2007-02-13 13:33:35

Mons. Moretti: non scommettere sulla famiglia è un suicidio della società


(13 febbraio 2007 - RV) Il tema della famiglia resta al centro degli attuali dibattiti in Italia. Secondo mons. Luigi Moretti, vicegerente di Roma, la famiglia è la cellula fondamentale della società e va apprezzata e sostenuta. Il presule ha lanciato questo appello domenica scorsa durante la festa diocesana della famiglia al Santuario della Madonna del Divino Amore. Su questo evento, che ha riunito nella gioia tante famiglie, Fabio Colagrande ha sentito lo stesso mons. Moretti:


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R. – Credo che sia stato un bel momento di festa, dove si è potuto sperimentare e vedere come la famiglia vive la sua serenità e vive la sua gioia di essere famiglia proprio quando riesce a ritrovarsi anche insieme alle altre famiglie per ritrovare motivazioni, per ritrovare coraggio; nel senso che soprattutto in un tempo in cui l’attenzione della società sembra solo la patologia della famiglia, solo ciò che non va, il fatto che ci siano molte famiglie, invece, che vivono positivamente tutto questo è veramente un grande segno di speranza e poi dà la possibilità di farsi carico anche delle difficoltà.

D. – Nei giorni del dibattito, nato dopo la proposta da parte del governo, del disegno di legge sui cosiddetti “DICO”, ieri il Papa ha pronunciato, in una sede diversa, parlando della legge naturale, parole che hanno fatto discutere e riflettere: “La famiglia non dipende dall’arbitrio dell’uomo”. E si è parlato proprio dell’importanza del tema della legge naturale. Ecco: come mettere in relazione questi due temi?

R. – Ma ... io, con una battuta, direi che non è la società che inventa la famiglia, come d’altronde nemmeno la Chiesa. La famiglia è prima della società, è prima della Chiesa. Sia la società, sia la Chiesa sono chiamati a riconoscere quello che la famiglia è, e noi sappiamo che questo si colloca dentro quello che noi chiamiamo “il disegno creatore di Dio”. In fin dei conti, Gesù stesso non è che propone una famiglia nuova; chiede di ritornare proprio all’origine, a quello che è il disegno della Creazione, purificando quelle che possono essere state, lungo la storia, le degenerazioni che Gesù dice essere state a causa della durezza del cuore dell’uomo: quindi potremmo dire che questo valeva al tempo di Gesù ma vale molto di più ancora oggi.

D. – Quindi, in un certo senso, il “no” che dai cattolici arriva di fronte a proposte legislative che mettono in pericolo la famiglia, è prima di tutto un “sì” alla famiglia ed una richiesta proprio di tutela, di una legislazione che aiuti la famiglia?

R. – Ma sì! Anche perché noi sappiamo bene, e credo che nessuno pensi di poterlo negare, che lì dove la famiglia è messa nella condizione di vivere la sua vera identità, le sue potenzialità, tutto questo ha una ricaduta estremamente positiva sulla società e sulla Chiesa. Io penso a tutto il disagio dei giovani, dei ragazzi, che è legato a carenze di esperienze di amore vero. Se tutti siamo convinti che la famiglia sia un bene per la società, non scommettere sulla famiglia mi sembra un po’ suicida. Ovviamente, la Chiesa propone tutto ciò, vuole chiedere alla gente, alle persone di farsi consapevoli di ciò che è in gioco!
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Un ulteriore spunto di riflessione sullo stato attuale della famiglia lo fornisce l’Istat: secondo i dati aggiornati al 2005, contro i 250 mila matrimoni annui, in calo continuo dal 1972, sono oltre 500 mila le coppie di fatto. Gabriella Ceraso ha chiesto un commento al direttore del Centro internazionale di studi sulla famiglia, Francesco Belletti:


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R. – I dati non sono comparabili, perché 250 mila matrimoni sono un dato annuale, mentre 500 mila sono il numero complessivo di coppie, non di nuove coppie che si formano. Quindi, la presenza di coppie di fatto nel nostro Paese è ancora certamente marginale. In più, questo numero non corrisponde al dibattito politico sulla legge, perché molte di queste coppie non sono assolutamente interessate al tipo di normativa che si ipotizzerebbe.


D. – Questi dati, comunque, arrivano quando i DICO si apprestano a diventare legge. E’ una coincidenza o una necessità?


R. – E’ nata una campagna, anche di stampa, esplicita a favore di questa regolarizzazione. Quindi, non ci ha sorpreso che questi dati vengano usati. Il problema è che non vengono letti. Ci dovremmo domandare, per esempio, come sono trattate le 180 mila famiglie con più di quattro figli, penalizzati perché le nostre politiche fiscali non riconoscono i carichi familiari. Di che cosa ci sarebbe bisogno oggi? Di una legge sulla famiglia in generale? Oppure di un provvedimento di nicchia?


D. – I DICO comunque scardineranno la famiglia? Incideranno sulla voglia dei giovani di sposarsi?


R. – Certo, si introduce un fattore di incertezza, un livello di progettualità intermedio, che indebolisce l’idea che la famiglia sia un bene pubblico.


D. – Allora, perchè non leggere nel calo dei matrimoni l’urgenza di sostenere chi vuole sposarsi?


R. – Questo nodo è centrale. E’ difficile fare famiglia, non solo perché i giovani hanno più paura, ma perché le condizioni sono più difficili e più incerte: il lavoro, la casa, la mobilità territoriale. Forse bisognerebbe mettere al centro la promozione delle famiglie, migliorare la capacità progettuale dei giovani, non rafforzare l’incertezza, investire su un piano casa, dare garanzie che quando ti nasce un figlio sia anche a carico della collettività. Quindi, il fare famiglia come un bene anche per la società.
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