Il Regno Unito potrebbe permettere alle donne di vendere i propri ovuli
“L’etica del profitto contagia il mondo”. Così mons. Elio Sgreccia presidente della
Pontificia Accademia per la Vita in un‘intervista al quotidiano La Stampa sulla notizia
che le donne britanniche potrebbero essere pagate 250 sterline per ogni donazione
di ovuli da destinare alla ricerca scientifica. Mons. Sgreccia ribadendo l’inaccettabilità
di una tale pratica dal punto di vita morale ha sottolineato anche che in questo
modo “verrebbe calpestata la dignità della donna”. L’Autorità britannica per la fertilità
umana e l'embriologia dovrebbe annunciare il via libera alla pratica il prossimo 21
febbraio. Al microfono di Massimiliano Menichetti Francesco D’Agostino Presidente
dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani:
********** R. - La stessa espressione
“donatrice a pagamento” è un insulto per l’intelligenza e per l’etica. Si vuole, attraverso
il riferimento alla donazione, legittimare una pratica che è esclusivamente speculativa
e va contro uno dei principi fondamentali della dignità dell’uomo, la non commerciabilità
del corpo umano in alcuna delle sue parti.
D. – Il documento fa riferimento
anche alla possibilità di avere una piccola somma di rimborso spese. Questo potrebbe
far intravedere che le donazioni potrebbero anche non venire soltanto dalle donne
britanniche?
R. – Ma sembra proprio di capire che le cose stiano così.
La cifra che viene messa a disposizione per un’operazione così invasiva come il prelievo
degli ovociti è abbastanza bassa. La promessa aggiunta di rimborsare le spese di viaggio
fa inevitabilmente venire in mente che gli inglesi sperino che molte donne che provengono
dall’economia disagiata come quella dell’est europeo, possano mettersi in movimento
per Londra per vendere i loro ovociti ottenendo il rimborso delle spese di viaggio
e questa cifra, se è piccola per una donna inglese, è molto cospicua per una donna
dell’est europeo. Vergogna si aggiunge a vergogna. **********