WASHINGTON, 16 gen ’07 - Ogni futuro intervento o iniziativa politica degli Stati
Uniti in Iraq “dovrebbe essere valutato alla luce della responsabilità morale della
nostra Nazione volta ad aiutare gli iracheni a vivere in sicurezza e dignitosamente”.
Ad affermarlo è il Presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, mons.
William S. Skylstad, in una nota diffusa da Gerusalemme, dove si trova in questi giorni
insieme alla delegazione del Coordinamento delle Conferenze episcopali a sostegno
della Terra Santa. Secondo il vescovo di Spokane la nuova strategia per l’Iraq annunciata
dal Presidente Bush la settimana scorsa, o qualsiasi proposta alternativa, deve rispondere
a un interrogativo morale di fondo: “Come favorire una transizione responsabile in
quel Paese?”. Le tappe di questa transizione – afferma - sono: garantire livelli
minimi di sicurezza, realizzare accordi e istituzioni che aiutino a superare le attuali
divisioni, ridurre la violenza, allargare della partecipazione e promuovere la libertà
religiosa e dei diritti umani, oggi gravemente compromessi in Iraq. Mons. Skylstad
ricorda le obiezioni della Santa Sede all’intervento militare in Iraq anche per le
sue possibili conseguenze irreparabili e, “alla luce degli attuali sviluppi”, ribadisce
il sostegno della Conferenza episcopale al coinvolgimento di tutta la comunità internazionale
nella ricerca di una soluzione. Egli sollecita inoltre un impegno più deciso degli
Stati Uniti nella pacificazione di tutto il Medio Oriente. Di qui anche il reiterato
appello alle forze politiche del Paese a lavorare insieme con uno spirito bi-partisan:
“Questo dialogo civile è tanto più urgente in questo momento di confronto in cui la
Nazione è chiamata a prendere decisioni importanti”. (Cns – ZENGARINI)