(13 gennaio 2007 - RV) In questa 2a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci
presenta il Vangelo delle Nozze di Cana. Venuto a mancare il vino, Maria dice a Gesù:
«Non hanno più vino». Quindi esorta i servi: «Fate quello che vi dirà». Assaggiata
l'acqua diventata vino, il maestro di tavola dice allo sposo:
«Tutti servono
da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece
hai conservato fino ad ora il vino buono».
Su questo brano evangelico,
ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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“Non hanno più vino” è praticamente la dichiarazione della fine di una religione.
Nei testi sapienziali possiamo scoprire che il vino significa la gioia, l’amore, ciò
che dà sapore alla vita. Maria quindi dice “Non hanno più l’amore” e perciò l’iconografia
ci testimonia che gli sposi sono tristi. Dal Cantico dei Cantici sappiamo che lo sposo
e la sposa significano il rapporto tra l’uomo e Dio. “Non hanno più l’amore” vuol
dire, dunque, che una religione si è fossilizzata solo nei precetti e nelle prescrizioni.
I Padri della Chiesa vedevano, infatti, nelle sei giare il simbolo della legge, che
si è pietrificata e prosciugata. Cristo rappresenta la novità dell’alleanza fondata
e realizzata nell’amore, che include anche la legge. Infatti, il modo retto di comprendere
la legge è l’amore verso Dio e verso gli uomini. **********