2007-02-17 14:45:12

Libertà religiosa e difesa della famiglia dalle lobbies tra le priorità pastorali dell’America Latina, ricordate da Benedetto XVI ai rappresentanti pontifici del continente


(17 febbraio 2007 - RV) La Chiesa in America Latina è alla vigilia di un appuntamento molto importante, quasi un esame di coscienza del proprio operato negli ultimi anni: la quinta Assemblea generale del CELAM, Le Conferenze episcopali del continente sudamericano, che si svolgerà dal 13 al 31 maggio prossimi ad Aparecida, in Brasile, e che vedrà il Papa presiederne l’apertura. E proprio Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza, dopo una Messa presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, i rappresentanti pontifici che, da giovedì scorso a stamani, si sono incontrati per discutere sulle priorità pastorali dell’evento di maggio. Priorità che lo stesso Pontefice ha sintetizzato nel suo intervento di stamattina. Ce ne parla Alessandro De Carolis: RealAudioMP3


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Il “Continente della speranza”, come definì anni fa Giovanni Paolo II l’America Latina, torna a riflettere su se stesso: sul rapporto tra la Chiesa locale e la popolazione al mondo numericamente più cattolica, tra fede e sfide pastorali presenti e future, tra cui la tutela della famiglia, il dilagare delle sette, il riconoscimento di una effettiva e formale libertà religiosa. Guardando alla prossima Assemblea generale del CELAM e al lavoro preparatorio di questi mesi - tra cui va inserito l’incontro appena concluso dei rappresentanti pontifici - Benedetto XVI ne ha in sostanza sintetizzato “l’agenda” dei lavori. L’America Latina, ha detto il Papa, ha una grande tradizione di cattolicità, figlia di una “epopea missionaria” definita “straordinaria”: è in queste radici, dunque, che il popolo latinoamericano deve rintracciare le radici del suo essere e del suo agire attuale. E Benedetto XVI ha voluto portare un punto della sua riflessione sul perché di questo forte radicamento ecclesiale nel continente, che fa oggi della Chiesa cattolica “l’istituzione che gode del maggior credito da parte delle popolazioni latinoamericane”:

“Alcuni ambienti, lo sappiamo, affermano un contrasto tra la ricchezza e profondità delle culture precolombiane e la fede cristiana, presentata come una imposizione esteriore o un’alienazione per i popoli dell’America Latina. In verità, l’incontro tra queste culture e la fede in Cristo fu una risposta interiormente aspettata da queste culture. Questo incontro quindi non è da rinnegare ma da approfondire e ha creato la vera identità dei popoli dell’America Latina”.


Legata alla precedente, un’altra questione di notevole rilevanza pastorale è stata sottolineata da Benedetto XVI, relativa a un aspetto forse poco considerato, quello della effettiva libertà religiosa di cui gode la Chiesa latinoamericana, che si muove in nazioni che “cercano, non raramente tra tante difficoltà, di consolidare la pace interna della propria Nazione”:

“Essa auspica che nei Paesi latinoamericani dove le Carte Costituzionali si limitano a ‘concedere’ libertà di credo o di culto, ma non ‘riconoscono’ ancora la libertà religiosa, si possano quanto prima definire le reciproche relazioni fondate sui principi di autonomia e di sana e rispettosa collaborazione (…) Una corretta formulazione giuridica di tali relazioni non potrà non tenere conto del ruolo storico, spirituale, culturale e sociale svolto dalla Chiesa cattolica nell’America Latina”.


Netta la presa di posizione del Papa in difesa della famiglia. Essa, ha asserito, “mostra segni di cedimento sotto le pressioni di lobbies capaci di incidere negativamente sui processi legislativi”. Ed ha spiegato in che modo:

“Divorzi e unioni libere sono in aumento, mentre l’adulterio è guardato con ingiustificabile tolleranza. Occorre ribadire che il matrimonio e la famiglia hanno il loro fondamento nel nucleo più intimo della verità sull’uomo e sul suo destino; solo sulla roccia dell’amore coniugale, fedele e stabile, tra un uomo e una donna si può edificare una comunità degna dell’essere umano”.


Nell’enumerare poi le tematiche sociali più “calde” del continente latinoamericano – tra le quali la lotta alla povertà, il fenomeno della migrazione, l’educazione dei giovani e la formazione di laici in grado di incidere nella realtà sociale ed economica – Benedetto XVI si è soffermato su una problematica molto diffusa:

“Una così consolidata presenza deve però oggi tener conto, tra l’altro, del proselitismo delle sette, dell’influenza crescente del secolarismo edonista post-moderno. Sulle cause dell’attrattività delle sette dobbiamo seriamente riflettere, per trovare le risposte giuste”.


E una possibilità per “rispondere alle sfide delle sette”, ha osservato il Papa, è quello di “informare in modo adeguato l’opinione pubblica sulle grandi questioni etiche secondo i principi del Magistero della Chiesa”, tra l’altro con una “presenza efficace nel campo degli strumenti di comunicazione”. Quindi, Benedetto XVI ha fatto un’ultima considerazione sul ruolo delle nuove realtà ecclesiali:


“I Movimenti ecclesiali costiuiscono certo una valida risorsa per l’apostolato, ma vanno certamente aiutati a mantenersi fedeli al Vangelo e all’insegnamento della Chiesa, anche quando operano in campo sociale e politico. In particolare, sento il dovere di ribadire che non spetta agli ecclesiastici capeggiare aggregazioni sociali o politiche, ma ai laici maturi e professionalmente preparati”.
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E l’analisi sulle varie situazioni del continente ha interessato come detto, a più riprese e da varie angolazioni, le sessioni di lavoro in Vaticano che hanno impegnato i rappresentanti pontifici dell’America Latina. Il nunzio apostolico in Perù, l’arcivescovo Rino Passigato, ne ha parlato con Luis Badilla:

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R. - Molto spesso credo che ci sia stata distrazione nell’impegno degli uomini della Chiesa in questo continente, per affrontare le necessarie ed imminenti realtà sociali di grande povertà, di grande ingiustizia. Quindi, la preoccupazione nell’affrontare tali realtà ha distratto un po’ da quella che è la missione essenziale degli annunciatori: annunciare Gesù Cristo. Spero che in occasione di questo appuntamento della Chiesa latinoamericana, l’Assemblea generale del CELAM, si torni a riscoprire Gesù Cristo senza il quale nessun uomo può sperare la salvezza. Dunque, l’augurio è proprio quello emerso nelle nostre riunioni: che i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, i laici - che verranno invitati a partecipare a questo evento per riscoprire la centralità nella persona di Gesù Cristo, la forza del suo messaggio - abbiano anche la lucidità di poter proporre un cammino per tutta quanta la Chiesa di riscoperta di Gesù Cristo: della sua Parola, dei suoi Sacramenti, l’importanza della Messa, della celebrazione domenicale. Rivedere questa visione di Cristo morto e risorto, ci conforta anche nelle nostre difficoltà sociali, nella povertà. Il latinoamericano si identifica molto spesso con Gesù Cristo crocifisso. C’è tutta quanta una tradizione, anche iconografica in America Latina, che rappresenta spessissimo il Cristo crocifisso, anche esageratamente ricoperto di sangue, di piaghe: lì, il campesino, l’uomo semplice della terra, soggetto a delle situazioni di grande sofferenza e di grande difficoltà, ci si identificava. Non è per condannare le popolazioni latino-americane a vivere in una situazione di sottomissione, quasi di schiavitù, ma per trovare la forza di rialzarsi guardando Gesù Cristo risorto e quindi - dalla preghiera, dalla Parola di Dio - trovare la luce, il motivo per costruire una società più giusta: la vera liberazione ci viene da Gesù.
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