2007-02-16 15:32:50

Nota dei vescovi argentini sulla nuova legge sul sistema educativo nazionale


(7 febbraio 2007 - RV) Riteniamo importante che la nuova Legge sul sistema educativo nazionale consideri l’educazione “un bene pubblico nonché un diritto personale e sociale e che, come conseguenza, riconosca nella famiglia l’agente primario e naturale dell’educazione stessa, garantendo ad essa il diritto di scegliere per i figli l’istituzione educativa che corrisponda alle proprie convinzioni etiche, filosofiche e religiose”. Così, i vescovi argentini, in un ampio documento della Commissione per l’Educazione cattolica, sulla nuova legge approvata in Parlamento dopo molti mesi di discussione e già promulgata con la firma del presidente Kirchner pochi giorni fa. I presuli dichiarano di “vedere con speranza la creazione dell’Istituto nazionale per la formazione dei docenti, chiamato a pianificare, coordinare ed eseguire politiche che hanno come scopo la formazione permanente dei docenti così come la creazione del Consiglio consultivo che garantisce la partecipazione di tutti i settori rappresentativi della società nella definizione di queste politiche”. Ricordano però i vescovi argentini che “l’educazione è un affare pubblico e perciò deve coinvolgere tutti i settori della nazione chiamati alla partecipazione responsabile, come, tra l’altro, si legge nel testo della nuova legge”. La dichiarazione conclude rilevando che i pastori della Chiesa in Argentina, nel quadro di un pluralismo sano, consapevoli del riemergere di progetti egemonici, come quello che la Legge sancisce con “l’introduzione dell’ideologia del genere” (gender), opposto alla realtà indiscutibile che fa dell’essere umano una persona sessuata, non faranno mai mancare il proprio contributo. L’episcopato torna, ancora una volta, a deplorare l’articolo 92 che ratifica il discusso “Protocollo facoltativo della Convezione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna” (CEDAW). A giudizio dei vescovi argentini, “il proposito lodevole di lottare contro ogni discriminazione che colpisca la dignità e i diritti della donna non può servire di copertura per promuovere cambiamenti negativi nella cultura del nostro popolo, contro i valori fondamentali che sono apprezzati da parte della maggioranza degli argentini. Ci riferiamo, in concreto – spiegano i presuli – alla difesa della vita umana dal suo concepimento, alla famiglia fondata sul matrimonio, inteso come un'unione stabile fra un uomo e una donna, alla maternità che esprime una vocazione propria e insostituibile della donna nella società”. La nostra voce e i nostri contributi, lontani dal ledere la promozione della donna, cercano di tutelarla e difenderla. Purtroppo – concludono i vescovi dell’Argentina - non siamo stati ascoltati. E’ deplorevole inoltre che il voto dei legislatori non sia stato preceduto da un dibattito maturo e sereno, senza pressioni ideologiche”.
(A cura di Luis Morales Badilla)









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