2007-02-17 16:49:23

Padre Rupnik termina oggi, dopo tre anni, i suoi commenti al Vangelo per il nostro Rg


In questa settima Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù dice:

“Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano … Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso … Amate invece i vostri nemici … e sarete figli dell'Altissimo”.

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik: RealAudioMP3

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Cristo esorta coloro che lo ascoltano ad amare i propri nemici, a fare del bene a coloro che li odiano e a benedire coloro che li maledicono. Dicendo questo, traccia un paragone con i peccatori i quali amano quelli che li amano, fanno bene a coloro che fanno loro del bene e prestano a coloro dai quali aspettano un guadagno. Ma il fatto è che per amare i nemici non basta darsi un ordine. Qui si sperimenta il fallimento della volontà umana. Amare i nemici “può” solo l’amore di Dio; infatti San Paolo dice che Dio ci ha amati quando eravamo ancora nemici di Dio e noi, solo accogliendo questo amore, diventiamo simili a Dio perché ciò che ci fa simili è esattamente quell’amore con cui Lui ci ha amati per primo. Nel suo amore noi “possiamo”.


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Con la riflessione odierna, padre Rupnik termina, dopo tre anni, i suoi commenti al Vangelo della Domenica. Interventi che si possono trovare integralmente nell’archivio del Radiogiornale sul nostro sito web www.radiovaticana.org. Da sabato prossimo inizierà il nuovo ciclo di commenti al Vangelo un altro teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia presso la Pontificia Università Lateranense. Padre Rupnik, 53 anni, sloveno, teologo gesuita, direttore del Centro Studi e Ricerche “Ezio Aletti” per il dialogo e la conoscenza reciproca tra oriente e occidente cristiano, è anche pittore, iconografo e mosaicista. E’ lui che ha completato, dietro richiesta di Giovanni Paolo II, il mosaico della Cappella pontificia Redemptoris Mater in Vaticano. A padre Rupnik va il più sentito e sincero ringraziamento da parte di tutti noi per la sua collaborazione. Oggi è ancora ai nostri microfoni. Sergio Centofanti gli ha chiesto come leggere il Vangelo in modo fruttuoso, senza abituarsi alla Parola di Dio: RealAudioMP3

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R. – Io penso che la cosa principale è l’aver sempre viva la coscienza che la Parola di Dio è di Dio. Quello che diceva San Teofane il Recluso “Non essere attenti a che cosa significa, ma attenti a Chi è questa Parola”. È che la Parola è “inzuppata” - se mi passate questo termine - dallo Spirito Santo; è veramente, testualmente come un pezzo di pane imbevuto, inzuppato nel vino. Così il pane diventa pieno di vino e la Parola di Dio è piena di Spirito Santo e lo Spirito Santo è il Signore che dà la vita e comunica Dio in modo personale. Penso che questo sia fondamentale: avvicinarsi alla Parola come ad una persona viva; cioè, non leggerla come un libro di letteratura o come un testo da decifrare ma come un testo da amare.

D. – Il Papa ha spesso esortato i fedeli alla Lectio divina: come intraprendere questa esperienza?

R. – Dirlo in sintesi è difficile; però importante è cominciare a leggere la Sacra Scrittura. Oggi il problema molto grande di tanti cristiani è che conoscono la Scrittura solo a brani. Invece, bisogna cominciare a leggere la Scrittura autore per autore: Marco, Luca, Giovanni, Isaia, i testi sapienziali ... affinché pian piano si cominci a “nuotare” dentro la Parola di Dio. E allora, la Lectio diventa più reale più vera, perché tu entri in un brano e subito il brano stesso ti richiama un altro brano: o per le parole, o per le immagini, o per i contenuti, o per la sensazione spirituale che ti sveglia; e allora un altro brano ti ricorda un altro, e un terzo, e un quarto e cominci a sentire questa grande unità dalla prima all’ultima pagina della Bibbia che è Cristo. Per la Lectio divina è importantissimo capire che la parte più importante della Bibbia è il “dorso”, cioè quello che unisce tutti questi Libri insieme: che è Gesù Cristo.

D. - Ci avviciniamo alla Quaresima. Il Messaggio del Papa per questo tempo forte della Chiesa si intitola “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”: guardare Cristo Crocifisso. Lei, padre Rupnik, è un noto pittore di icone. Come pregare con le immagini, e cosa vuol dire guardare Cristo Crocifisso?

R. – Direi che l’epoca più ricca dell’arte dei cristiani, se torniamo un po’ di secoli indietro, ci insegna una cosa fondamentale e molto forte per la nostra fede: che noi guardiamo affinché ci rendiamo conto che siamo visti, che su di noi si posa uno sguardo che ci lava, che ci purifica, che ci ridà la vita, che ci ridà la dignità, che ci ricorda che anche noi abbiamo un volto, uno sguardo, un cuore, un amore ... cioè, noi guardiamo le immagini sacre per scoprire su di noi questo sguardo, come quello che Pietro ha colto nel cortile del Sommo Sacerdote quando Cristo si è voltato e lo ha guardato; è uno sguardo che rigenera l’uomo e lo crea nuovo. Ecco, io penso che le immagini dell’arte sacra, se sono vere, ci fanno scoprire che non bisogna fuggire davanti a Dio, che non siamo soli e che siamo guardati non da un poliziotto ma da un amore di una misericordia immensa e sconfinata.
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