KÖNIGSTEIN, 25gen07 - La disperata lotta per la sopravvivenza della comunità cristiana
in Iraq è tutta nella testimonianza di Marie-Ange Siebrecht, responsabile della Sezione
Africa-Asia di Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS). Di ritorno dal suo recente viaggio
nel nord del paese, Siebrecht ha segnalato che la situazione è “drammaticamente peggiorata”
rispetto alla sua visita precedente che risale a maggio 2003. “I segnali di speranza
sono ridotti al lumicino. La gente chiede continuamente aiuto e lo fa rivolgendosi
a Dio attraverso la preghiera. Non possiamo lasciarli morire così” ha detto la rappresentante
di Acs. “I seminaristi di Bagdad hanno lasciato la città e si sono trasferiti, per
motivi di sicurezza, nei prefabbricati di Ainkawa (città a nord dell’Irq ndr). Alcuni
sacerdoti sono stati sequestrati lo scorso anno dopo una delle più feroci ondate di
violenza” ha spiegato Siebrecht, aggiungendo che: “Nella capitale migliaia di cristiani
vivono nel terrore, minacciati dagli integralisti mussulmani. Superano ogni tipo di
pericolo per raggiungere le chiese e partecipare alla messa”. Quasi la metà dei cristiani
iracheni ha lasciato il paese (circa 600 mila), ma ACS continua ad inviare aiuti ai
fedeli rimasti. L’azione dell’organismo internazionale, fondato da padre Werenfried
van Straaten, si estende anche alla Siria, alla Giordania e alla Turchia. (Acs
– DIONISI)