(13 gennaio 2007 - RV) “Aver richiamato l’attenzione sullo stato attuale della giustizia
vaticana e sulla necessità di evitare rischi di involuzione”: è lo scopo dichiarato
della relazione presentata questa mattina dal promotore di giustizia Nicola Picardi
all’apertura dell’Anno giudiziario 2007 del Tribunale dello Stato della Città del
Vaticano. Tra le priorità emerse, nuove forme di cooperazione contro il terrorismo
internazionale, con un’apertura alla possibilità di aderire all’accordo di Schengen.
Il servizio di Fausta Speranza:
********** “La giustizia vaticana,
durante il 2006, è stata in grado di smaltire un numero di procedimenti sostanzialmente
equivalenti a quelli sopravvenuti” per il tribunale e del 99,2 % per l’Ufficio del
promotore di giustizia. Si parla di 341 procedimenti civili e 486 procedimenti penali
esaminati. Tutto ciò grazie anche alla nomina, alla fine del 2005, di un promotore
di giustizia aggiunto. Nomina seguita a fine 2006 da quella di un giudice aggiunto,
che darà ulteriori frutti positivi. Sono i primi dati emersi in relazione all’anno
appena concluso. C’è poi lo sguardo ad un periodo più lungo che può far emergere una
tendenza. Considerando gli ultimi 8 anni, per quanto riguarda i procedimenti civili
c’è un incremento del 19,40% (che cresce se lo sguardo arriva al dopo 1972). Per quanto
riguarda i procedimenti penali, si segnala un decremento del carico del giudice unico,
per effetto della depenalizzazione decisa con legge del 1994, ma per il promotore
di giustizia il carico è salito sul lungo corso dal 1972. In definitiva, in generale
è “progressivo l’aumento del carico del lavoro dei diversi uffici” e quindi più che
opportune le nomine già dette.
Restano osservazioni per garantire l’efficienza,
cioè per continuare a lavorare al meglio, sottolineando l’esigenza di evolversi in
correlazione con le mutate situazioni politico-sociali” e sottolineando anche un aumento,
anche se lieve, della durata dei procedimenti penali avanti il Tribunale: nel 2005
era in media di 320, nel 2006 è aumentata a 365 giorni. Ma va detto anche che le istruttorie
sommarie presso il Promotore di giustizia hanno segnato invece una diminuzione: richiedevano
in media 270,6 giorni, oggi durano 177,9 giorni.
Questi i suggerimenti: “un
più razionale utilizzo delle risorse disponibili”, in particolare continuando a lavorare
su un alleggerimento delle attribuzioni del giudice unico e sulle funzioni degli ausiliari
di giustizia. Per alcuni casi è citato come modello di riferimento il Cantone di Zurigo.
Ed è poi auspicata “una diversa ripartizione del volume di affari fra tribunale e
giudice unico, al fine di ottenere migliori livelli di produttività”.
Ci
sono poi le considerazioni legate alla realtà sempre più globale. “Il fenomeno del
terrorismo internazionale – si legge - sembra richiedere forme nuove di cooperazione
finalizzate alla conciliazione della libertà di circolazione delle persone con il
perfezionamento di misure a tutela della sicurezza”. “Sotto questo profilo si torna
a sottolineare, in questa sede, l'opportunità di esaminare, con ogni possibile ponderazione,
l'eventuale adesione dello Stato della Città del Vaticano all'Accordo di Schengen
del 14 giugno 1985 e alla relativa Convenzione del 19 luglio 1990, aperti anche a
Stati non aderenti all'Unione Europea”.
Inoltre, “le cause assumono una
maggiore complessità e travalicano, sempre più spesso i confini statuali”. Dunque
si auspica “la stipula di adeguati accordi bilaterali ovvero con l’adesione a convenzioni
plurilaterali”, al fine di migliorare la cooperazione. Cooperazione che dovrebbe estendersi
non solo in ambito processuale ma anche a quello informativo, investigativo e di polizia.
Il tutto “salvaguardando le peculiarità dell’ordinamento giuridico vaticano”.
“La
dimensione territoriale della Città del Vaticano – viene sottolineato nella relazione
di Picardi – “sembra imporre quanto meno un adeguamento agli standard comunitari”,
per informazioni e misure di polizia ma anche in tema di passaporti. A questo proposito,
si esprime soddisfazione per la “partecipazione della Gendarmeria vaticana, a novembre
scorso, al primo incontro per i capi delle strutture di polizia dei 56 Paesi aderenti
all’OSCE, ma lo si definisce un “primo passo per futuri fruttuosi incontri”.
A
proposito della situazione particolare di enclave va sottolineato un dato: sono 492
le persone che effettivamente abitano in Vaticano (cittadini sono 527, di cui però
287 sono diplomatici e membri di rappresentanze pontificie all’estero e dunque non
residenti ma ci sono poi i 252 residenti non cittadini). Se si rapporta il numero
di procedimenti civili e penali a queste 492 persone il carico sale rispettivamente
al 69% e al 98,7%. Dati anomali che però vanno spiegati con il fatto che ogni anno
in Vaticano transitano 18 milioni di pellegrini e di turisti e con la considerazione
che il Vaticano ha rapporti con tutto il mondo. Dunque ad esempio molti furti riguardano
persone di passaggio o procedimenti istaurati nello Stato del Vaticano riguardano
parti residenti all’estero o contratti stipulati all’estero. Quanto alla tipologia
di reati, “nel 2006 la stragrande maggioranza dei procedimenti riguarda furti per
i quali è ancora alta la percentuale dei casi in cui i responsabili rimangono ignoti,
anche perchè per lo più si rifugiano in Italia e pertanto subentra la giurisdizione
del giudice italiano, ai sensi dell'art. 22 del Trattato Lateranense”. Dopo i furti,
“altri reati registrati di frequente sono le appropriazioni indebite, le truffe, i
falsi e i peculati''.
Gli “aggiustamenti prospettati ed i problemi segnalati
costituiscono soltanto prime ipotesi di lavoro”, si legge nelle considerazioni conclusive
a firma di Picardi. Obiettivo ultimo è – sottolinea – “mantenere un apparato giudiziario
agile ed armonico nella sua organicità, in grado di amministrare una giustizia sempre
equa, tempestiva ed autorevole. **********