2007-01-31 14:36:47

La Chiesa ricorda Don Bosco, il Santo dei giovani. Promosse il "sistema preventivo"


(31 gennaio 2007 - RV) Come ricordato oggi dal Papa, la Chiesa oggi commemora la figura di San Giovanni Bosco, grande apostolo dei giovani. Sul modello di San Francesco di Sales ed ispirandosi ad un umanesimo cristiano, ha dato vita ad un metodo educativo che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei Cooperatori salesiani e, insieme a Santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Della sua pedagogia un grande frutto è stato il cosiddetto “metodo preventivo”, nonché l’invito alla vera felicità insito nel detto: “State allegri, ma non fate peccati”. Il suo “metodo preventivo” viene applicato ancora oggi da diversi docenti in svariate strutture, come nella Scuola Superiore di Formazione Rebaudengo di Torino. Affiliata alla Pontificia Università Salesiana, in questi giorni ha inaugurato un nuovo corso di laurea sulla psicologia della comunicazione ed ha ricevuto gli auguri di Benedetto XVI e del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Tiziana Campisi ha chiesto al preside don Ezio Risatti, salesiano, in che cosa consiste il metodo preventivo di don Bosco: RealAudioMP3


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R. - Don Bosco mette subito in chiaro che ci sono due sistemi fondamentali: uno è quello repressivo che consiste nel controllare e punire chi si comporta male; l’altro è quello preventivo che consiste nel formare le persone perché raggiungano la convinzione che conviene comportarsi nel modo giusto. Difatti lui puntava sempre a formare onesti cittadini e buoni cristiani, cioè quando la persona ha sperimentato il valore, ha sperimentato il piacere e la gioia di comportarsi in una maniera buona, opportuna, valida, giusta, dopo la persona resta da sola attaccata a questo comportamento. Dunque, il sistema preventivo consiste nel “formare” e si appoggia su tre elementi: la ragione, la religione e l’amorevolezza. La ragione, in particolare, vuol dire che si dialoga, si discute, si spiega, si ragiona, vuol dire cioè considerare la persona, l’altro, sia anche giovane, una persona capace di essere responsabile di se stesso. Allora ecco che in questo dialogo la persona arriva a capire la motivazione e a capire anche esattamente cos’è che deve fare.


D. – Proprio oggi che ricordiamo la figura di San Giovanni Bosco, di quali suoi insegnamenti fare tesoro?


R. – Io credo della formazione completa dell’uomo, l’uomo va formato in tutte le sue dimensioni. Don Bosco ha lavorato in una situazione sociale molto dura: Torino aveva una situazione sociale esplosiva in quegli anni e Don Bosco si è interessato della formazione professionale, insegnava un mestiere, insegnava a fare il falegname, il fabbro, il calzolaio, il sarto e così via, ma non si fermava lì; insegnava anche le relazioni sociali, insegnava il modo di rapportarsi con gli altri, di discutere, di dialogare, insegnava la musica, l’arte, il teatro. A dei giovani che avevano appena imparato a leggere e a scrivere, lui insegnava loro già l’arte. E poi, naturalmente, il piano spirituale, che fa parte dell’uomo. Allora ecco che il ragazzo, il giovane, si rende conto che la sua crescita è armonica ed è armonica proprio crescendo anche nella fede, crescendo proprio nel rapporto con Dio. Crescendo nella fedeltà al Vangelo matura in una crescita globale e quindi è contento.
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