Bruxelles, 19gen07 - Una lettera di incoraggiamento basata sulla virtù teologale della
speranza. L’hanno scritta i vescovi della Conferenza episcopale belga ai loro preti.
“Secolarizzazione, indifferenza, tensioni all’interno della Chiesa in ordine alla
morale, mancanza di vocazioni” sono per i vescovi le principali cause di uno scoraggiamento
del clero che vive “tempi difficili”. “La figura del prete è in costante mutamento
e con una crescente responsabilità su un territorio sempre più vasto e privato di
legami con la comunità “ si legge nel testo. Anche il lavoro pastorale è sempre più
difficile. “Il sacerdote – spiegano i vescovi belgi - è chiamato a costruire ponti
tra legge e misericordia, tra esigenze di comprensione di conservatori e progressisti
e a rispondere a questioni complicate relative soprattutto alla morale”. In risposta
i presuli invitano i loro preti a considerare le varie dimensioni della vita sacerdotale,
vale a dire “la radicalità evangelica, la preghiera e il celibato”. Su quest’ultimo
punto i vescovi definiscono “indispensabile la vita in comune con altri confratelli
ed una vita intensa di preghiera. Povertà, castità e obbedienza – dicono - vanno di
pari passo”. Chiave di volta della vita sacerdotale è “la gioia del prete, ovvero
la sua vocazione che si nutre della consacrazione da parte della Chiesa e dei segni
che Dio pone nel cuore di ciascuno”. (Sir – MANCINI)