Dialogo a tutto campo nell’incontro in Vaticano tra Benedetto XVI e i parroci romani.
Al centro del confronto: la trasmissione della fede e la pastorale giovanile
Un dialogo sincero, ampio e fecondo all’insegna della gioia e della comunione che
unisce i sacerdoti romani al loro vescovo. Con questo spirito, si è svolto stamani
nell’Aula delle Benedizioni, l’incontro di Benedetto XVI con i sacerdoti romani, guidati
dal cardinale vicario, Camillo Ruini. Il Papa ha risposto alle domande di nove sacerdoti
su temi che hanno spaziato dalla pastorale giovanile, all’importanza dei Santuari
e ancora dai movimenti ecclesiali all’arte sacra quale strumento di evangelizzazione.
Ce ne parla Alessandro Gisotti:
*********** Sono
contento di essere il vescovo “di una grande diocesi”, vedere tanti sacerdoti mi dà
“molto conforto”. E’ iniziato con questo riconoscimento, il dialogo tra Benedetto
XVI e i parroci romani. Un confronto sincero, in un clima particolarmente cordiale,
segnato da molti applausi e anche da momenti di umorismo. Rispondendo ad un sacerdote
del Santuario del Divino Amore, Benedetto XVI ha sottolineato che luoghi come questo
ci fanno vivere l’esperienza di una preghiera di generazioni nei secoli. Ha messo
così l’accento sul valore della pietà popolare e dell’incontro con la devozione mariana.
Per questo, i Santuari sono fondamentali per la Chiesa. Ha rammentato, così, i pellegrinaggi
nella sua terra bavarese al Santuario di Altötting momenti in cui i giovani riscoprono
la propria coscienza cristiana. E proprio alla pastorale giovanile, il Papa ha dedicato
una parte significativa delle sue riflessioni. E’ importante, ha avvertito, che i
giovani siano accompagnati nel cammino di conversione. Un cammino possibile e ragionevole,
anche per la gioventù di oggi:
“Sappiamo che la
gioventù deve essere veramente una priorità del nostro lavoro pastorale, perché la
gioventù vive in un mondo lontano da Dio. Trovare in questo nostro contesto culturale
l’incontro con Cristo, la vita cristiana e la vita della fede è molto difficile. I
giovani hanno bisogno di tanto accompagnamento per poter realmente trovare questa
strada”. Guardando alla Quaresima,
ha aggiunto, bisogna riconoscere che ci vuole pazienza, fiducia e coraggio nel perseverare
sul cammino verso Gesù. Ai giovani, ha detto ancora, bisogna far capire che Cristo
non è un grande profeta. In lui, vediamo il Volto di Dio, il Volto del perdono e dell’amore.
Rispondendo ad un’altra domanda, il Papa si è soffermato sull’importanza della lettura
della Sacra Scrittura, a cui verrà dedicato il prossimo Sinodo. Una lettura che deve
essere integrale. La Bibbia va letta nella sua unità. E’ un cammino unico, ha proseguito,
in cui una parte spiega l’altra. D’altro canto, ha rilevato, in Cristo troviamo la
chiave di tutto. La Sacra Scrittura, è stata la riflessione del Santo Padre, è un
cammino che ha una direzione, porta alla Croce di Cristo. Il Papa ha quindi ribadito
che la Sacra Scrittura va sempre letta in una dimensione non solo storica e cristologica,
ma anche ecclesiologica, perché tutti i suoi passi sono passi del popolo di Dio. E’
stata quindi la volta del tema dei Movimenti ecclesiali. Serve un dialogo a tutti
i livelli, ha suggerito il Papa, ma "non bisogna spegnere i carismi":
“Se
il Signore ci dà nuovi doni, dobbiamo essere grati anche se sono scomodi questi nuovi
doni. E’ una bella cosa che nascano senza un’iniziativa della gerarchia. Scaturiscono
da una iniziativa dal basso - come si dice – ma è anche un'iniziativa realmente dall’alto,
cioè dai doni dello Spirito Santo, che nascono nuove forme di vita della Chiesa come
sono nati in tutti i secoli”. In
un’altra risposta, il Papa ha riconosciuto che la fede in Italia è ancora profondamente
radicata, anche se minacciata da molte sfide. Quindi, ha ribadito che la Chiesa è
innanzitutto una realtà spirituale:
“Possiamo
anche attirare il nostro popolo in questa visione, perché capiscano che la Chiesa
non è una grande struttura, uno di questi enti sovranazionali. La Chiesa, pur essendo
corpo, è corpo di Cristo e quindi un corpo spirituale, come dice San Paolo. La Chiesa
non è una organizzazione sovranazionale, non è un corpo amministrativo, non è un corpo
di potere. Non è neanche una agenzia sociale, benché faccia un lavoro sociale, ma
è un corpo spirituale”.
E sull’equilibrio personale nel vivere la
dimensione spirituale e pastorale, il Papa ha voluto rispondere con una battuta:
“I
Vangeli ci dicono: ‘Di giorno lavorava, di notte era sul monte col Padre e pregava’.
Io devo qui confessare la mia debolezza, perché di notte non posso pregare, vorrei
dormire di notte, ma… (applausi) … tuttavia un po’ di tempo libero per il Signore
ci vuole realmente”. Infine, il Pontefice ha offerto una
sua riflessione sull’importanza dell’arte sacra, definita una catechesi sempre viva,
un tesoro di cui l’Italia è ricca in modo inestimabile. Anche questa ricchezza artistica,
ha affermato, dimostra che la Chiesa, nonostante i suoi peccati e le sue debolezze,
non è mai stata un corpo di oppressione, ma sempre fonte di ispirazione.
Dal
canto suo, nell’indirizzo d’omaggio, il cardinale vicario, Camillo Ruini, ha sottolineato
l’importanza di questo appuntamento, nel quale i sacerdoti della diocesi di Roma hanno
potuto presentare liberamente al Papa “le proprie domande, attese, speranze e difficoltà”.
Il porporato ha inoltre messo l’accento sul tema sviluppato quest’anno dalla pastorale
diocesana, ovvero la gioia della fede e l’educazione delle nuove generazioni. Un compito
particolarmente impegnativo pensando soprattutto ai giovani, maggiormente esposti
ai processi di secolarizzazione e scristianizzazione. ***********