Padre Rupnik termina oggi, dopo tre anni, i suoi commenti al Vangelo per il nostro
Rg
In questa settima Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci propone il Vangelo
in cui Gesù dice:
“Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi
odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano …
Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso
… Amate invece i vostri nemici … e sarete figli dell'Altissimo”.
Su questo
brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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Cristo
esorta coloro che lo ascoltano ad amare i propri nemici, a fare del bene a coloro
che li odiano e a benedire coloro che li maledicono. Dicendo questo, traccia un paragone
con i peccatori i quali amano quelli che li amano, fanno bene a coloro che fanno loro
del bene e prestano a coloro dai quali aspettano un guadagno. Ma il fatto è che per
amare i nemici non basta darsi un ordine. Qui si sperimenta il fallimento della volontà
umana. Amare i nemici “può” solo l’amore di Dio; infatti San Paolo dice che Dio ci
ha amati quando eravamo ancora nemici di Dio e noi, solo accogliendo questo amore,
diventiamo simili a Dio perché ciò che ci fa simili è esattamente quell’amore con
cui Lui ci ha amati per primo. Nel suo amore noi “possiamo”.
(musica) **********
Con
la riflessione odierna, padre Rupnik termina, dopo tre anni, i suoi commenti al Vangelo
della Domenica. Interventi che si possono trovare integralmente nell’archivio del
Radiogiornale sul nostro sito web www.radiovaticana.org. Da sabato prossimo
inizierà il nuovo ciclo di commenti al Vangelo un altro teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia presso la Pontificia Università Lateranense. Padre Rupnik,
53 anni, sloveno, teologo gesuita, direttore del Centro Studi e Ricerche “Ezio Aletti”
per il dialogo e la conoscenza reciproca tra oriente e occidente cristiano, è anche
pittore, iconografo e mosaicista. E’ lui che ha completato, dietro richiesta di Giovanni
Paolo II, il mosaico della Cappella pontificia Redemptoris Mater in Vaticano. A
padre Rupnik va il più sentito e sincero ringraziamento da parte di tutti noi per
la sua collaborazione. Oggi è ancora ai nostri microfoni. Sergio Centofanti gli
ha chiesto come leggere il Vangelo in modo fruttuoso, senza abituarsi alla Parola
di Dio:
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– Io penso che la cosa principale è l’aver sempre viva la coscienza che la Parola
di Dio è di Dio. Quello che diceva San Teofane il Recluso “Non essere attenti a che
cosa significa, ma attenti a Chi è questa Parola”. È che la Parola è “inzuppata” -
se mi passate questo termine - dallo Spirito Santo; è veramente, testualmente come
un pezzo di pane imbevuto, inzuppato nel vino. Così il pane diventa pieno di vino
e la Parola di Dio è piena di Spirito Santo e lo Spirito Santo è il Signore che dà
la vita e comunica Dio in modo personale. Penso che questo sia fondamentale: avvicinarsi
alla Parola come ad una persona viva; cioè, non leggerla come un libro di letteratura
o come un testo da decifrare ma come un testo da amare.
D. – Il Papa ha spesso
esortato i fedeli alla Lectio divina: come intraprendere questa esperienza?
R.
– Dirlo in sintesi è difficile; però importante è cominciare a leggere la Sacra Scrittura.
Oggi il problema molto grande di tanti cristiani è che conoscono la Scrittura solo
a brani. Invece, bisogna cominciare a leggere la Scrittura autore per autore: Marco,
Luca, Giovanni, Isaia, i testi sapienziali ... affinché pian piano si cominci a “nuotare”
dentro la Parola di Dio. E allora, la Lectio diventa più reale più vera, perché tu
entri in un brano e subito il brano stesso ti richiama un altro brano: o per le parole,
o per le immagini, o per i contenuti, o per la sensazione spirituale che ti sveglia;
e allora un altro brano ti ricorda un altro, e un terzo, e un quarto e cominci a sentire
questa grande unità dalla prima all’ultima pagina della Bibbia che è Cristo. Per la
Lectio divina è importantissimo capire che la parte più importante della Bibbia è
il “dorso”, cioè quello che unisce tutti questi Libri insieme: che è Gesù Cristo.
D.
- Ci avviciniamo alla Quaresima. Il Messaggio del Papa per questo tempo forte della
Chiesa si intitola “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”: guardare Cristo
Crocifisso. Lei, padre Rupnik, è un noto pittore di icone. Come pregare con le immagini,
e cosa vuol dire guardare Cristo Crocifisso?
R. – Direi che l’epoca più ricca
dell’arte dei cristiani, se torniamo un po’ di secoli indietro, ci insegna una cosa
fondamentale e molto forte per la nostra fede: che noi guardiamo affinché ci rendiamo
conto che siamo visti, che su di noi si posa uno sguardo che ci lava, che ci purifica,
che ci ridà la vita, che ci ridà la dignità, che ci ricorda che anche noi abbiamo
un volto, uno sguardo, un cuore, un amore ... cioè, noi guardiamo le immagini sacre
per scoprire su di noi questo sguardo, come quello che Pietro ha colto nel cortile
del Sommo Sacerdote quando Cristo si è voltato e lo ha guardato; è uno sguardo che
rigenera l’uomo e lo crea nuovo. Ecco, io penso che le immagini dell’arte sacra, se
sono vere, ci fanno scoprire che non bisogna fuggire davanti a Dio, che non siamo
soli e che siamo guardati non da un poliziotto ma da un amore di una misericordia
immensa e sconfinata. **********