(21 gennaio 2007 - RV) “Si’ alla famiglia, la vera priorità sociale”. E’ questo il
titolo del Manifesto con cui il Forum delle Associazioni Familiari si inserisce nel
dibattito, in Italia, sul riconoscimento legale delle unioni di fatto. Il testo, che
espone e motiva la contrarietà a ogni ipotesi legislativa di equiparazione delle unioni
di fatto con la famiglia fondata sul matrimonio, è stato presentato ieri a Roma. Su
questa base il Forum intende sostenere una mobilitazione nazionale che coinvolga tutte
le istituzioni . Il servizio di Gabriella Ceraso. ********** Sì alla famiglia
come soggetto sociale e non privato, sì a vere politiche familiari, finora carenti
in Italia, che rispettino questa differenza e che tutelino i diritti di chi assume
impegni pubblici. Dunque nessuna forma di assistenzialismo per la famiglia, ma impegni
concreti, promozionali, distintivi e non discriminanti, no alle equiparazioni, no
ai matrimoni omosessuali. Questo nel documento approvato dalle associazioni del Forum.
Paola Soavi vice-presidente: “Il matrimonio è quell’atto che rende pubblico e
quindi rende sociale il soggetto familiare, legame che vuole assumersi delle responsabilità
pubbliche. Il matrimonio è una cosa, la coppia di fatto è un’altra: uno è un istituto
pubblico e l’altro è un istituto privato e come privato non assume dei doveri e quindi
non può invocare dei diritti”. Il Forum promuove dunque la rilevanza della famiglia
come società naturale fondata sul matrimonio e non per adesione al magistero ecclesiale
– precisano – ma per adesione ai principi costituzionali, articolo 29 della Carta.
Come rispondere poi alle numerose proposte di legge che non tendono al riconoscimento
delle unioni non fondate sul matrimonio, ma alla tutela dei diritti individuali che
si realizzano in esse? L’ultima parte del documento è dedicata ad una casistica soggettiva
di tutela – dicono – già oggetto di realizzazione sulla base della normativa vigente.
Su questi principi individuali il Forum parla di un equivoco di fondo. Giovanni Giacobbe,
presidente del Forum: “Stabilire un sistema, che per altro già esiste, di non
discriminazione di queste coppie di fatto, mi pare che sia sacrosanto ma mi pare che
sia già realizzato. Ma quali diritti? E’ qui il punto: se si vogliono realizzare dei
diritti reciproci c’è la possibilità, e la legge potrebbe intervenire, di utilizzare
gli strumenti di diritto privato. Cioè a dire: si potrebbe inserire nel Codice Civile
una sezione dedicata ai contratti di solidarietà tra conviventi. Occorre dire che
c’è una ragione ideologica: si vuole affermare l’esistenza di una famiglia parallela
a quella fondata sul matrimonio. Il sottofondo ideologico è questo perché altrimenti
il ricorso agli strumenti di diritto privato sarebbe quello più naturale”. **********