2007-02-07 16:05:44

Benedetto XVI all'udienza generale: cari giovani, siate testimoni di non violenza e di pace. La famiglia, culla dei valori cristiani


(7 febbraio 2007 - RV) Un appello ai giovani perché rigettino la violenza e diventino costruttori di pace. Lo ha levato Benedetto XVI durante l’udienza generale di questa mattina, in Aula Paolo VI, iniziata con un saluto ai pellegrini della Lombardia assiepati nella Basilica di San Pietro. Davanti a questi ultimi, il Papa si è soffermato, fra l’altro, sui “segnali preoccupanti” di disagio giovanile e i fenomeni di violenza e criminalità che si registrano sul territorio. Poi, nella catechesi, il Papa ha messo in risalto i valori della famiglia fondata sui valori della fede, simboleggiata da un’antica coppia cristiana: Aquila e Priscilla. Il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3


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L’attenzione del Pontefice per i giovani ha in sostanza aperto e chiuso l’udienza generale di questa mattina, imperniata sulle figure di Aquila e Priscilla, coniugi cristiani simbolo della laicità a servizio della Chiesa della primissima era. Salutando nella Basilica di S. Pietro alcune migliaia di fedeli della Lombardia, i cui vescovi sono in questi giorni in visita ad Limina, Benedetto XVI ha riconosciuto le “grandi risorse ideali e morali” della regione, “ricca – ha detto - di nobili tradizioni familiari e religiose”, nota per l’alacrità della sua gente. Ma anche una regione in cui le istituzioni e le agenzie educative sembrano attraversare “momenti di difficoltà”, che dunque sollecitano la Chiesa locale a dare nuovo slancio alla propria missione:


“Annunciare e testimoniare il Vangelo in ogni suo ambito, specialmente dove emergono i tratti negativi di una cultura consumistica ed edonistica, del secolarismo e dell’individualismo, dove si registrano antiche e nuove forme di povertà con segnali preoccupanti del disagio giovanile e fenomeni di violenza e di criminalità (...) Vasto è allora il vostro campo d’azione. Si tratta, da una parte, di difendere e promuovere la cultura della vita umana e della legalità, dall’altra è necessaria una sempre più coerente conversione a Cristo personale e comunitaria.


Al termine dell’udienza, il tradizionale saluto ai giovani, complici recentissime e drammatiche vicende italiane, finisce per avere un’eco più vasta e stringente:

“Cari giovani, siate ovunque testimoni di non violenza - questo è importante proprio oggi (applausi) – testimoni di non violenza e di pace con questo generoso impegno. Contribuirete a costruire un futuro migliore per tutti”.


E ancora, pochi istanti prima, era emersa invece l’importanza della formazione cristiana per i giovani attraverso le parole rivolte dal Papa agli assistenti diocesani dell’Azione Cattolica:


“Cari amici, di fronte ad una preoccupante emergenza educativa, voi siete chiamati a comunicare la fede alle nuove generazioni favorendo l’incontro con Cristo, di tanti ragazzi e giovani. Non stancatevi - può essere difficile ma tanto necessario ed anche bello - non stancatevi di ricordare loro che solo il Vangelo può soddisfare pienamente le attese del cuore umano e può creare un vero umanesimo.


Tanti momenti distinti di consapevolezza sulle difficoltà dell’universo giovanile sorretti però, quasi come un ponte fra due sponde pericolose, dalla riflessione sulla insostituibilità dei valori cristiani e sulla famiglia come centro naturale per la loro irradiazione:

“Ogni casa può trasformarsi in una piccola chiesa, non soltanto nel senso che in essa deve regnare il tipico amore cristiano fatto di altruismo e di reciproca cura ma ancor più nel senso che tutta la vita familiare, in base alla fede, è chiamata a ruotare intorno all’unica signoria di Gesù Cristo”.


All’origine di questa affermazione, la catechesi odierna dedicata da Benedetto XVI a “due veri e importanti”, come li ha definiti il Papa, collaboratori di San Paolo nel suo apostolato. Ripercorrendo le tappe della vita di Aquila e Priscilla, coppia di sposi vissuta 40-50 anni dopo la morte di Gesù, il Papa ha spiegato alle migliaia di fedeli che riempivano l’Aula Paolo VI una caratteristica delle comunità cristiane dei primi decenni: il loro raccogliersi nelle case di alcune famiglie per ascoltare la Parola di Dio e celebrare l’Eucaristia. “La Chiesa – ha affermato Benedetto XVI – nasce nelle case dei credenti”:

“Una cosa è certa: insieme alla gratitudine di quelle prime chiese di cui parla San Paolo, ci deve essere anche la nostra, poiché grazie alla fede, all’impegno apostolico dei fedeli laici come Priscilla e Aquila, il cristianesimo è giunto alla nostra generazione. Poteva crescere non solo dagli apostoli che lo annunciavano ma, per radicarsi nella terra del popolo, per svilupparsi vivamente, era necessario l’impegno di queste famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane per la crescita della fede e sempre, solo così, cresce la Chiesa. In particolare, questa coppia dimostra quanto sia importante l’azione degli sposi cristiani. Quando essi sono sorretti dalla fede e da una forte spiritualità, diventa naturale un loro impegno nella Chiesa”.
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