Al via in Tanzania il primo Congresso panafricano sull'evangelizzazione. L'invito
del Papa a non dimenticare l'Africa
(15 gennaio 2007 - RV) Centosessanta persone, tra vescovi ed esperti, daranno vita
tra domani e venerdì al primo Congresso panafricano sull’evangelizzazione. L’appuntamento,
ospitato dalla capitale della Tanzania, Dar-es-salaam, guarda al secondo Sinodo episcopale
del continente, in corso di preparazione. Uno dei temi centrali di dibattito tratterà
dello sviluppo e dell’autofinanziamento dell’Africa. Alessandro De Carolis ne ha parlato
con il direttore della rivista Nigrizia, il padre comboniano Carmine Curci : ********** R.
- Il livello è di poca attenzione, soprattutto nelle aree di grande crisi. Benedetto
XVI ha ripetuto per due volte: non dimentichiamo l’Africa. E dobbiamo anche riconoscere
che non è la prima volta che il Papa interviene sulle questioni africane. Sin dall’inizio
del suo Pontificato, ha richiamato la comunità internazionale a prendere a cuore quello
che sta succedendo in Africa. Il Papa parla anche degli aspetti positivi dell’Africa
quando dice che ci sono alcune istituzioni che la prendono a cuore, ma anche tanta
gente che ogni giorno si impegna attraverso dei progetti perché questo sviluppo possa
essere concreto nel continente.
D. - A questo proposito, al Congresso panafricano
che si apre domani in Tanzania uno dei temi di dibattito sarà quello dell’autofinanziamento.
Che prospettive ci sono in questo senso?
R. - A partire dal primo Sinodo
dei vescovi africani, nell’aprile del 1994, la Chiesa africana sta facendo questo
grosso cammino nel dire: noi non possiamo sempre e solo aspettare risorse che ci vengono
da fuori. Dobbiamo allora sempre più insistere verso l’autosufficienza, invitare la
gente a dare quel poco che ha, perché l’esperienza in Africa ci insegna che quando
la gente dà, si sente partecipe e noi riteniamo che ciò sia molto importante.
D.
- Al Congresso panafricano si parlerà anche dell’Esortazione post-sinodale Ecclesia
in Africa. Sono trascorsi più di dieci anni dalla pubblicazione di questo documento
da parte di Giovanni Paolo II: com’è cambiato il continente in questo lasso di tempo?
R.
- Alcuni vescovi africani, quando Giovanni Paolo II nel novembre del 2004 cominciò
a parlare di un secondo Sinodo, dissero di non aver ancora riflettuto a fondo sull’Esortazione
post-sinodale. In realtà, parlare del nuovo Sinodo voleva essere una spinta in più,
da parte del Papa, a tradurre in pratica i temi dell’Ecclesia in Africa, soprattutto
il tema dell’inculturazione. E’ chiaro, quindi, che non è stato fatto il cammino sperato:
però sono stati gettati i semi perchè questo secondo Sinodo possa crescere.
D.
- Tra i temi che il Sinodo dovrà affrontare cosa potremmo segnalare come principale?
R.
- Innanzitutto il tema scelto è quello della giustizia, della pace e della riconciliazione.
In Africa, il termine riconciliazione ha più il significato di “guarigione”, di guarigione
interna. Quindi, il Sinodo che verrà sottolineerà molto l’aspetto dell’impegno dei
cristiani nel campo della giustizia e della pace e appunto della riconciliazione. **********
Il
Congresso panafricano che inizia domani avrà, tra i suoi ospiti, due membri della
Curia Romana: il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei popoli, e il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio
Giustizia e Pace. Ascoltiamo allora il punto sui temi principali che animeranno i
lavori dal nostro inviato a Dar-es-Salaam, padre Josef Ballong.
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A dieci anni dalla pubblicazione dell’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Africa
e alla vigilia della celebrazione del secondo Sinodo africano, il Congresso si propone
di fare il bilancio sul progresso dell’evangelizzazione e dell’approfondimento della
fede cattolica in Africa e nelle isole, dove il messaggio del Vangelo deve incarnarsi
ogni giorno di più e farvi emergere una Chiesa famiglia di Dio. Il Congresso deve
esaminare e proporre delle soluzioni e delle strategie pastorali per superare gli
ostacoli e affrontare le sfide che impediscono oppure rallentano il lavoro dell’opera
evangelizzatrice nel continente e per promuovere la collaborazione, il lavoro in rete,
gli scambi di idee e di esperienze pastorali, per un ministero e una testimonianza
più effettiva a tutti i livelli della Chiesa, dove il fedele ogni giorno è più consapevole
di essere chiamato ad essere, per il mondo di oggi, sale della Terra, luce e fermento
di trasformazione della società.
Da Dar-es-Salaam, Josef Ballong, Radio
Vaticana. **********
Secondo i dati riportati nell’Annuario statistico
della Chiesa 2004, l’Africa conta una popolazione di circa 877 milioni di persone,
149 mila delle quali cattolici, ovvero il 17% del totale. I vescovi sono 630, oltre
31.200 i sacerdoti, 7.800 i religiosi non sacerdoti e 57.500 le religiose. In prepotente
crescita rispetto al passato i missionari laici (3.900) e più ancora i catechisti
(380 mila). Anche le vocazioni sacerdotali conoscono una buona fioritura con i circa
23 mila seminaristi. L’istruzione è assicurata dalla Chiesa con oltre 11 mila scuole
materne, 31 mila istituti primari e 8 mila secondari. Il comparto sanitario in Africa,
gestito da strutture ecclesiali, dispone di 953 ospedali, circa 5 mila dispensari
e 236 lebbrosari. Le case di assistenza per anziani, malati cronici, portatori di
handicap sono 638, 1.675 gli orfanotrofi.