cristologica, ma anche ecclesiologica, perché tutti i suoi passi sono passi del popolo di Dio. E’ stata quindi la volta del tema dei Movimenti ecclesiali. Serve un dialogo a tutti i livelli, ha suggerito il Papa, ma "non bisogna spegnere i carismi":

 
“Se il Signore ci dà nuovi doni, dobbiamo essere grati anche se sono scomodi questi nuovi doni. E’ una bella cosa che nascano senza un’iniziativa della gerarchia. Scaturiscono da una iniziativa dal basso - come si dice – ma è anche un'iniziativa realmente dall’alto, cioè dai doni dello Spirito Santo, che nascono nuove forme di vita della Chiesa come sono nati in tutti i secoli”.

 
In un’altra risposta, il Papa ha riconosciuto che la fede in Italia è ancora profondamente radicata, anche se minacciata da molte sfide. Quindi, ha ribadito che la Chiesa è innanzitutto una realtà spirituale:

 
“Possiamo anche attirare il nostro popolo in questa visione, perché capiscano che la Chiesa non è una grande struttura, uno di questi enti sovranazionali. La Chiesa, pur essendo corpo, è corpo di Cristo e quindi un corpo spirituale, come dice San Paolo. La Chiesa non è una organizzazione sovranazionale, non è un corpo amministrativo, non è un corpo di potere. Non è neanche una agenzia sociale, benché faccia un lavoro sociale, ma è un corpo spirituale”.

E sull’equilibrio personale nel vivere la dimensione spirituale e pastorale, il Papa ha voluto rispondere con una battuta:

 
“I Vangeli ci dicono: ‘Di giorno lavorava, di notte era sul monte col Padre e pregava’. Io devo qui confessare la mia debolezza, perché di notte non posso pregare, vorrei dormire di notte, ma… (applausi) … tuttavia un po’ di tempo libero per il Signore ci vuole realmente”.
 
Infine, il Pontefice ha offerto una sua riflessione sull’importanza dell’arte sacra, definita una catechesi sempre viva, un tesoro di cui l’Italia è ricca in modo inestimabile. Anche questa ricchezza artistica, ha affermato, dimostra che la Chiesa, nonostante i suoi peccati e le sue debolezze, non è mai stata un corpo di oppressione, ma sempre fonte di ispirazione.

 
Dal canto suo, nell’indirizzo d’omaggio, il cardinale vicario, Camillo Ruini, ha sottolineato l’importanza di questo appuntamento, nel quale i sacerdoti della diocesi di Roma hanno potuto presentare liberamente al Papa “le proprie domande, attese, speranze e difficoltà”. Il porporato ha inoltre messo l’accento sul tema sviluppato quest’anno dalla pastorale diocesana, ovvero la gioia della fede e l’educazione delle nuove generazioni. Un compito particolarmente impegnativo pensando soprattutto ai giovani, maggiormente esposti ai processi di secolarizzazione e scristianizzazione.
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