2007-02-14 16:50:33

Mons. Vincenzo Paglia sulla festa di San Valentino: un occasione per ribadire che “l’amore vero o dura eternamente o non è amore”


(14 febbraio 2007 - RV) “L’amore dell’uomo e della donna è all’origine della famiglia umana  e la coppia formata da un uomo e una donna ha il suo fondamento nel disegno originario di Dio”. Con queste parole, mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, ha accolto nei giorni scorsi, in vista della festa di San Valentino che ricorre oggi,  centinaia di coppie di fidanzati radunati nel Duomo di Terni per la Messa solenne per la “Festa della Promessa”. “La frequenza delle liti e delle rotture, ha sottolineato il vescovo umbro, fa pensare che l’amore durevole sia impossibile. La vostra presenza qui sta a dire il contrario, desiderando che le difficoltà, che pure ci saranno, non lo travolgano”. Al microfono di Luca Collodi il vescovo di Terni, mons. Vincenzo Paglia:


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R. – E’ una festa conosciuta in tutto il mondo, e io credo che sia importante che in un mondo dove la violenza sembra espandersi, almeno il ricordo dell’amore ci aiuti ad individuare una nuova prospettiva. San Valentino può essere anche, in questo senso, un piccolo tassello in questo grande mosaico dell’amore che bisogna costruire.


D. – Mons. Paglia, chi era San Valentino?


R. – San Valentino era un giovane di Terni, del III secolo; quando questa comunità incominciò a riorganizzarsi, ci fu bisogno di scegliere un vescovo e Valentino, che aveva mostrato doti particolari di governo e di amore per i poveri, venne eletto vescovo di Terni. La prima sua nota è quella di essere un vescovo che guariva molti malati. Poi c’è un’altra vicenda legata a San Valentino protettore degli innamorati: perché lui aiutò due giovani – un soldato romano, che era pagano, e una ragazza cristiana. Si erano innamorati. San Valentino li accompagnò, capì che il loro amore era vero, riuscì poi a far battezzare questo giovane romano, si sposarono. E questa vicenda – narra la tradizione – spinse molti giovani ad accorrere da Valentino.


D. – La politica e anche i media ci dicono che oltre a calare i matrimoni, sembrano calare anche – diciamo così – le coppie di fidanzati che guardano al matrimonio. Lei che ne dice?


R. – E’ vero che c’è questa tendenza generale: o a ritardare il matrimonio oppure a non pensarlo come prospettiva della loro vita. Quel che a me ha fatto impressione, proprio domenica scorsa, quando sono venute 200 coppie di fidanzati, un’impressione molto bella, devo dire, è vedere questi giovani che, ancora da fidanzati, chiedono che il loro amore duri per sempre. Mi pare una manifestazione significativa, in un mondo che non conosce più la perennità dell’amore, vedere questi giovani che comprendono che l’amore vero o dura eternamente o non è amore. E’ particolarmente interessante, questo recupero; cogliere questa domanda d’amore che chiede una perennità.


D. – Mons. Paglia, spesso – anche molti giovani lo pensano – il cristianesimo, con i suoi comandamenti è un po’ percepito come un “divieto” per l’amore ...


R. – Purtroppo, è una vulgata ingiusta: non è così! Perché l’amore come lo intende il Vangelo, se pensiamo alla differenza tra l’amore del Buon Pastore e quello del mercenario, ecco: l’amore del Buon Pastore è un grande “sì” all’altro. E’ovvio che il grande sì all’altro richiede anche qualche “no” a se stessi. Ma se si dice solo “sì” a se stessi, è un ripetuto “no” alla vita, agli altri e alla crescita. In questo senso, probabilmente, anche da parte nostra deve forse essere accresciuta la capacità di presentare una Chiesa che sa amare, di una Chiesa che sia Madre, che sa essere accanto a chi ha bisogno di sostegno, di amore, di compagnia. Oggi c’è bisogno sempre più di una Chiesa che mostri il volto grande, forte e quindi anche esigente.
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