2007-02-19 15:41:44

Il Regno Unito potrebbe permettere alle donne di vendere i propri ovuli


“L’etica del profitto contagia il mondo”. Così mons. Elio Sgreccia presidente della Pontificia Accademia per la Vita in un‘intervista al quotidiano La Stampa sulla notizia che le donne britanniche potrebbero essere pagate 250 sterline per ogni donazione di ovuli da destinare alla ricerca scientifica. Mons. Sgreccia ribadendo l’inaccettabilità di una tale pratica dal punto di vita morale ha sottolineato anche che in questo modo “verrebbe calpestata la dignità della donna”. L’Autorità britannica per la fertilità umana e l'embriologia dovrebbe annunciare il via libera alla pratica il prossimo 21 febbraio. Al microfono di Massimiliano Menichetti Francesco D’Agostino Presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani:

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R. - La stessa espressione “donatrice a pagamento” è un insulto per l’intelligenza e per l’etica. Si vuole, attraverso il riferimento alla donazione, legittimare una pratica che è esclusivamente speculativa e va contro uno dei principi fondamentali della dignità dell’uomo, la non commerciabilità del corpo umano in alcuna delle sue parti.


D. – Il documento fa riferimento anche alla possibilità di avere una piccola somma di rimborso spese. Questo potrebbe far intravedere che le donazioni potrebbero anche non venire soltanto dalle donne britanniche?


R. – Ma sembra proprio di capire che le cose stiano così. La cifra che viene messa a disposizione per un’operazione così invasiva come il prelievo degli ovociti è abbastanza bassa. La promessa aggiunta di rimborsare le spese di viaggio fa inevitabilmente venire in mente che gli inglesi sperino che molte donne che provengono dall’economia disagiata come quella dell’est europeo, possano mettersi in movimento per Londra per vendere i loro ovociti ottenendo il rimborso delle spese di viaggio e questa cifra, se è piccola per una donna inglese, è molto cospicua per una donna dell’est europeo. Vergogna si aggiunge a vergogna.
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