Slovacchia: Accuse di collaborazionismo all'arcivescovo di Bratislava-Trnava
BRATISLAVA, 18 gen ’07 - Dopo il caso Wielgus in Polonia, anche in Slovacchia si riaccende
la polemica sugli esponenti della Chiesa implicati con il passato regime comunista.
Nelle mire della stampa locale mons. Jan Sokol, arcivescovo di Bratislava-Trnava,
anch’egli accusato di essere stato un collaboratore della polizia segreta. Il presule,
ricoverato in questi giorni a Vienna per un intervento al ginocchio, ha rilasciato
una dichiarazione registrata in cui respinge le accuse. In sua difesa è sceso in campo,
tra gli altri, il cardinale Jan Korec, figura storica della Chiesa clandestina in
Cecoslovacchia durante gli anni della persecuzione. Il card. Korec esclude che mons.
Sokol possa essere stato un collaboratore in quanto membro attivo della Chiesa clandestina.
D’accordo con lui anche lo storico della Chiesa Jozef Halko che in una conferenza
stampa nei giorni scorsi ha presentato diversi documenti attestanti che il presule
era “persona non grata” al regime. Mons. Sokol era stato già al centro di polemiche
nelle scorse settimane per alcune sue dichiarazioni sul regime filo-nazista di mons.
Tiso, ex-arcivescovo di Bratislava al potere durante la Seconda Guerra Mondiale e
condannato a morte nel 1947. In un’intervista alla tv slovacca, il presule aveva espresso
parole di apprezzamento per Tiso, suscitando le dure reazioni della comunità ebraica
e rom, vittime delle deportazioni di quel regime. (Apic – ZENGARINI)