2007-02-06 14:27:12

I fedeli delle diverse religioni si impegnino per una pace fondata sul rispetto reciproco e la giustizia: così, mons. Tomasi, intervenuto all’ONU di Ginevra


(6 febbraio 2007 - RV) I credenti delle diverse religioni devono riaffermare che la “pace è un dono” ed un “obiettivo da conseguire”: è quanto sottolineato dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra. L’occasione per questo appello è stata offerta al presule da un incontro interreligioso sul messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2007, tenutosi nei giorni scorsi a Ginevra, alla presenza di rappresentanti della comunità cristiana, ebrea, musulmana e buddista. Il servizio di Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

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“Non bisogna arrendersi alla cultura del conflitto, non si deve accettare lo scontro come inevitabile e la guerra come una condizione naturale”: è il forte richiamo dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi. Questa fiducia, ha sottolineato, “ci viene da una visione di pace che è profondamente radicata e condivisa da tutte le fedi tradizionali”. Dalla convinzione, cioè, ha proseguito, che Dio, nostro Creatore, “ha donato ad ogni persona un’inalienabile dignità” da cui deriva “un’eguaglianza di diritti e doveri” e una “solidarietà indistruttibile tra tutti gli uomini e le donne”. Riflettendo sul tema del messaggio pontificio per la Giornata Mondiale della Pace del 2007, “La persona umana, cuore della pace”, mons. Tomasi ha rilevato che tutti siamo impegnati per la pacifica convivenza della famiglia umana. Tuttavia, ha detto, “non dobbiamo essere ingenui”. Il fenomeno della violenza, infatti, “è diventato sempre più complesso nel XXI secolo e pone sfide senza precedenti alla comunità internazionale”.

L’impegno per la pace, è stata la sua esortazione, deve spingerci a “chiudere il divario tra ricchi e poveri, porre fine alle guerre civili e al terrorismo, a tutti i conflitti armati”. Ancora, l’osservatore vaticano ha denunciato la “glorificazione della violenza nei media”, chiedendo uno sforzo per fermare “la nuova corsa agli armamenti e la proliferazione di una varietà di armi”. Il presule ha ricordato come ci siano milioni di persone che soffrono a causa delle guerre, evidenziando che “i civili sono presi a bersaglio nel più totale disprezzo delle leggi umanitarie”. Queste vittime, ha avvertito, “chiedono pace e rispetto per la loro dignità umana”. La ricerca della pace, ha detto ancora, nasce nel cuore di ogni individuo prima di arrivare agli Stati e alla comunità internazionale. E qui, ha messo l’accento sull’importanza del “rispetto della persona, del diritto alla vita, della libertà religiosa”, così come il “libero esercizio dei diritti umani fondamentali e l’eliminazione delle ingiuste ineguaglianze”.

Un dialogo effettivo per costruire la pace, ha rimarcato, “deve poggiarsi sui due pilastri del rispetto e della giustizia”. Una giustizia che nasce “da un relazionarsi quotidiano che confermi la sincerità delle parole e degli accordi”. Attraverso un “personale coinvolgimento” è allora possibile andare oltre “una mera tolleranza”. Rispetto e giustizia è, dunque, il binomio, indicato dal presule, per costruire una pace solida. Il tragitto che va “dalla tolleranza al rispetto e alla giustizia – ha concluso – raggiunge la sua perfezione quando scopre che la più alta vocazione della persona umana è l’amore”.
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