IMOSUL, 16 gen ’07 – Non si placa il calvario della comunità cristiana di Mosul in
Iraq. Il 2007 si è aperto con un’escalation di minacce e uccisioni. La cronaca di
queste ultime due settiimane parla ancora di di rapimenti, intimidazioni e assassini.
Gli ultimi due episodi risalgono a pochi giorni fa. Alcuni cristiani del luogo raccontano
AD Asianews che lo scorso 9 gennaio la giovane segretaria di una clinica medica di
Mosul è stata uccisa senza motivo apparente, mentre stava rientrando a caso nella
piccola cittadina di Bartella. Il giorno successivo, un uomo della parrocchia di San
Paolo è stato assassinato sulla soglia di casa, mentre resisteva ad un tentativo di
rapimento. Negli ultimi 15 giorni – continuano le fonti - decine di famiglie cristiane,
che ancora resistono alla tentazione di emigrare, hanno ricevuto intimidazioni telefoniche,
in cui si chiede loro di pagare un “contributo alla resistenza [sunnita], pena la
vita”. A questo si aggiungono le minacce fisiche e i sequestri di persona a scopo
di lucro. Nel mirino anche le chiese. I parroci locali hanno vissuto il Natale sotto
continua minaccia. A questo si aggiungono le difficoltà materiali: insicurezza nelle
strade, mancanza di elettricità, carburante e il freddo da cui non si riesce a trovare
scampo. Ormai i cristiani di Mosul sono ormai giunti alla conclusione che nessun governo
sarà mai in grado di aiutarla. Motivo in pèiù per emigrare: secondo fonti della diocesi
in media un cristiano al giorno lascia la città per non farvi ritorno. L'insicurezza
e i rapimenti dominano anche Baghdad. A causa di ciò nelle scorse settimane il Patriarcato
caldeo ha trasferito in Kurdistan, il Babel College e il Seminario maggiore di San
Pietro (Asianews – ZENGARINI)