2007-02-19 15:47:42

Violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita


(19 febbraio 2007 - RV) Migliaia di detenuti senza processo; bambini condannati a morte; vessazioni per le donne in carcere: è questa la situazione nelle carceri e nei tribunali in Arabia Saudita, secondo un Rapporto di Human Rights Watch (HRW), citato dall’agenzia del PIME, AsiaNews. Per 4 settimane, infatti, su invito del governo saudita, una commissione dell’organizzazione per i diritti umani ha potuto ispezionare tribunali e prigioni, seppure sotto costante “sorveglianza” e con numerose limitazioni. Secondo HRW, in Arabia Saudita la polizia segreta tiene migliaia di persone in carcere per anni per ragioni politiche, senza accusa e senza nemmeno farle comparire davanti a un giudice, anche se il codice di procedura penale prevede che la detenzione non possa superare i 6 mesi. Gli imputati spesso non hanno un avvocato e i legali hanno difficoltà a vedere i documenti dell’accusa. Il processo in genere si svolge a porte chiuse, nonostante il codice preveda che avvenga in modo pubblico. Molte condanne – afferma l’organizzazione per i diritti umani – sono fondate su indizi minimi e spesso i giudici non scrivono il verdetto, come nel caso dei processi politici contro i presunti rivoltosi di Najran nel 2000. Nella prigione di al-Ha, a sud di Riyadh, molti prigionieri hanno subito abusi fisici e altri sono rimasti in carcere anche per lungo tempo, dopo avere espiato la condanna. Ma molte delle 300 persone ascoltate hanno detto di non voler fare denunce per timore di “rappresaglie” delle autorità. I bambini sono incarcerati anche per delitti minori e anche per violazione di norme “morali”. In carcere sono tenuti in isolamento e percossi. Ci sono minori di 13 anni condannati a morte, perché ritenuti “maturi”, senza che Hrw abbia potuto sapere cosa avessero fatto. Ancora peggiore è la situazione delle donne detenute, spesso soggette a un controllo costante di guardie maschili. HRW ritiene comunque che l’invito ricevuto dal governo saudita “sia prova di una nuova disponibilità a discutere sui diritti umani nel Paese”. “Anche se – precisa – le restrizioni alla possibilità di visitare le prigioni e la generale proibizione di assistere ai processi, fanno pensare che il governo saudita abbia ancora molto da nascondere”.







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