2007-02-17 16:42:32

Deceduto in Colombia il missionario italiano della Consolata, padre Mario Bianco, 90 anni, percosso lo scorso 4 febbraio in una rapina


(17 febbraio 2007 - RV) E’ morto per un infarto padre Mario Bianco, 90 anni, missionario della Consolata di origine italiana, aggredito lo scorso 4 febbraio durante una rapina nel Seminario di Manizales, nella Colombia centro-occidentale. Il sacerdote viveva da 60 anni nel Paese latinoamericano. Sulla dinamica dell’agguato, Roberta Moretti ha intervistato un confratello, padre Pietro Trabucco: RealAudioMP3

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R. – Alcuni ladri si sono intrufolati in casa, la sera tardi, e hanno legato padre Mario e la persona di servizio. L’altro confratello, padre Mellino, era fuori per servizi pastorali. Quando è rientrato, hanno preso pure lui e lo hanno legato. E poi i ladri naturalmente hanno preso tutto quello che sono riusciti a prendere, il televisore e parte di una batteria, utilizzata dai giovani, e poi li hanno lasciati legati e se ne sono andati con la macchina di padre Mellino. E così i confratelli sono rimasti legati per ben quattro ore e padre Bianco è rimasto steso per terra per cui ha sofferto il freddo, l’umidità di quella sera. Quando sono riusciti poi a slegarsi e a chiedere aiuto, il padre ha cominciato a sentirsi male. E’ stato ricoverato all’ospedale, ha avuto una broncopolmonite ed è morto di infarto; però tutti i confratelli della Colombia dicono che certamente il decesso è avvenuto per le conseguenze dei maltrattamenti subiti.

D. – Chi era padre Mario Bianco e quale testimonianza di vita ci lascia?

R. – E’ stato un missionario di vecchio stampo, di quelli che veramente hanno fatto la storia della missione. E’ stato un padre che ha dedicato tutta la sua vita per i poveri nelle situazioni più difficili ed è sempre stato di grande esempio. Lui si sentiva felice, nonostante la sua età è voluto rimanere in Colombia dando tutto quanto se stesso. E’ vissuto anche per anni proprio nella zona dove esiste la guerriglia e sempre con una grande passione per la sua gente. Ogni volta che tornava in Italia per le sue vacanze, sognava il momento di poter ritornare e vivere in mezzo alla sua gente.

D. – Cosa ci può dire della situazione sociale in Colombia, quali le maggiori difficoltà?

R. – La situazione colombiana è conosciuta; per questa guerriglia che continua a fare tante vittime per il narcotraffico e per la gente, per i poveri costretti a pagare la loro tassa alla guerriglia. Ad esempio noi missionari della Consolata siamo presenti nella zona del Caquetá che da decenni è in mezzo a tutta questa situazione tanto violenta. Tentativi verso la pace se ne fanno tanti, ma purtroppo l’esito è molto scarso. Il governo ha usato la mano forte sperando con questo di scoraggiare un po’ la guerriglia, ma questa – forse anche per gli interessi del traffico della droga – non si ferma e la Chiesa in modo particolare fa di tutto per risolvere il problema. I vescovi cercano in ogni maniera di intavolare un dialogo: d’altronde, una pacificazione della Colombia può avvenire solo attraverso il dialogo. E la Chiesa, forse anche per il suo ruolo di mediazione, tante volte ha pagato questo impegno con molte persone uccise e padre Bianco è l’ennesima vittima di questa violenza generalizzata che si incontra un po’ in tutto il Paese.
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