(21 gennaio 2007 - RV) Prosegue nello Sri Lanka il dramma di migliaia di profughi,
stretti nella morsa dei combattimenti tra esercito e guerriglia delle Tigri Tamil.
Le truppe governative dopo settimane di duri scontri hanno conquistato venerdì scorso
la roccaforte di Vakarai, sulla costa orientale del Paese. Almeno 400 i morti. I combattimenti
hanno provocato la fuga di migliaia di civili e l’evacuazione di un ospedale gestito
dalla Croce Rossa Italiana. Sulla situazione ascoltiamo, Davide Vignati, delegato
a Colombo della Croce Rossa Internazionale, al microfono di Jeremy Brossard: **********
R. – La situazione è ancora abbastanza confusa. Siamo stati informati che qualche
migliaio di civili, fino a giovedì sera ancora bloccati attorno all’ospedale di Vakarai,
proprio al centro della zona dei combattimenti, hanno cominciato a fuggire e a muoversi
in direzione sud, verso Battikaloa. Questa popolazione viene intercettata al Mankerni
checkpoint, che segna, fino a questa settimana, il confine tra la zona controllata
dal governo e quella controllata dalle Tigri. Lì abbiamo potuto effettivamente constatare
che si trattava di qualche migliaio di persone. Per il momento abbiamo iniziato ad
assistere queste popolazioni con un migliaio di tende e con dell’acqua potabile. Queste
persone vanno ad aggiungersi alle oltre 60 mila che sono state già accomodate sulla
costa est. Sono 60 i siti, costruiti nelle ultime settimane, dalle organizzazioni
umanitarie per accomodare gli sfollati che negli ultimi mesi sono sfuggiti ai combattimenti.
Speriamo, nei prossimi giorni, di essere capaci di recarci direttamente a Vakarai
per avere un quadro più chiaro della situazione. Stiamo negoziando con le due parti
in conflitto la possibilità di accedere a Vakarai. D. – Voi ce la fate a rispondere
a tutti i bisogni degli sfollati? R. – Sì, perché siamo sul posto e perché questa
fiumana di sfollati è stata progressiva. Inizialmente erano più di 35 mila le persone
bloccate dai combattimenti attorno a Vakarai. Hanno cominciato a defluire circa un
migliaio a settimana, verso sud, già alla fine di dicembre. Rimaneva un ultimo gruppo
di 10-15 mila, probabilmente partito verso sud. Noi eravamo pronti ed anche le altre
organizzazioni umanitarie e le autorità stesse, che si sono subito messe a disposizione
per fornire cibo a questa popolazione. Questa gente è stata collocata in uno dei tanti
siti adibiti a campi sfollati, costruiti nelle ultime settimane. **********