2007-02-21 19:59:32

Iraq/Kurdistan: Trasferita da Baghdad l'Università cattolica caldea


BAGHDAD, 22feb07 - In Iraq, il Babel College, l'unica Università teologica dell'Iraq, è stata trasferita da Baghdad ad Ankawa nel Kurdistan. Lo ha reso noto il suo rettore, mons. Jacques Isaac, del Patriarcato caldeo. Il trasferimento si è reso necessario per le crescenti difficolta che l'università incontrava nella capitale irachena. "Inizialmente abbiamo avuto problemi a trovare una sede, ma non potevamo permetterci di chiudere - spiega il rettore -. Il Babel è una fonte di speranza e un punto di incontro non solo per la Chiesa caldea, ma anche per quella siro-ortodossa, assira e per tutte le altre denominazioni presenti in Iraq”. “Il trasferimento è stato doloroso – racconta mons. Isaac -, ma ora ne iniziamo a cogliere anche gli aspetti positivi sulla comunità locale di Ankawa". Per questo è in esame l’ipotesi di “mantenere la sede di Ankawa del Babel College anche quando la situazione sarà normalizzata, e aprirne un’altra di nuovo a Baghdad”. Quello, invece, che non è previsto “neppure lontanamente”, è un un trasferimento del Patriarcato caldeo dalla capitale. “Le difficoltà a Baghdad sono enormi - aggiunge mons. Isaac -, ma abbandonare i fedeli rimasti e che coraggiosi affollano le Messe sarebbe dare un colpo mortale al morale di tutta la comunità. È adesso che dobbiamo rimanere, partecipare alle loro sofferenze, adesso c’è bisogno di noi e se dobbiamo morire con loro, come sacerdoti o vescovi, siamo pronti a farlo”.
(Asianews - MANCINI)
“La situazione - riferisce il presule caldeo - è pericolosa per tutti, non solo per i cristiani, ma le difficoltà non hanno mai ucciso la Chiesa”. E porta degli esempi: “Le parrocchie a Baghdad sono aperte, a Natale erano piene e alcune messe sono state trasmesse dalla televisione statale, il catechismo per la Prima Comunione è sempre frequentato, come pure i corsi prematrimoniali; inoltre, dopo la nazionalizzazione delle scuole sotto Saddam, ora abbiamo anche una scuola privata”. Mons. Isaac, anche vescovo ausiliare per gli Affari culturali a Baghdad, garantisce che la guerra non ha fermato la pubblicazione di riviste, l’uscita di nuovi libri e le attività intellettuali.
Quest’anno la Pasqua non è considerata periodo a maggior rischio di attentati: “Ormai siamo abituati, tutto l’anno ogni volta che usciamo di casa siamo coscienti che vi potremo non fare ritorno, ma questo non può impedirci di continuare a vivere”. “Parlare della Croce e della Passione di Gesù Cristo è una cosa, ma viverla è un’altra - spiega il presule - noi cristiani in Iraq viviamo la Croce ogni giorno e morire con Gesù, significa anche risorgere con Lui, oggi più che mai possiamo capire veramente la dimensione della Sua Passione”.
Lo scorso 14 febbraio, dopo l’udienza generale, mons. Isaac - a Roma per una visita di alcuni giorni - ha incontrato Benedetto XVI, al qual ha chiesto di pregare per la pace in Iraq. E il Papa - racconta il vescovo - gli ha risposto: “Tutti i giorni prego per l’Iraq”.










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