(3 febbraio 2007 - RV) In Italia è ormai alta tensione nella maggioranza di centrosinistra
dopo il voto di giovedì scorso al Senato sull’ampliamento della base americana di
Vicenza, con l’approvazione di un ordine del giorno dell’opposizione favorevole alle
indicazioni del ministro della Difesa, Parisi. Il centrodestra chiede le dimissioni
di Prodi. Per il capo dell’esecutivo non c’è crisi ma solo necessità di una verifica,
che si annuncia tesissima per i contrasti aperti tra ala riformista e ala radicale
dell’Unione. Il servizio di Giampiero Guadagni:
********** Ieri il vice
premier e leader della Margherita, Francesco Rutelli, ha avuto parole nette nei confronti
della sinistra radicale: “ha superato il limite e se è stato un campanello d’allarme
deve essere l’ultimo”. Immediata la replica di Rifondazione Comunista, Verdi e Comunisti
Italiani, che parlano di ultimatum inaccettabile e rovesciano sui centristi della
coalizione l’accusa di minare la stabilità del Governo. Con queste difficilissime
premesse si attende, per la prossima settimana, la verifica di maggioranza convocata
dal premier Prodi che si è fatto carico delle preoccupazioni del capo dello Stato.
Vertice che la sinistra radicale vorrebbe allargare a tutte le questioni sul tappeto
che dividono il centrosinistra: dalla riforma delle pensioni al disegno di legge sulle
coppie di fatto che il governo dovrebbe varare nel Consiglio dei ministri del 9 febbraio
e sul quale c’è l’irremovibile dissenso dell’UDEUR. Ma è facile prevedere che il vertice
sarà incentrato sulla politica estera, anche e soprattutto in vista del voto parlamentare
sul rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan. Il leader dell’opposizione,
Berlusconi, ha chiesto ieri le dimissioni di Prodi perché – afferma - un esecutivo
che non ha la maggioranza in politica estera non ha titolo per governare. Una tesi
condivisa da tutti i partiti del centrodestra. Prodi replica: non c’è crisi ma solo
un dissenso circoscritto. E in una lettera al quotidiano Repubblica, il premier scrive:
in otto mesi di governo abbiamo dato un contributo alla pace con il ritiro delle truppe
dall’Iraq, la fine della missione Enduring Freedom in Afghanistan, la missione in
Libano e l’iniziativa per la moratoria della pena di morte. Parole con cui Prodi cerca
di rassicurare la sinistra radicale, ma che sono di fatto anche una risposta positiva
ai sei ambasciatori di Paesi aderenti alla Nato, che hanno invitato l’Italia a non
diminuire l’impegno per la sicurezza e la ricostruzione dell’Afghanistan. **********