2007-02-20 14:21:01

Mons. Sgreccia: per un credente è legittimo il ricorso all’obiezione di coscienza se la vita umana è a rischio


Quando la vita umana, nata e non nata, può essere messa in pericolo da pratiche mediche – dall’aborto, alla sperimentazione sugli embrioni, all’eutanasia – il medico o il farmacista credente può e deve mettere in atto l’obiezione di coscienza. E’ l’assunto centrale emerso stamattina dalla presentazione, nella Sala Stampa vaticana, del Convegno organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita e intitolato “La coscienza cristiana e il diritto alla vita”, cui hanno preso parte il presidente dell’organismo vaticano, l’arcivescovo Elio Sgreccia, il vicepresidente, mons. Jean Laffitte, il vescovo di Sydney, Anthony Fisher e la prof.ssa spagnola, Monica Lopez Barahona. Il 23 e il 24 febbraio prossimi, docenti, scienziati, esperti di morale di tutto il mondo si riuniranno in Vaticano per affrontare gli interrogativi etici e sociali che le nuove frontiere della ricerca scientifica e del diritto internazionale pongono alla sensibilità dei credenti, in particolare quelli che operano nel campo medico. Il servizio di Alessandro De Carolis.
Qual è il rapporto tra coscienza morale e diritto alla vita? Si può ricorrere all’obiezione di coscienza in modo legale di fronte ad azioni che violano questo diritto? E quanta sensibilità c’è oggi nelle legislazioni nazionali e internazionali rispetto alle problematiche bioetiche? Domande cruciali, queste ed altre, per il Congresso internazionale promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita, che si svolgerà nell’Aula nuova del Sinodo, in Vaticano, tra giovedì e venerdì prossimo, in occasione della 13.ma Assemble generale dell’Accademia Pontificia. “Siamo convinti che non soltanto c’è uno spazio legittimo per la coscienza cristiana nella società pluralista, ma c’è un’utilità per tutta la società quando la coscienza cristiana può esprimersi e può offrire il suo contributo”, ha affermato il presidente della Pontificia Accademia per la vita, l’arcivescovo Elio Sgreccia, uno dei relatori in conferenza stampa, che è poi entrato nel merito del tema principale: l’obiezione di coscienza di fronte ad una legge o a una circostanza che non tuteli o metta a rischio il valore sacro della vita:

 
“Vorrei far notare che l’obiezione di coscienza non è l’unica istanza della coscienza cristiana in campo sociale e sanitario. Innanzitutto la coscienza esige la testimonianza in positivo, nel servizio, nell’amore per la vita di ogni fratello ma proprio per il servizio alla vita, per l’onore che spetta ad ogni uomo vivente, è necessario evitare il male e quando occorre, porre in atto l’obiezione e la protesta anche di coscienza. L’obiezione di coscienza, se accompagnata da amore di verità, per ogni persona, non è fuga dalla responsabilità, ma al contrario un’assunzione di una testimonianza di aiuto”.

 
Tra i quesiti dei giornalisti, il tema dell’obiezione di coscienza è stato riproposto da varie angolature. Uno dei cronisti presenti ha ricordato che il prossimo 6 aprile in Gran Bretagna dovrebbe entrare in vigore una legge che, intendendo evitare discriminazioni, consentirà l’adozione di bambini anche a coppie omosessuali. Le agenzie cattoliche britanniche preposte alle adozioni dovranno adeguarsi pena il porsi in una situazione di illegalità. Ecco, sulla questione, l’opinione di mons. Sgreccia:

 
“Io sostengo, credo di non sbagliare, che l’obiezione di coscienza è pienamente fondata e mi meraviglierei se in una nazione come l’Inghilterra, solitamente ritenuta la patria delle libertà fondamentali si rifiutasse di riconoscere questa obiezione da parte dell’agenzia o si insistesse nel fatto di porre un aut aut - o accettate o chiudete - perché questo sarebbe il contrario della libertà. Quindi, spero che questo non avvenga o che comunque susciti qualche ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo. C’è una tendenza tuttavia nell’Europa, per esempio anche nella Convenzione di Oviedo, ad ignorare l’obiezione di coscienza. L’obiezione di coscienza, intendiamoci, non rimedia tutto, rimedia soltanto per colui che la fa. Ma almeno che questo sia salvaguardato come libertà della persona”.

 
Del resto, ha osservato il vicepresidente dell’Accademia Pontifica, mons. Jean Laffitte, oggi l’obiezione di coscienza si concepisce, da un punto di vista giuridico, sostanzialmente in ambito militare o medico. Tuttavia, il ricorrere all’obiezione viene svuotato di senso laddove una legge obblighi ad esempio un medico o un infermiere a non rifiutare l’aborto, esponendosi così a sanzioni. C’è allora possibilità di sottrarsi per un credente all’obiezione di coscienza? Si tratta di un richiamo morale obbligatorio o no? Mons. Sgreccia ha ribadito:

 
“Questo non vuol dire automaticamente che uno debba esprimere per iscritto, subito, l’obiezione di coscienza, ma vuol dire che qualora il soggetto - medico, infermiere o farmacista - venisse posto in quelle condizioni, è tenuto ad avvertire l’obbligo di salvaguardare la vita. Il Magistero avverte, dichiara, poi il soggetto sa e prende coscienza e quando si trova nella circostanza, deve ricordare questo fatto”.
 







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