Appello dalla Terra Santa a promuovere i pellegrinaggi
(17 gennaio 2007 - RV) Una delegazione dei vescovi del Coordinamento della Terra Santa,
che comprende vescovi europei e statunitensi, ha incontrato stamani a Gerusalemme
il vice primo ministro israeliano Shimon Peres. I presuli hanno chiesto al governo
“gesti coraggiosi per rompere il ciclo di paura che è alla radice dei problemi” in
Terra Santa, hanno evidenziato la necessità di uno sviluppo economico che garantisca
un futuro alle famiglie ed hanno espresso preoccupazione per l’attuazione dell’Accordo
Fondamentale fra Santa Sede e Israele. Peres, dal canto suo, ha affermato che il governo
si sta interessando allo sviluppo del Paese e che l’Accordo Santa Sede-Israele è un
impegno dell’esecutivo. Ma quali problemi toccano oggi in particolare le comunità
cristiane della Terra Santa? Tiziana Campisi lo ha chiesto a mons. Giacinto Boulos
Marcuzzo, vescovo ausiliare del patriarcato latino di Gerusalemme. **********
R. – Il pericolo che ci minaccia è quello di sentirci isolati. Invece, quando
si vedono pellegrini o gruppi - come i vescovi del Coordinamento della Terra Santa
- che vengono regolarmente, allora ci si convince sempre di più che, veramente, i
cristiani in Terra Santa non sono isolati, non sono dimenticati, ma sono nel cuore
del pensiero, della preghiera e dell’amore dei cristiani della Chiesa universale. D.
– Questi vescovi, in questi giorni in visita in Terra Santa, quale testimonianza offrono
alla gente che vive qui? R. – Una testimonianza di comunione ecclesiale, una testimonianza
che la fede, di cui hanno ricevuto il dono dal Signore, storicamente e biblicamente
proviene da qui. Questi vescovi, quando vengono in visita in Terra Santa, nel loro
programma hanno sempre un incontro con i responsabili del governo dello Stato, sia
palestinesi che israeliani. E’ molto importante che i responsabili, qui, sentano che
la Chiesa, anche se è una minoranza, è una parte di un grande gruppo e di una grande
famiglia - che nella comunione ecclesiale è diffusa nel mondo intero - e che questa
Chiesa universale sente e tiene a cuore il cammino della Chiesa madre di Gerusalemme. D.
– Quali problemi è più urgente risolvere in questo momento? R. – Il problema primario
è quello dei pellegrinaggi. Non abbiate paura di venire pellegrini in Terra Santa.
Altre problematiche riguardano la costruzione di scuole, come aiutare la nostra comunità
- le nostre famiglie cristiane - a costruirsi una casa, per evitare il fenomeno dell’emigrazione. D.
– Di fronte alle problematiche sociali, la gente del luogo come reagisce? R. –
Il più grande problema sociale da noi è quello della giustizia e della pace. Se c’è
pace ci sono altri benefici sociali per tutti. Se non c’è pace, se c’è violenza, terrorismo,
guerra e così via, i problemi sociali non solo non sono risolti, ma si moltiplicano
sempre più. Per noi, dunque, il più grande impegno è proprio quello della pace e della
diffusione di una informazione valida, seria e realistica della realtà, per creare
un’opinione pubblica in favore della giustizia e della pace. D. – Secondo lei,
quanto ancora c’è da fare in tal senso? R. – C’è molto da fare. Purtroppo dobbiamo
essere realisti. Non siamo vicini alla pace, anche se crediamo alla pace. Questo,
però, non ci deve scoraggiare, perchè dobbiamo lavorare con la speranza che almeno
nella prossima generazione si possa avere la vera pace. Si tratta di avere fiducia
nell’altro, di avere fiducia nella pace. Quando c’è questo clima di fiducia ci si
potrà incontrare, si potrà negoziare, si potrà dialogare, si potranno risolvere i
problemi. **********